Come dimostrano diversi studi internazionali il binomio uomo violento/donna vittima tra le mura domestiche è necessariamente da rivedere. Senza alcun fondamento scientifico si tende a considerare la violenza domestica come violenza dell'uomo verso la donna anche se sempre più ricerche dimostrano che la donna può essere altrettanto violenta dell'uomo. La violenza della donna in famiglia non si dirige solo verso l'uomo, ma anche verso i figli, (vedi articolo) verso gli anziani e verso le donne stesse.
Alcuni studi (vedi ad esempio il lavoro dell'autrice americana Claire Renzetti: Violent Betrayal – Partner Abuse in Lesbian Relashionships) riportano risultati che confermerebbero che i rapporti tra donne lesbiche sono quasi altrettanto violenti dei rapporti eterosessuali. L'autrice sostiene anche che circa il 30% delle lesbiche ha subito violenze sessuali da altre donne.
(per maggiori dettagli vedi articolo tradotto dall'inglese, nel box qui sotto).
Sul tema della violenza delle donne sulle donne nei rapporti lesbici è uscito nel 2007 un Documentario dal titolo: Mi ha rubato la voce
Sul sito del documentario (al quale rimandiamo per maggiori notizie: http://www.rmdglobal.net/she-stole-my-voice) si legge:
“La società percepisce rispettivamente gli organi sessuali maschili come penetranti e distruttivi e quelli femminili come ricettivi e nutritivi. Nel giusto contesto, però, gli organi sessuali femminili possono essere altrettanto distruttivi”.
La violenza lesbica è un crimine così inconcepibile che le sue vittime incontrano ripetutamente la derisione e l'incredulità, sia dalla comunità che da parte di chi applica le leggi. A causa della prevalenza di tali risposte, gli aggressori possono colpire ripetutamente senza timore delle ripercussioni.
Sempre su questo tema pubblichiamo un estratto della monografia intitolata "The Silence Of The Screams: Female Violence In Intimate Relations” “Il silenzio delle urla: la violenza femminile nelle relazioni sentimentali” a cura dell'Associazione australiana per la Bigenitorialità.
L’esistenza di attacchi donna-contro-uomo non è il solo aspetto sottaciuto riguardo alla capacità delle donne di esercitare violenze. Un altro aspetto della violenza femminile che gli specialisti sottostimano è la violenza nelle relazioni lesbiche.
Le vittima di violenze donne-contro-donne - una materia molto diffusa nella comunità lesbica è completamente ignorata – spesso sono viste come masochiste o pazze. Susan Morrow, uno degli autori dell’articolo del 1989 nel “Giornale di Consulenza Psicologica e Sviluppo” ha testimoniato di come una lesbica aggredita dalla sua partner è stata giudicata dalla terapista paranoica e borderline. Il fatto che la paziente fosse una vittima è stato completamente ignorato.
Morrow e la sua co-autrice, Donna Hawxhurst, hanno trovato che molti miti – secondo cui le donne sono meno aggressive degli uomini e perciò non picchiano, e che le donne sono incapaci di far molto male – hanno contribuito alla segretezza intorno alla materia delle violenze tra lesbiche. Suggeriscono che gli avvocati dei diritti delle donne rifiutano di riconoscere la violenza fra lesbiche perché ciò metterebbe a rischio l’analisi delle femministe che vedono il picchiare come una conseguenza del privilegio e potere maschili nella società.
Barbara Hart (1986), nella sua introduzione in un libro su lesbiche violente,riassume il caso delle vittime di lesbiche in relazioni intime scrivendo:
“E’ molto doloroso. Si ipoteca il nostro sogno di un'utopia lesbica. Contraddice la nostra convinzione sulla'insita non violenza delle donne…. e la scoperta di violenze da lesbiche…. può rafforzare l’arsenale di omofobie… eppure, se vogliamo liberare noi stesse, dobbiamo liberare le nostre sorelle.”
Come sopra annotato, secondo ognuno dei trenta studi condotti negli U.S.A. che hanno esaminato il comportamento di ambedue, uomini e donne, le donne commettono circa la metà delle violenze domestiche. Questa scoperta viene supportata dagli studi sulle relazioni lesbiche, che secondo la Professoressa Claire M. Renzetti, nel suo libro del 1992 “Tradimento Violento”, sono quasi così violente come le relazioni eterosessuali. Altre ricerche citate nel libro della Renzetti, ipotizzano che le relazioni lesbiche siano probabilmente più violente.
L’autrice scrive:
"Bologna, Waterman, and Dawson (1987) hanno scoperto un'alta incidenza di abusi nella loro indagine su un campione di 174 lesbiche autoselezionatesi. Circa il 26% delle interrogate, hanno dichiarato di essere state oggetto di almeno un’azione di violenza sessuale, il 59% erano state vittime di violenza fisica, l'81% aveva subito violenze verbali o emozionali. Allo stesso tempo il 68% delle interrogate hanno dichiarato di aver usato violenza contro l’attuale o più recente partner e che erano state a loro volta vittimizzate dalla partner.
Similarmente, in un'indagine su un campione non casuale di 1.099 lesbiche, Lie and Gentlewainer (1991) hanno trovato che il 52% delle interrogate erano state abusate da una donna amante o partner e che il 30% ammetteva di aver abusato di una amante o partner. Di quelle che erano state vittime di abusi, più della metà - 51% - hanno dichiarato che anche loro avevano commessi abusi verso le loro partners….. Gli abusi spaziavano dalle minacce e insulti verbali fino agli accoltellamenti e pistolettate. Veramente le abusanti mostravano una terrificante ingenuità nel selezionare la loro tattica di abuso: frequentemente sceglievano l’abuso più appropriato alla vulnerabilità della loro partner.”
A causa di problemi politici, non è stato semplice incamerare dati accurati, ma Martin Hiraga della “(U.S.) Commissione Nazionale Gay e Lesbiche”, ha dichiarato che tutta l’evidenza disponibile indica che (la violenza domestica fra lesbiche) si verifica né più né meno che nelle relazioni eterosessuali.
‘Anita’, una portavoce del “Centro Gestione Violenze Domestiche e Incesti” di Melbourne, ora impegnata in un programma per le vittime di violenza domestica fra lesbiche, ha dichiarato che il loro lavoro è grandemente complicato dal mito secondo cui le violenze contro le donne sono commesse esclusivamente da uomini. Ha anche espresso preoccupazione per la sottostima delle violenze non fisiche, viste come ‘problemi ordinari di relazione’: una relazione può essere straordinariamente abusiva senza che una partner violenta tocchi con un dito la sua partner. Questi tipi di abusi sono i più duri da fermare, perché difficili da spiegare.
