15 aprile 2005 - Un anno di indagini condotte dai militari del reparto territoriale di Ostia, diretti dal colonnello Massimo Ilariucci hanno fatto piena luce sull'omicidio dell'imprenditore edile originario di Catanzaro Domenico Bruno ucciso secondo gli inquirenti dall'ex moglie con la complicità dell'amante, con la premeditazione.
Dopo il rinvenimento del cadavere dell'uomo, il 27 febbraio del 2004 ad Ostia nei pressi dello stabilimento 'Faber beach', l'esame autoptico aveva fatto risalire la morte dell'uomo ad almeno un mese prima.
Domenico Bruno, dopo 17 anni di matrimonio si era separato nel 2002 dalla moglie Luciana Cristallo, 40enne. Dei quattro figli, tutti maschi di età compresa tra gli otto e i vent'anni, dopo la separazione i due figli più grandi avevano deciso di vivere con il padre in via Aurelia, mentre i più piccoli erano rimasti con la madre in un appartamento di via Santini.
Il 27 gennaio 2003 Domenico Bruno alle 21,30 si reca a casa dell'ex moglie per una cena concordata. I quattro figli rimangono a casa dell'uomo con la governante. L'uomo viene ucciso nel corso della cena dalla moglie con 12 coltellate, una alla schiena molto profonda, inferte con un coltello a serramanico dalla lama lunga.
Solo in un secondo momento interviene l'amante della donna, Fabrizio Rubini, commercialista romano di 44 anni. Quest'ultimo aiuta la donna ad occultare il cadavere, avvolge al testa dell'uomo in una busta di nylon, lega una cintura di piombo da subacqueo intorno alla vita del cadavere e successivamente il corpo viene messo in un tappeto.
Nel corso dell'intera serata in cui avviene l'omicidio Luciana Cristallo e il suo amante Fabrizio Rubini comunicano telefonicamente utilizzando due schede telefoniche per cellulari che erano state acquistate per loro conto da due amici risultati estranei alla vicenda.
Prima di recarsi a casa della donna in via Santini per occultare il cadavere, il commercialista, nel tentativo di depistare le indagini, si porta sull'autostrada Roma-Fiumicino nell'area di servizio Magiana-Nord dove da una cabina telefonica compie una telefonata sul cellulare della vittima con una scheda prepagata che poi butterà.
I due amanti portano il cadavere ad Ostia Antica, dove arrivano con due autovetture, una Mercedes 300 di Domenico Bruno, che successivamente verrà ritrovata abbandonata in via Antonisei, nella zona della Romanina, e l'automobile del commercialista.
I due amanti vanno a vivere insieme nove mesi dopo l'omicidio, il 28 ottobre 2004, insieme ai figli della donna.
Il 4 aprile scorso i carabinieri hanno sottoposto a fermo i due amanti che nei giorni scorsi davanti al gip del Tribunale di Roma hanno ammesso parzialmente le proprie responsabilità.
La donna ha detto di aver ucciso, ma ha dichirato che il marito era giunto a casa sua ubriaco e che l'aveva aggredita. Il Rubini invece ha ammesso di aver preso parte alle fasi di occultamento del cadavere. Il corpo della vittima è stato gettato nel Tevere nei pressi di Ostia, nel Tevere sono stati lanciati anche il coltello e i due cellulari della vittima.
La donna aveva conosciuto il suo amante proprio nelle fasi della seprazione con il marito, a lui infatti, titolare di uno studio di commercialista si erano rivolti per la divisione dei beni.
link alla notizia
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2005/04/14/5374038-OMICIDIO-DI-OSTIA.shtml
24 ottobre 2012 - Decisione inaspettata, quella della III Corte d’assise per Luciana Cristallo e Fabrizio Rubini, la coppia accusata dell’omicidio di Domenico Bruno, imprenditore calabrese di 45 anni, ex marito di lei. Il processo si è concluso con due assoluzioni con formula piena. Al processo per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione - che si è tenuto a Roma a carico della moglie della vittima, Luciana Cristallo, e del suo presunto complice Fabrizio Rubini - il pubblico ministero aveva chiesto per i due imputati la condanna all'ergastolo. Anche i legali di parte civile - Nunzio Raimondi, Aldo Costa e Maurizio Arabia, che rappresentano la madre della vittima, Santa Marinaro; nonchè la curatrice dei due figli minorenni di Bruno e della Cristallo - avevano insistito perché gli imputati fossero dichiarati colpevoli.
I fatti risalgono al 27 febbraio 2004, quando la donna aveva ammazzato il marito - sposato vent'anni prima e con il quale aveva avuto quattro figli - con 12 coltellate. L’amante l’aveva aiutata ad avvolgere il corpo della vittima in un tappeto, prima di buttarlo nel Tevere. Il suo cadavere venne ritrovato solo un mese dopo, su una spiaggia di Ostia, dove il mare restituì il suo corpo trafitto da numerose coltellate. Il pm Elisabetta Ceniccola aveva chiesto l’ergastolo per entrambi perché, secondo la sua ricostruzione, Cristallo avrebbe agito premeditatamente. La Corte, invece, ha assolto la donna perché avrebbe agito per legittima difesa, mentre il suo compagno di allora, Fabrizio Rubini, doveva essere assolto per non aver commesso il fatto. L’occultamento di cadavere invece è andato prescritto.
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