21 maggio 2025

 

di Federico Rota

La giovane di 22 anni si è salvata lanciandosi in strada. Arrestata una donna di 36 anni, denunciata per altre due aggressioni: è in carcere in attesa di perizia psichiatrica

Bergamo, via Bonomelli: sono le 10 di lunedì, quando una studentessa di 22 anni, all’improvviso, viene sorpresa alle spalle da una donna di 36 anni che le stringe un laccio intorno al collo e tenta di soffocarla. Non ci riuscirà. E la 22enne scampa a un’aggressione dall’esito potenzialmente tragico: al netto dello choc, è stata dimessa dall’Humanitas Gavazzeni con una prognosi di 7 giorni.

Chi invece ha tentato di strangolarla, e ora deve rispondere di lesioni aggravate (dai futili motivi e dall’arma impropria utilizzata), è stata portata in carcere per esigenze cautelari, non avendo un domicilio stabile: S. P., 36 anni, originaria di San Benedetto del Tronto e precedenti per furto, ricettazione e oltraggio a pubblico ufficiale. «Sono sempre stata abbastanza sola, da ragazzina mi è capitato di rubacchiare qualcosa, ma non sono violenta», si è giustificata in tribunale, processata per direttissima. Tuttavia, nei suoi confronti pendono altre due denunce, sporte da altrettante giovani donne aggredite: la prima il 26 febbraio, la seconda appena tre giorni prima che P.  tentasse di strangolare in pieno giorno la 22enne, diretta dall’Università in stazione.

Quando si è sentita togliere il respiro, non riuscendo a gridare aiuto, per salvarsi la studentessa ha fatto la prima cosa che le è passata per la testa: buttarsi in strada, per attirare l’attenzione degli automobilisti. È servito: Pugliese si allontana, lei viene soccorsa dai militari che presidiano l’area attorno piazzale Marconi. Mentre vengono esaminati i filmati delle telecamere, la sala operativa della Questura lancia un’allerta. Anche sulla base delle testimonianze rese da chi ha assistito all’aggressione. Descrizioni fra loro identiche: indicavano, in chi aveva tentato di strangolarla, una donna con i capelli ramati, che indossava un paio di pantaloncini da basket. Gli agenti delle Volanti la fermano in via Maj, all’angolo con via del Casalino. Nella mano destra P. teneva ancora il laccio usato poco prima, tenta di nasconderlo nella manica della felpa. In Questura, la 22enne riconosce il volto di P. in un album fotografico. E lo stesso fanno anche le altre due ragazze.

«Non volevo farlo, era l’ultima cosa che avrei fatto. Ma era l’unica soluzione per riprendere in mano la mia vita», è la spiegazione che Pugliese ha dato alla giudice Donatella Nava. Non ce l’aveva direttamente con la studentessa universitaria, che nemmeno conosceva. L’ha colpita scegliendola a caso, dicendo di essere in una «situazione di sconforto e assoluta tristezza». Vaneggiando, ha lasciato intendere di sentirsi oppressa da un «sistema» che si prende gioco delle persone. E di subire, a suo dire, un «rapporto di amore-odio con una ragazza molto ricca (una terza persona, estranea ai fatti ndr)», che pensa per questa ragione di poterla trattare come vuole. «Sentendo di avere virtualmente un laccio intorno al collo, ho voluto metterle lo stesso», ha spiegato P., che pur in assenza di una diagnosi in passato ha affrontato due volte un tso. In carcere sarà sottoposta a una visita medico-psichiatrica, in attesa della perizia del dottor Massimo Biza, nominato dal tribunale. Dovrà far chiarezza su un’eventuale fragilità di natura psichiatrica. 

Fonte: https://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/25_maggio_21/bergamo-studentessa-strangolata-con-un-laccio-vicino-alla-stazione-il-bersaglio-scelto-a-caso-fra-i-passanti-f8d5007b-b0b1-4f03-9c60-778140cf3xlk.shtml

 


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