26 novembre 2009
http://www.phac-aspc.gc.ca/ncfv-cnivf/publications/femlesbi-eng.php
(estratto)
National Clearinghouse on Family Violence
Health Canada
Public Health Agency of Canada
Health Issues Division
Address Locator: 1909D1
9th Floor, Jeanne Mance Bldg., Tunney's Pasture
Ottawa, Ontario K1A 1B4 Canada
Telephone: 1-800-267-1291 or (613) 957-2938
Fax: (613) 941-8930
FaxLink: 1-888-267-1233 or (613) 941-7285
TTY: 1-800-465-7735 or (613) 952-6396
Internet Homepage: http://www.phac-aspc.gc.ca/nc-cn
Pubblicato dal Ministero della Sanità canadese
Abuse in Lesbian Relationships: Information and Resources was prepared by Laurie Chesley, Donna MacAulay and Janice Ristock, and edited by Cynthia Stewart.
Toronto Counselling Centre for Lesbians and Gays
Prevalenza della violenza
Non ci sono statistiche attendibili che mostrino chiaramente la portata di questo problema. Alcuni studi hanno tentato di identificare l'incidenza della violenza lesbica, ma c'è stata scarsa concordanza nei risultati. Spesso bisogna affidarsi a rapporti aneddotici per poter apprezzare pienamente la portata dell’abuso all'interno della comunità lesbica. I risultati del nostro sondaggio indicano che il 66% delle intervistate (125 su 189) ha riferito di lesbiche che hanno avuto esperienze di abuso nei loro rapporti.
Fra le intervistate, 37 delle 189 hanno riferito di essere state sottoposte ad abusi. L’abuso subìto è stato prevalentemente descritto come psicologico o emotivo. 20 di loro hanno segnalato qualche tipo di aggressione fisica da parte di una partner, e quattro donne hanno riferito di essere state abusate sessualmente all'interno della relazione.
Delle donne che hanno identificato abusi nei loro rapporti, il 38% ha chiesto consulenza per gestire la violenza. Tuttavia, una minima parte delle lesbiche si rivolge ai tradizionali enti pubblici di assistenza sociale, legale o di prestazioni mediche. Ad esempio, nessuna delle intervistate si è rivolta alla polizia, ai rifugi anti-violenza o alle linee telefoniche d’assistenza alla violenza. Solo sei (16%), tra le lesbiche che hanno riferito abusi nei loro rapporti, hanno cercato aiuto nei servizi giuridici e medici. La maggioranza delle intervistate ha dichiarato che gli assistenti sociali, i sanitari ed i funzionari della polizia hanno bisogno di essere istruiti al fine di poter affrontare il problema.
La maggioranza delle nostre intervistate erano bianche, di classe media, non disabili, lesbiche. Questo campione non è rappresentativo della diversità culturale e socio-economica tra le lesbiche. Inoltre, il nostro piccolo campione non fornisce sufficienti informazioni per poter stabilire accurate e conclusive interpretazioni circa l'abuso all'interno della più ampia popolazione lesbica. La nostra ricerca vuole essere uno sguardo preliminare a questo problema.
Miti circa l’abuso
Ci sono molte spiegazioni dell’abuso in relazioni lesbiche basate su dei miti. In genere, questi miti riflettono e perpetuano stereotipi, paure e pregiudizi.
Di seguito alcuni dei miti più comuni:
Non ci sono abusi nelle relazioni lesbiche. Falso. Nonostante l’assunzione che le lesbiche si prendano cura e si diano sostegno l'una con l'altra, la violenza esiste in alcuni rapporti.
La violenza lesbica si verifica solo in rapporti con ruoli di sottomissione (maschio-femmina). Il “maschio” è l’autrice della violenza o la “femmina” è la vittima. Falso. Al di là del fatto che la maggior parte delle relazioni lesbiche non assume esplicitamente i ruoli di “maschio-femmina”, i ruoli stessi non stabiliscono automaticamente chi ha più potere o più desiderio di esercitare un maggiore controllo nella relazione. [n.d.r 1]
L’abuso fra lesbiche è reciproco. Entrambe le partner contribuiscono ugualmente alla violenza. Falso. Questa concezione deriva dalla convinzione che le relazioni lesbiche siano sempre paritarie. Nei rapporti violenti vi è spesso una colpevole e una vittima. L’autrice di violenza non può essere individuata da nessuna caratteristica, quali la dimensione, l'altezza o l’età. [n.d.r. 2] L’azione di difesa contro l’aggressore dev'essere esaminata accuratamente, perché potrebbe essere erroneamente interpretata sia come l'avvio della violenza, sia come un uguale contributo ai comportamenti violenti.
Le relazioni lesbiche violente coinvolgono lesbiche apolitiche o lesbiche che fanno parte della cultura lesbica dei bar. Falso. Infatti, la violenza nelle relazioni lesbiche non è limitata a un particolare "tipo" di lesbiche. L’abuso non è limitato dalla razza, classe, età, appartenenza politica e interessi.
La violenza lesbica è causata dall’abuso di sostanze, stress, violenza subita nell’infanzia o provocazione. Falso. Anche se tali fattori possono contribuire a spiegare perché l’autrice di violenza agisce in maniera violenta, non c’è una semplice relazione causa-effetto. L’aggressore può scegliere. Ella è responsabile per il suo comportamento e lo può controllare. Non ci sono scuse o giustificazioni per la violenza.
N.d.r.:
[1] Questa considerazione contraddice palesemente la tesi diffusa ed imperante, fra le istituzioni, per spiegare la violenza domestica eterosessuale: questa sarebbe causata dal prolungamento dei ruoli sessuali (maschio-dominante/ femmina-sottomessa), dove il maschio cercherebbe di imporre il suo dominio patriarcale sulla donna, nella relazione.
[2] Valutazione concordante con quanto affermato nell'approfondimento:
http://violenza-donne.blogspot.com/2010/08/controversia-sulla-ricerca-sulla.html
Traduz. per CDVD a cura di Santiago G.
Ad oggi, non ci sono dati che tengano conto dell’altezza e del peso come fattori determinanti nella perpetrazione di abusi domestici. Per questo motivo qualsiasi valutazione della relativa maggiore forza fisica degli uomini come fattore determinante dell’abuso è strettamente speculativa. Anche se intuitivamente ha un senso che una persona di grande statura e maggiore forza abbia il vantaggio in un'aggressione fisica, sarebbe un errore credere che la relativa maggiore forza propria sia l'unico fattore determinante dell’esito di un'aggressione in famiglia. Segnalazioni aneddotiche di uomini abusati rivelano come donne di piccola corporatura possano esercitare paura e intimidazione, minacciando di sottrarre i propri figli, ed altre forme di abuso emotivo, come insulti e svilimento. Sappiamo tutti fin troppo bene che qualsiasi mancanza di forza può essere compensata da un'arma. Il caso di John Bobbitt e Lorena è paradigmatico in questo senso.
