7 gennaio 2013

Il 22,8% delle bambine e' stato vittima di provocazioni ripetute da parte di compagne, mentre il 21,6% ha affermato di essere stato offeso piu' volte senza motivo. Sono alcuni dei dati sul bullismo femminile, ricordati da Telefono Azzurro commentando l'episodio, accaduto a Rimini, di una tredicenne insultata e maltrattata dalle compagne per futili motivi. Il 10,4% delle adolescenti - ricorda ancora l'associazione citando la recente indagine condotta con l'Eurispes sulla 'condizione dell'infanzia e dell'adolescenza' - ha inoltre dichiarato di essere stata isolata o esclusa dal gruppo.
Il bullismo quindi "e' diffuso indistintamente tra maschi e femmine", si legge nella ricerca datata 2011. Le differenze tra ragazzi e ragazze si riscontrano negli episodi di minacce (4,2% di bambine ne e' stata vittima contro il 7% dei maschi) e percosse (2,5% contro 4,1%). Una differenza notevole si registra invece negli episodi di diffusione di informazioni false o cattive (le vittime femminili sono il 28% contro il 20,8% maschile).
Questo perche', commenta all'AdnKronos Barbara Forresi, coordinatrice Centro studi di Telefono Azzurro, "il bullismo femminile mette in atto strategie psicologiche piu' sottili rispetto a quello maschile. Non a caso sembra dilagare il coinvolgimento di ragazze in episodi di cyber-bullismo come vittime o autrici (le ragazze coinvolte sono il doppio dei ragazzi). Il fenomeno femminile - conclude Forresi - e' solitamente invisibile e anonimo, ma questo non vuol dire che episodi di minacce e percosse non accadano. I fatti di Rimini lo dimostrano".

"Casi come quello di Rimini devono portarci a riflettere su questo tema che continua a non essere affrontato, se non quando succedono fatti di cronaca allarmanti", afferma Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Moige, il movimento dei genitori. "L'aggressione, che riapre il nuovo fronte del bullismo 'rosa', ci lascia sconcertati e preoccupati - ha aggiunto - troppo poco si sta facendo per i ragazzi d'oggi, non si possono tollerare episodi di inaudita violenza come questo e bollarli come semplice scherzo".
"Risulta urgente dunque - auspica Munizzi - un'azione di prevenzione e di informazione per tutelare i nostri figli e far si' che non si ripetano piu' casi gravi di bullismo tra i minori: la violenza in ogni sua forma deve essere condannata, e' questo che dobbiamo insegnare ai nostri figli".

http://www.liberoquotidiano.it/news/1136110/Minori-bullismo--in-rosa--20-bambine-vittima-di-provocazioni-e-offese.html


7 gennaio 2013 - [...] Siamo portati ad attribuire il bullismo ai maschi in quanto, tra i ragazzi, gli effetti sono particolarmente evidenti: botte e atti di vandalismo lasciano segni visibili. Ma quello femminile è molto più pericoloso perché, fatto di insinuazioni, calunnie ed esclusioni (a te non ti vogliamo!) colpisce la psiche, incrina l’autostima, mina la fiducia in se stesse e negli altri. Parlarne sembra una sciocchezza ma viverlo è un dramma. [...]



Un fenomeno tutto nuovo ed in crescita quello delle baby gang femminili che pare stia prendendo piede anche in Italia

18 giugno 2011 - Non solo nelle banlieues francesi ma bande di ragazzine tra i tredici ai sedici anni si aggirano purtroppo anche nelle nostre città.
Un fenomeno tutto nuovo ed in crescita quello delle baby gang femminili che pare stia prendendo piede anche in Italia e che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile portare all’attenzione affinché vengano adottate tutte quelle misure necessarie a debellarlo.
È rilevabile, purtroppo, un progressivo cambiamento nella società ed in particolare tra i giovani. Se prima il cosiddetto bullismo era appannaggio quasi esclusivo dei ragazzi mentre le ragazze si dimostravano più inclini ad andare a suola, allo studio e comunque ad evitare la via della delinquenza, oggi pare sia avvenuta una certa omologazione nei comportamenti negativi che si sta diffondendo a macchia d’olio, specie nelle grandi città, ma si evidenziano degli episodi anche nei piccoli centri.
Una sorta di emulazione degli atteggiamenti dei ragazzi da parte delle ragazze che appare, almeno a detta di autorevoli sociologi, una sorta di reazione per sfuggire alle periferie in cui erano cresciute.
La natura del problema non va affrontato sotto un perimetro strettamente “culturale”, entro il quale alcune scuole sociologiche vorrebbero ridurlo, ma soprattutto sotto quello educativo.
Sono i luoghi di ritrovo, le famiglie e la scuola che devono dare il contributo decisivo per bloccare tali fenomeni.
Ma è soprattutto la scuola che potrebbe essere la carta decisiva dove realizzare campagne permanenti di sensibilizzazione per favorire la socializzazione e valorizzare dei rispettivi ruoli di uomo e donna.
Si avviino, dunque, laboratori e progetti scolastici prima che le cronache quotidiane riportino ulteriori episodi di bullismo al femminile.
link alla notizia:


11 settembre 2010 - Fenomeno in espansione, soprattutto nelle scuole, il bullismo sembra coinvolgere in larga parte gli individui tra i 7 e i 17 anni, ed è in crescita fra le ragazze.

Per bullismo s'intende il complesso di prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi ai danni dei loro coetanei. Nell'accezione comune del termine (dall’inglese “bullying” letteralmente “intimorire”), il bullismo è associato all'idea di intenzionalità in chi compie l’atto, all'asimmetria di quest'ultimo (al “bullo” corrisponde sempre una vittima), e al perpetuarsi dell’azione nel tempo.
Secondo le stime del decimo "Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza", presentato nel dicembre 2009, più di un quarto dei bambini riferisce di aver subito più volte nell'ultimo anno offese immotivate, provocazioni o prese in giro; mentre oltre un quarto, e circa un quinto degli adolescenti, afferma di essere stato vittima di vere e proprie azioni di bullismo.
Ma chi è il bambino o adolescente bullo? Un focus-studio curato dalla Dott.ssa Paola Tabarini, Unità Operativa di Psicologia Pediatrica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, ne traccia un identikit. Partendo proprio dal giudizio delle piccole vittime dei “bulletti” coetanei: coloro che disturbano la classe, danno spinte, fanno male, sono fastidiosi, si mettono in mostra, normalmente non sono bravi a scuola ed anzi spiccano per essere tra gli ultimi.
In caso di bulli adolescenti, si aggiungono l'ostentazione della prestanza fisica, le “rispostacce” ai professori, lo sfoggio di una presunta sicurezza e, anche in questo caso, un curriculum scolastico spesso insufficiente.
A veder crescere le proprie cifre, negli ultimi anni, è il così detto “bullismo rosa”, che la dottoressa Tabarini descrive come l'atteggiamento marcatamente psicologico con cui le bambine o le giovani ragazze tendono ad isolare le proprie vittime. Le armi utilizzate dalle “bullette” sono: oltre ad escludere dalla propria sfera la persona prescelta, affilano la lingua e, diffondendo pettegolezzi e calunnie sul suo conto, la danneggiano nelle sue relazioni sociali.
Il risultato è un tipo di bullismo più subdolo di quello dei coetanei maschi, che deriva dalla maggior conoscenza delle implicazioni psichiche e delle fragilità su cui far perno, nonché dal fatto che tali modalità sono meno individuabili e punibili da docenti, istruttori o genitori.
Che sia femminile o più classicamente maschile, affrontare il fenomeno "bullismo" non è mai semplice, avverte il Bambino Gesù, che raccomanda prima di tutto di saper distinguere tra soggetti “semplicemente aggressivi”, spesso i primi ad essere isolati dalla classe, e i veri e propri “bulli”, i cui atti aggressivi sono il risultato di un processo di gruppo, dove il leader rappresenta una dinamica collettiva.
Per riconoscere gli uni dagli altri, suggerisce inoltre Tabarini, è necessario cogliere campanelli d'allarme, come i “riti d'iniziazione” che le vittime devono subire per essere lasciate in pace (ogni sorta di soprusi in cui vige la legge del più forte) ed altri segnali rivelatori, individuabili attraverso l'osservazione del gruppo-classe e dei meccanismi che si creano al suo interno. L’isolamento di un soggetto, la creazione di gruppetti rigidi, la forte personalità di un alunno, le dinamiche che si scatenano a ricreazione, sono tutti indizi che possono aiutare ad individuare un disagio all’interno della classe.


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