Floridia (SR) - Violenta l'ex "amica": arrestata una donna
14 ottobre 1997 - Non si è rassegnata a vedere finire una storia d'amore, e dopo che l'amica l'aveva lasciata per un uomo, è diventata aggressiva e manesca, fino alle botte e alla violenza sessuale. Ora A.I., 22 anni, è finita in carcere a Catania in seguito alla denuncia della sua ex giovane amica, una ragazza diciottenne.
Teatro della vicenda Floridia, un piccolo comune sulle colline dell'entroterra di Siracusa, a una ventina di chilometri dal capoluogo. Nel gennaio scorso era nata la storia d'amore tra la ragazza e A.I., una donna conosciuta in paese per i suoi modi decisi e il suo aspetto mascolino. Le due donne si sono frequentate per qualche tempo, con il consenso della più giovane, e il legame sembrava consolidarsi. Poi la diciottenne ha cominciato a dare segni di insofferenza, ad avere dubbi, a essere sempre meno disponibile. Fino alla rottura, avvenuta nella scorsa primavera. Nel frattempo la giovane aveva cominciato a incontrare un ragazzo del paese, poi tra i due era nata una relazione sentimentale e lei aveva praticamente smesso di frequentare l'amica.
A.I. però non aveva voluto accettare la fine di quella loro storia, e, secondo la denuncia presentata dalla giovane, aveva cercato di convincerla in tutti i modi a tornare insieme a lei. La donna chiamava di continuo la giovane, la aspettava fuori di casa e se la incontrava in paese non perdeva occasione di farsi avanti. Una insistenza che successivamente si era trasformata in veri e propri atti di violenza. A.I. avrebbe anche picchiato la ragazza costringendola ad avere un rapporto sessuale. E proprio dopo l'ennesimo episodio di violenza da parte di A.I., la giovane, assieme alla madre e alla sorella si era presentata in Procura, a Siracusa, per presentare la denuncia che ha portato all'arresto di ieri, firmato dal giudice per le indagini preliminari di Siracusa, Alberto Leone.
La ragazza ha raccontato ai magistrati di avere conosciuto la donna all'inizio dell'anno, casualmente, perché avevano conoscenti comuni. Da subito era nata una forte amicizia, ma A.I. a un certo punto si era innamorata della giovane, che comunque aveva corrisposto il sentimento. Le due poi erano andate a vivere insieme in un appartamento che condividevano con altre persone. Tutto è filato liscio per qualche mese, poi la più giovane si è stancata del rapporto e ha deciso di tornare a vivere con i genitori, malgrado la vivace opposizione della fidanzata, che continuava a dichiararle il suo folle amore. Tornando in famiglia, la ragazza pensava di risolvere la questione, ma era un'illusione. La donna abbandonata ha cominciato a chiamarla, l'aspettava sotto casa quando usciva, la minacciava e minacciava anche gli amici comuni. Per la giovane, che nel frattempo si era fidanzata con il coetaneo del paese, quella vicenda era diventata una persecuzione vera e propria: cercava di uscire di casa il meno possibile per non incontrarla, non diceva a nessuno dove andava, si nascondeva. Ma non aveva scampo: inesorabilmente se la trovava davanti, dapprima con implorazioni e tentativi di convincerla a tornare con lei parlandole, poi sempre più aggressiva e violenta, fino alle botte. Episodi che si ripetevano spesso, e che la giovane era costretta a subire. Una delle aggressioni era pure avvenuta nella piazza principale del paese: la giovane era con il fidanzato quando è stata avvicinata e picchiata dalla ex amante con pugni e calci.
Dopo la denuncia sono scattate le indagini della Procura, e durante una perquisizione in casa della donna denunciata sono stati trovati molti elementi che provavano l'ossessione d'amore per la ragazza: diari, lettere, appunti nei quali A.I. manifestava in mille modi la sua passione. Poi, ieri mattina gli agenti di polizia giudiziaria di Siracusa sono andati a casa della donna e l'hanno arrestata per violenza sessuale continuata e portata nel carcere catanese di piazza Lanza.
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Catania - Arrestata per sequestro e torture alla nuova amante della sua ex
18 dicembre 2002 - Una ragazza di 18 anni è stata sequestrata e torturata dalla sua amante e dalla compagna di quest'ultima, che sono state arrestate dai carabinieri quando la vittima è riuscita a fuggire e a dare l'allarme.
La vicenda di gelosia maturate in un triangolo tra donne omosessuali è avvenuta Nicolosi, alle pendici dell'Etna. Secondo la ricostruzione fornita dai militari, la diciottenne, di cui non è stata resa nota l'identità, aveva una relazione con una donna, Rita, 29 anni. Questa a sua volta era fidanzata con Maria, anche lei 29 anni, che mal tollerava la rivale più giovane.
Le tensioni della coppia lesbica sono sfociate nella decisione di punire la diciottenne, che è stata condotta in una casa alla periferia del paese, e torturata con scariche elettriche inflitte attraverso un cavo di acciaio collegato a una batteria per auto. Poi, la ragazza è stata trasportata nella pineta di Nicolosi, legata a un albero con una sciarpa e cosparsa di alcol.
È riuscita a slegarsi e a raggiungere una villetta vicina, i cui abitanti hanno telefonato ai carabinieri. Rita e Maria sono state arrestate con l'accusa di sequestro di persona e tentato omicidio.
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Perugia - Lei spedisce un pacco-bomba alla ex
14 giugno 2004 - Una donna di 53 anni, A.C. nativa del nord Italia, ma residente nel perugino, è stata arrestata dalla polizia per disposizione del Gip del tribunale, nel quadro delle indagini per il pacco bomba inviato il 21 febbraio scorso alla segretaria di un call-center del capoluogo Marzia Bertuzzi ed esploso in Questura dove era stato portato, con conseguenze per tre poliziotti, uno dei quali (il sottufficiale Bruno Baglivo) ha perso due dita.
L'arresto è avvenuto in nottata; la donna sarebbe la mandante del bacco-bomba inviato appunto alla operatrice del call-center, con cui aveva una particolare relazione d'amicizia. Era stato " XXXXXX ", amico della donna ora arrestata, a confezionare il pacco con polvere nera (fili elettrici ed innesco), un «ordigno» contenuto in una cassetta video, spedita per posta e ritirata dalla Bertuzzi che aprendo l'involucro esterno si era accorta che qualche cosa non era regolare, tanto da decidere di chiamare la Questura.
La centrale operativa inviò sul posto una Volante; è stato l'equipaggio di quella volante a prendere in consegna, nel primo pomeriggio del 21 febbraio scorso, il pacchetto semiaperto che poi è esploso in questura interessando tre agenti. Allo ( XXXXXX ), gli agenti della Questura erano giunti quasi subito, dopo aver avviato indagini a 360 gradi; tutti i call-center vennero setacciati e controllati.
Le indagini coordinate dal PM. Antonella Duchini, hanno visto gli uomini della mobile diretti dai funzionari Piero Angeloni e Luigi Nappi impegnati notte e giorno per arrivare ad una soluzione della vicenda nella quale erano rimasti feriti i tre poliziotti; ora hanno portato all'individuazione del movente (sembra passionale, con l'amicizia particolare tra le due donne) dopo aver scavato per mesi sul giro milionario di vari call-center, che puntano sugli oroscopi e su altri servizi offerti, quali cartomanzia ed amicizia.
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S. Donato M. (MI) - Infermiera uccide la convivente soffocandola
17 gennaio 2005 - Una donna ha ucciso in serata la propria convivente nell'appartamento in cui vivevano a San Donato Milanese (Milano).
Secondo le prime informazioni, è stata un'infermiera, M.P., 41 anni, ad uccidere l'"amica", E.G., 44 anni, medico, strozzandola con una sciarpa e poi soffocandola con un cuscino. Dopodiché avrebbe dato lei stessa l'allarme alla polizia, raccontando l'accaduto.
La vittima è morta durante il trasporto in ospedale. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Squadra Volante della Questura di Milano che hanno informato dell'episodio il pm di turno, Claudio Gittardi.
La donna e' stata arrestata con l'accusa di omicidio volontario.
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Pistoia - Accoltellata in casa: fermata l'"amica"
23 giugno 2005 - Non sopportava che la lasciasse. La loro storia era nata parecchi anni fa; per quell'amore aveva lasciato il marito e due figli. Maria e Rosalba vivevano a Torbecchia, in una fattoria all'estrema periferia di Pistoia. Un amore che aveva vinto i pregiudizi della gente ma che il tempo ha finito per logorare. Rosalba voleva farla finita. Se n'era andata a vivere altrove ma dopo un paio di settimane era ritornata con Maria. Era difficile anche per lei rompere quell'amore, ma i vicini raccontano che nei giorni scorsi i litigi erano sempre più frequenti.
Intorno alle undici, un silenzio strano e inquietante è calato nella casa delle due donne. Maria Dolfi, 55 anni, ha ucciso Rosalba Batacchi, 41 anni. Ha usato un coltello preso in cucina e l'ha colpita al petto, alla schiena, quattro, cinque volte. Poi ha chiamato i carabinieri. Il cadavere era disteso sul pavimento del bagno; indossava ancora il pigiama. Tutto intorno c'erano macchie di sangue. Il sopralluogo del giudice è durato quasi sei ore; poi i necrofori hanno portato via la salma e i carabinieri hanno messo i sigilli alla porta d'ingresso. Il coltello è stato refertato e domani il medico legale condurrà sulla salma l'esame necroscopico.
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Torino - Ammazzata dall'"amica" con coltellate e ferro da stiro
28 novembre 2007 - Si è chiuso con la condanna di entrambi gli imputati il processo per l’omicidio di Deborah Rossi, la ventenne al quinto mese di gravidanza trovata morta il 20 settembre 2006 nel suo fatiscente appartamento di Torino: la ragazza era stata colpita alla testa con un ferro da stiro e poi trafitta da sette coltellate, di cui una alla gola. Per quel delitto sono stati inflitti 23 anni e mezzo di carcere all’ex amica del cuore della vittima, Giulia Fiori, e 22 anni e quattro mesi al suo fidanzato, Antonio Ferraro detto «Toni».
La sentenza ha accolto la tesi del pubblico ministero Manuela Pedrotta, secondo cui l’omicidio è lo sbocco di una rivalità tra Giulia e Deborah caratterizzata da risvolti morbosi e saffici.
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17 febbraio 2011 - Condannato a quasi vent'anni in primo grado, assolto in appello. Imputato Antonio Ferraro, accusato di aver ucciso assieme alla fidanzata, una giovane torinese, Deborah Rossi, colpita alla testa con un ferro da stiro e poi trafitta con 7 coltellate. La vittima era al quinto mese di gravidanza. Un delitto efferato commesso in un appartamento di Torino nel settembre 2006. Per i giudici Ferraro non ha commesso il fatto.
L'unica responsabile dell'omicidio resta Giulia Fiori.
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Livorno - Molesta sessualmente e minaccia una donna: arrestata
16 ottobre 2008 - La squadra mobile di Livorno ha arrestato una livornese di 46 anni accusata di avere compiuto atti di molestie sessuali e minacce nei confronti di un'altra donna. La quarantaseienne è finita in carcere in esecuzione di una misura cautelare richiesta al gip dal pm Carla Bianco dopo che, lo scorso aprile, nei suoi confronti, era stato già disposto il divieto di dimora a Livorno sempre per molestie e minacce nei confronti della stessa donna, provvedimento che però, è stato spiegato, non l'avrebbe fermata.
Secondo quanto emerso dalle indagini, condotte dalla squadra mobile, la quarantaseienne da tempo avrebbe voluto, in ogni modo instaurare una relazione sentimentale con la vittima. Quest'ultima, così ha spiegato il dirigente della squadra mobile Marco Staffa "soffriva di uno stato di sudditanza psicologica nei confronti della propria persecutrice, viveva con la costante paura di gesti lesivi nei suoi confronti, tanto da indurla ad assumere nei confronti della quarantaseienne atteggiamenti remissivi ed accondiscendenti".
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Piedimonte M. (CE) - Donna accoltella amica per gelosia: erano fidanzate
30 ottobre 2008 - I carabinieri hanno arrestato una donna, che quindici giorni fa ha ferito a coltellate una ventitreenne alla quale era legata da un rapporto sentimentale.
L'arresto è avvenuto in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di S.Maria Capua Vetere, con l'accusa di tentato omicidio.
P. D., 30 anni, di Piedimonte Matese in provincia di Caserta, aggredì l'amica per la strada vibrandole alcune coltellate al basso ventre, senza, però, ferirla in maniera grave, per motivi di gelosia.
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Genova - Perseguitata da una donna: "ti amo ma ti ucciderò"
3 gennaio 2009 - Indagata per molestie e sottoposta a un ricovero coatto in ospedale. Succede a una donna di quarant’anni, Maria, accusata di aver perseguitato per due anni la sua ex compagna, Cristina, trentenne, commerciante.
Qualiano (NA) - Pur sposata, perseguita per 7 anni la maestra della figlia
25 marzo 2009 - L’ha perseguitata e molestata con pedinamenti e telefonate (anche notturne) per sette lunghi anni, fino a procurarle stati di ansia e di paura per la propria incolumità fisica e fino a costringerla a cambiare abitudini e itinerari pur di sfuggire alle pressanti attenzioni. Ha continuano a molestarla nel tempo, nonostante le denunce e gli inviti a smetterla sempre più allarmati e categorici. Un caso di stalking, culminato con un clamoroso arresto da parte dei carabinieri della compagnia di Giugliano nel pomeriggio del 9 marzo scorso.
La donna arrestata per stalking (articolo 612 bis del codice penale, pena prevista: da sei mesi a quattro anni) è una madre la cui figlioletta - una bimba iscritta nel 2002 alla classe prima elementare del primo circolo didattico di Qualiano - ha per maestra proprio la vittima.
F.P., 39 anni, sposata e madre di una bimba, iscrive sua figlia a scuola nell’autunno di sette anni fa. La piccola càpita in classe con un’insegnante di 47 anni, L.R, a sua volta sposata: tutto sembra procedere nella più tranquilla normalità. Dopo qualche giorno dall’inizio dell’anno scolastico, però, la maestra si accorge che la madre di quella sua piccola alunna la guarda spesso in modo strano e insistente, a volte - all’uscita di scuola - si ferma addirittura ad aspettarla, insomma fa di tutto per intrattenerla.
Col trascorrere delle settimane diventa ancora più insistente: regalini, pedinamenti, incontri. Poi, l’escalation. Cominciano le telefonate sul numero privato, prima solo qualcuna, poi più di frequente fino a diventare un’ossessione. In casa della giovane insegnante il telefono squilla anche per decine di volte in un solo giorno. Passa il tempo. Telefonate da parte della madre «innamorata» dell’insegnante di sua figlia arrivano anche di notte.
Civitavecchia - Stalking tra donne, 30enne denunciata
1° aprile 2009 - Un caso di stalking vede impegnati, da qualche giorno, gli uomini del dottor Quarantelli. Un corteggiamento non gradito ma insistente, una “ex” ostinata nel recuperare il legame dissolto con un’altra donna della quale mina l’equilibrio psicologico, fanno da quadro ad un intreccio molto più ampio che potrebbe riservare ancora molti colpi di scena.
Tutto è partito da una denuncia di stalking ai danni di una giovane donna di Civitavecchia da parte di un’altra donna. L’episodio sul quale stanno indagando gli uomini della Polizia di Stato vede così questa volta protagoniste due donne e coinvolte altre persone della “Civitavecchia bene”.
Più in particolare, sembrerebbe che una avvenente giovane di 25 anni, sia da tempo oggetto di ripetute attenzioni moleste e non gradite, da parte di un’altra donna. Quest’ultima, trentenne benestante ed incensurata, dopo aver ottenuto in un primo momento i favori sessuali della 25enne, ha perso la testa a seguito dell’interruzione della relazione, cominciando così a perseguitare l’amica. Da qui la denuncia per stalking.
La 25enne ormai esausta si è rivolta quindi al vicequestore Quarantelli, sperando in un aiuto. Immediato l’intervento dei poliziotti del Commissariato di Viale della Vittoria che stanno comunque indagando a 360 gradi sull’episodio, che, come detto, potrebbe riservare ulteriori risvolti. La donna di trenta anni risulta indagata a piede libero.
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Valdagno (VI) - Arrestata infermiera 45enne: avances sessuali ad una collega
1° luglio 2009 - Secondo l’accusa che l’ha portata in carcere, Silvana Grotto, 45 anni, di Santorso, per mesi avrebbe tormentato una collega trentenne che non voleva saperne di lei, con telefonate, bigliettini, cartelli diffamatori. In alcuni casi la molestatrice sarebbe arrivata a danneggiare con l’acido l’autovettura della donna. Quest’ultima aveva presentato denuncia la prima volta ai carabinieri di Valdagno (Vicenza) nell’agosto 2008. Ma il pressing amoroso dell’infermiera non si è fermato. Così i militari hanno ottenuto l’autorizzazione a una perquisizione domiciliare nell’abitazione della Grotto dove, oltre a documentazione che proverebbe le molestie e le persecuzioni, sono stati trovate anche una carabina calibro 9 e numerose cartucce, detenute illegalmente. Per la donna è scattata così un’ordinanza di custodia cautelare in carcere
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Torino - Lei la lascia per un "lui": l'altra la pesta
31 agosto 2009 - Sono due donne, due coetanee di 36 anni a lungo fidanzate e compagne di vita, le protagoniste dell´ultimo caso di stalking portato alla luce dai poliziotti del commissariato Dora Vanchiglia e per ora concluso con le manette. Paula e Laura.
Una, la più forte della coppia scoppiata, è una ex dipendente della Fiat ed ex commessa di origine cilena, appassionata di kick boxing, tosta e dominante. L´altra, fragile, esce da un passato di droghe e di alcol.
Due anni e mezzo fa si mettono insieme, sfidando pregiudizi e chiacchiere. Vanno ad abitare insieme in un appartamento di via Gorizia. Tirano avanti con i lavoretti che Paula riesce a fare, per mantenere entrambe. Per loro, qualche piccolo precedente sulle spalle e situazioni remote non semplice, la strada del vivere quotidiano è in salita. E all´inizio dell´estate finisce l´amore. Si separano. La più fragile resta nell´alloggio che era stato comune, la più forte trova un´altra sistemazione in via Zumaglia.
La distanza non raffredda però la gelosia. Paula non riesce ad accettare la separazione. Desiderio di possesso e rancori si moltiplicano quando Laura trova un nuovo amore, un uomo, questa volta. Comincia il tormento. Telefonate. Messaggini. Minacce. Un assedio. Laura a luglio si decide a fare un passo per lei comunque sofferto. Andare in commissariato, a Mirafiori, e chiedere aiuto e protezione. Come vuole la nuova legge, quella che ha introdotto nel codice penale il reato di stalking e misure preventive di protezione, l´autorità di polizia emette una diffida formale contro la ex, Paula. Le deve stare alla larga, ha il divieto di avvicinarsi alla casa e ai luoghi frequentati dalla molestata.
Venerdì sera finisce come non dovrebbe. Paula torna a casa di Laura, in via Gorizia. Parolacce. Insulti. Lo scontro che da verbale diventa fisico, muscolare.
La ex fidanzata assediata chiama il 113, alle otto e tre quarti. La pattuglia più vicina è la Dora 2, con a bordo due poliziotti di lungo corso, allenati ad affrontare le situazioni più disparate da anni e anni di servizio a Porta Palazzo. La volante di commissariato corre all´indirizzo girato via radio dal collega di centrale operativa.
Le donne si stanno picchiando a mani nude, lanciandosi addosso parole pesanti. Laura sembra avere la peggio.
I poliziotti intervengono, poi supportati da una pattuglia dell´Ufficio prevenzione generale. A ritroso si ricostruisce l´intera storia, si verifica che esiste già una diffida. L´arresto, per gli "atti persecutori" accertati, è facoltativo. Si decide di procedere, con le manette, per tenere separate le due ex fidanzate almeno fino all´udienza di convalida e alla decisione del giudice sulle eventuali misure cautelari da adottare e per evitare che le due donne entrino di nuovo in contatto se lasciate sole e libere.
Laura firma una dettagliata querela. Paula non dice niente, non davanti ai poliziotti che formalizzano l´accusa e decidono per le manette. «Sembrava rassegnata». Viene anche fatto un giro nell´appartamento che fu della coppia, in condizioni trascurate, misere.L´arrestata è accompagnata, a notte, al carcere delle Vallette.
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Rovigo - Poliziotta sotto accusa: perseguitava due donne
29 settembre 2009 - Via al processo contro una donna 39enne accusata di violenza privata, molestie, e ingiurie. Le indagini sono partite da una ex fidanzata che l'aveva lasciata: la poliziotta si appostava sotto casa sua e le mandava decine di sms.
La poliziotta rodigina 39enne che aveva ammesso la sua omosessualità denunciando le discriminazioni che avrebbe subito sul posto di lavoro proprio per la sua ‘diversità’, siede ora sul banco degli imputati. Violenza privata, molestie, minacce e ingiurie la lunga serie di accuse di cui l’agente della questura di Padova, sospesa da settimane, si trova a rispondere.
Tutto ha inizio nei primi mesi del 2008 quando una ormai sua ex fidanzata — una 38enne residente a Rovigo — decide di rivolgersi alla polizia, stanca e preoccupata dell’atteggiamento dell’agente che si apposta sotto casa sua, la segue e contatta ripetutamente anche i suoi genitori, la investe di telefonate e le manda una lunga serie di sms, ben 2500 tra gennaio e maggio, arrivando, anche a minacciarla di prenderla a sberle se non fosse rimasta con lei. Minacce che si fanno ancor più pesanti quando in un’occasione la poliziotta, iniziando a maneggiare la pistola d’ordinanza, fa 'intuire' alla ragazza che è meglio darle retta. Atteggiamenti oltre ogni limite che spingono la ragazza, assistita dall’avvocato Sofia Tiengo, a rivolgersi alla polizia che decide di svolgere alcune indagini.
Indagini che, in poche settimane, si allargano a macchia d’olio. La questura, infatti, scopre che la poliziotta ha incontrato una nuova ragazza, e anche a lei sta iniziando a rendere la vita impossibile. Stessi appostamenti, stesse telefonate, stessi sms (2.600) che spingono le amiche della giovane rivolgersi anch’esse alla polizia. La ragazza disperata, tra l’altro, il 28 agosto, tenta anche il suicidio.
Intanto le indagini proseguono e la Procura di Rovigo ottiene il decreto di citazione a giudizio. Questa mattina, infatti, è in programma una prima udienza filtro di un processo che si annuncia molto complesso per la poliziotta 39enne.
Le persone offese, infatti, sono diventate nel frattempo ben sette, oltre alle due fidanzate, ci sono anche altre cinque amiche che sarebbero finite nel mirino della poliziotta proprio per aver tentato di intromettersi nelle storie ed aiutare le due malcapitate. Cinque donne tra i 50 e i 22 anni che anche loro avrebbero ricevuto dosi massicce di sms come ‘invito’ a farsi gli affari propri. E in un caso l’invito è stato fatto con la pistola d’ordinanza maneggiata e ben in vista.
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24 novembre 2011 - Respinta dalla donna di cui era innamorata, ha iniziato a perseguitarla, prima al telefono, poi di persona. La vicenda di stalking riguarda una donna sudamericana, condannata ieri a Trento a 13 mesi di carcere, con pena sospesa, e un'italiana.
7 dicembre 2012 - I Carabinieri del Nucleo Radiomobile, su disposizione del G.I.P. del Tribunale di Chieti, hanno arrestato una ragazza di 20 anni, con precedenti penali, responsabile dei reati di atti persecutori, percosse e lesioni nei confronti dell'ex fidanzata, anche lei 20enne.
Grotte (AG) - Moglie vuole interrompere relazione saffica: l'altra le perseguita il marito
17 agosto 2012 - Una donna di 35 anni, residente a Grotte, è stata arrestata, e posta ai domiciliari, dai carabinieri, per l’ipotesi di reato di stalking.
La donna avrebbe compiuto gli atti persecutori nei confronti del marito della sua ex amante. La donna, stando alle ricostruzioni dei militari dell’Arma, avrebbe avuto una relazione con un’altra donna sposata. Una storia extraconiugale, per quest’ultima, che, ad un certo punto, avrebbe deciso di interrompere, per salvare il suo matrimonio.
Una decisione che alla 35enne non è andata giù, tant’è che ha iniziato a perseguitare il marito della sua amata. L’uomo s’è rivolto ai carabinieri e a carico della 35enne, negli scorsi mesi, era stato emesso anche un provvedimento di ammonimento da parte del questore. Ma la 35enne stalker non avrebbe desistito.
Ad una nuova denuncia dell’uomo, la donna è stata arrestata.
http://www.canicattiweb.com/2012/08/17/grotte-amore-saffico-perseguita-il-marito-della-sua-ex-amante-arrestata-35enne/
Cutrofiano (LE) - Denunciata per stalking sulla ex compagna
15 novembre 2012 - I militari della Stazione di Leverano hanno eseguito, nella mattinata di ieri, un’ordinanza di “divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nonché di comunicazione con la medesima con qualsiasi mezzo”, nei confronti di una donna di Cutrofiano, poco più che ventenne.
Buccinasco (MI) - La sua "amica" si riavvicina all'ex marito: lei trama per ucciderlo
30 novembre 2012 - (Adnkronos) Una donna di origine campana - di fatto separata, pur vivendo ancora con l'ex marito - residente a Buccinasco (Milano), è stata arrestata dai finanzieri del Comando Provinciale con l'accusa di aver ideato un piano per uccidere l'ex marito dell'"amica". In manette anche un uomo da cui la donna ed il suo ex marito hanno comprato una pistola e il silenziatore. Spaventati e increduli, la potenziale vittima e la sua ex moglie, all'oscuro del piano della sua "amica".
Movente, spiegano i militari, la gelosia della donna campana nei confronti dell'amica.
I militari sono riusciti a smascherare il piano partendo dal sequestro di una pistola effettuato nel corso di una perquisizione. La pistola era stata consegnata dai coniugi, per aggiungere un silenziatore, a una persona ritenuta dagli inquirenti vicino ad ambienti malavitosi. Le intercettazioni ambientali e telefoniche, disposte dai pm Forno e Cento, hanno consentito di scoprire i motivi dell'acquisto dell'arma e di ricostruire l'"amicizia" tra le due donne, entrambe separate.
Ad allarmare la donna campana è stato il riavvicinamento dell'ex marito all'amica. Un possibile ritorno che l'ha messa in crisi.
La donna ha convinto l'ex marito, minacciandolo di cacciarlo di casa e di togliergli la figlia, ad aiutarla a sbarazzarsi del 'rivale'. L' intervento delle Fiamme Gialle ha permesso far scattate le manette per i coniugi (l'uomo ha confessato, spiegano i militari) e per l'uomo che aveva procurato l'arma.
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Gussago (BS) - Femminicidio: le donne continuano a morire per mano delle donne
10 marzo 2013 - «Venite, ho ucciso la mia compagna». Con una telefonata alle forze dell'ordine, domenica mattina, nel paese di Gussago, in provincia di Brescia, Angela T., 35 anni, ha confessato di aver ucciso nel sonno, con un colpo di pistola, la sua convivente, Marilena C., di 34 anni. All'origine dell'omicidio ci sarebbero motivi passionali, legati probabilmente alla gelosia. Una vicina ha raccontato di aver sentito la coppia litigare in tarda serata. Poi, silenzio: Marilena si era addormentata. Intorno all'una di notte, due colpi di pistola. «Non ho pensato a degli spari, non me ne sono resa conto. Ho solo sentito due colpi», ha raccontato la vicina, originaria dell'Est Europa.
Angela aveva acquistato e denunciato l'arma con cui ha ucciso soltanto da pochi giorni: il 5 marzo aveva ottenuto un permesso di detenzione della pistola, per «ragioni sportive». Dopo aver sparato, la 35enne è rimasta a vegliare la sua compagna per qualche tempo, prima di telefonare alle forze dell'ordine. I carabinieri hanno trovato due bossoli nella stanza da letto.
Le due donne si erano trasferite soltanto nel luglio scorso nella palazzina di via Donatori di Sangue. La vittima, Marilena, ex barista, disoccupata, veniva da Agrigento; l'omicida, Angela, faceva l'operaia ed era originaria di Perugia. Per un periodo avevano vissuto insieme ad Ancona; l'estate scorsa, il trasloco nel paese della Franciacorta. «Le avevo sentite litigare già un'altra volta, due mesi fa, poi si erano calmate - ha raccontato la vicina -. So che una lavorava, l'altra no».
Il comandante provinciale dei carabinieri di Brescia, il colonnello Marco Turchi, ha parlato di un «omicidio che ha un movente passionale», maturato all'interno di «un rapporto di coppia difficile». Al momento dell'arresto la 35enne «ha confermato la dinamica dei fatti, per ora non emerge alcun altro movente», ha detto il colonnello Turchi, aggiungendo: «Verificheremo tutto quanto, in modo da avere certezza che le fonti di prova siano assicurate in modo corretto». Gli investigatori stanno cercando di capire se Marilena, negli ultimi tempi, avesse cominciato una relazione con un'altra persona, cosa che potrebbe aver scatenato la gelosia della compagna. L'omicida è stata arrestata e portata in carcere, in attesa di essere interrogata dal magistrato.
Fonte: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_marzo_10/gussago-brescia-donna-uccide-compagna-212110594696.shtml
Il commento:
Donna gelosa uccide la compagna convivente: primo [*] “femminicidio” lesbo?Pubblicato il: 12/03/2013
Si è consumato a Gussano, in provincia di Brescia, l’ennesimo terribile episodio di “femminicidio”. Lo scenario è costantemente identico: un partner della coppia non accetta la separazione, la predisposizione al possesso esclusivo della compagna – oggettivizzata – fa scaturire reazioni violente all’idea che questa abbia intrecciato un’altra relazione. “O mia o di nessuno” è il let-motiv.
Pertanto la pistola acquistata pochi giorni prima, esibendo opportuna licenza conseguita per attività sportiva - senza alcuna verifica circa eventuali deficit psicologici del soggetto, attese le frequenti liti di coppia, come testimoniano i vicini - viene scaricata nel cuore della notte in faccia alla partner traditrice. Mentre la povera vittima dorme.
E’ trascorso solo un giorno dalla Festa della Donna. La notizia del brutale e, sembra, premeditato delitto viene diffusa sottovoce soltanto da alcune testate on-line. Tacciono quelle nazionali; i telegiornali la ignorano. Stupisce tanto silenzio. Il clamore di simili episodi ci ha abituato a pagine intere di quotidiani nazionali che riportano in un triste elenco la cadenza dei femminicidi. A dibattiti che occupano interi palinsesti: le emittenti fanno a gara per trattare l’argomento in simultanea, a tutte le ore del giorno e della notte. Con plastici in studio che illustrano minuziosamente il luogo del delitto. Ospiti “esperti” recitano all’unisono il manuale di flagellazione contro l’intero genere maschile, invocando inasprimenti legislativi, pena di morte e castrazione chimica. Troupe in trasferta percorrono la penisola in pellegrinaggio presso i centri anti-violenza per intervistare le operatrici.
Le quali – confermando un’irrefrenabile escalation del fenomeno - snocciolano dati abnormi, cadenzandone la frequenza temporale ogni tot ore, e dichiarano l’emergenza. Insistendo che quanto affiora dalle cronache è solo la punta di un iceberg: ben più estesa è la violenza sommersa, difficile da stanare poiché le vittime non ne sono consapevoli e non denunciano in tempo. Ed infatti compaiono immediatamente sul video le vittime sopravvissute, il più delle volte di spalle ed interpellate con nomi fittizi. Le loro testimonianze di dolore sono pressoché univoche: hanno subito ogni sorta di violenza, talora fin dal viaggio di nozze o fin dalla prima gravidanza; solo dopo anni di speranzosa sopportazione e dopo aver concepito due/tre figli con il compagno dispotico trovano il coraggio di ribellarsi, grazie al sostegno dei Centri in questione. I cui “saperi femminili e femministi” - viene costantemente ribattuto anche da deputate e rappresentanti istituzionali - devono essere inclusi in qualsiasi iniziativa di contrasto alla violenza maschile e maschilista.
Solleciti reporter trascorrono nottate all’addiaccio o giornate sotto il solleone per trasmetterci in diretta - accompagnato da commenti di soddisfazione e precise inquadrature sulle manette - l’arresto dei presunti colpevoli, già condannati dai media. Alcuni dei quali, dopo anni di detenzione carceraria e costosi gradi processuali, vengono rispediti a casa per non aver commesso il fatto. Distrutti economicamente, nel fisico e nella psiche. Ma, proclama qualcuna, che la lezione serva loro per imparare a rispettare le Donne.
Vediamo ricorrenti inquadrature di piazze storiche inondate da maree di dimostranti esaltate che, con allenata grinta intonano slogan minacciosi e brandiscono cartelli esplicativi: “l’assassino ha le chiavi di casa”, “ti amava da morire”. Aggiungendo il lancio di pietre contro deputate e giornaliste presenti, colpevoli di militare in formazioni politiche incuranti delle loro richieste.
Assistiamo sempre più spesso all’autodafè di violenti pentiti che, con le spalle alle telecamere, decantano i benefici ottenuti da opportune terapie chimico-psichiatriche somministrate in dipartimenti ASL istituiti all’uopo. Ricordiamo la campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani: due deliziosi bimbi col pannolino, il maschietto etichettato come futuro stupratore e la femminuccia come futura vittima. La Commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza, presieduta nell’ultima legislatura dall’On Alessandra Mussolini, così premurosa a fianco di donne e madri, non ha mai opinato alcunché. Forse ha identificato la Campagna Toscani con le verdi colline del Chianti, oppure l’avrà immatricolata come Pubblicità & Progresso.
I Comitati Pari Opportunità presenti in tutti i comuni ed in tutti i sindacati hanno suggerito la soluzione ottimale: introdurre nelle scuole programmi di ri-educazione tesa a consapevolizzare la giovane popolazione maschile circa la grettezza della propria istintualità e, dopo adeguato processo di colpevolizzazione, allinearla alla più nobile indole femminile.
La guerra tra i sessi è dichiarata fin dalla più tenera età. Così in alcuni asili si tenta di obbligare i maschietti a fare pipì seduti, come le femminucce, onde evitare il contatto con i genitali, già proclamato in Svezia volgare, antigienico e maschilista. La incomprensibile (o comprensibile?) reazione dei genitori, soprattutto mamme, ha fatto naufragare il progetto.
In alcune scuole materne dell’Emilia-Romagna favole tipo Cenerentola o La Bella Addormentata – dove le protagoniste vittime di cattiverie o malefici materno-femminili si risvegliano alla felicità grazie al bacio del Principe Azzurro – vengono espunte dalla didattica. Sostituite da favole modellate su Il Brutto Anatroccolo, tanto per consapevolizzare precocemente i maschietti circa la loro connaturata inferiorità riscattabile solo attraverso l’amorevolezza delle cure femminili.
In un contesto cultural-mediatico così parossistico, com'è possibile che la vicenda della povera ragazza di Gussano (BS), vittima di siffatta patriarcale sopraffazione, odio misogino e bestiale violenza maschilista, a due giorni dall’8 Marzo improvvisamente non interessi più nessuno? Forse che l’imminente Conclave con la probabile elezione di un Papa capace di modificare gli assetti secolari della Chiesa; l’imbarco dei grillini sul Transatlantico che stravolge l’assetto politico; la grottesca conflittualità tra i partiti che blocca l’avvio di un nuovo governo; il sali-scendi dello spread che ci impicca alla speculazione economico/finanziaria; lo stillicidio quotidiano delle morti sul lavoro ed ancor più per mancanza di lavoro, sono notizie così basilari da adombrare un siffatto delitto? No. Niente di tutto questo.
Si tace perché l’assassino è una Donna. Ed aveva le chiavi di casa. Una lesbica ha ucciso la compagna con cui conviveva da anni e che amava da morire, dando sfogo agli stessi impulsi e per le stesse motivazioni che “i saperi femminili e femministi” declinano pervicacemente solo al maschile.
La cronaca si affretta a riferire che si tratta del primo caso [*] di “femminicidio” tra una coppia lesbica. Forse è il primo caso di cui veniamo a conoscenza. Contrariamente ai Paesi anglosassoni, in Italia nessun ente istituzionale ha osato avventurarsi sott’acqua a stanare la violenza sommersa agita dalle Donne. I dati raccolti da associazioni private – tra cui la scrivente -, che hanno affrontato il fenomeno tra coppie eterosessuali, sono sistematicamente sminuiti, negati quando non addirittura ridicolizzati.
Secondo uno studio sulle coppie gay condotto nel 2002 (McClennen, Summers, Daley), si stima che le relazioni "violente" fra le coppie lesbiche si attestino tra il 25 e il 50%. Balsam e Szymanski (2005) hanno condotto un altro studio reclutando persone fra i vari partecipanti agli eventi Gay Pride: in un campione di 272 lesbiche e donne bisessuali, il 40% ha dichiarato di commettere violenza fisica nei confronti della propria compagna, mentre il 44% ha affermato di essere stata vittima di violenza fisica da parte della propria partner [DATI: Psychology of Women Quarterly, 29 (2005), 229-237. Blackwell Publishing. Printed in the USA. Copyright C 2005 Division 35, American Psychological Association. 0361-6843/05].
Auspichiamo che non ci siano altre vittime. La terribile fine della ragazza di Brescia è di per sé una testimonianza: sbriciola la piattaforma ideologica su cui è stato edificato il concetto di “femminicidio” e ”violenza domestica”, fa crollare come un castello di carte l’impianto dottrinale femminista fin qui conosciuto.
La violenza non ha sesso: può essere agita da chiunque contro chiunque, con i mezzi che ha a disposizione, e scaturisce dai medesimi impulsi distruttivi. Criminalizzare in toto un genere per vittimizzare senza riserve l’altro, alimentando all’infinito la guerra dei sessi, genera ancora più violenza, senza aiutare le vittime vere a scongiurarla, né i carnefici veri ad affrontare le proprie problematiche.
Occorre ri-educare tutti a sentimenti di reciproco rispetto nella valorizzazione delle peculiarità di ciascuno, e soprattutto all’assunzione di reciproci doveri e responsabilità. La Fiera dei Diritti si è prolungata oltre il dovuto.
A Marilena, come a tutte le altre vittime della furia omicida, rivolgiamo la nostra pietà ed il nostro rimpianto.
Elvia Ficarra. Responsabile Osservatorio Famiglie Separate Gesef
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[*]: Purtroppo non lo è: caso 1 , caso 2 , caso 3
12 agosto 2013 - Gelosa alla follia. Non voleva che uscisse di casa, temeva di perderla.
Quindi l'ha segregata nel suo appartamento e, per impedire che qualcun altro potesse guardarla, l'ha sfregiata con un coltello da cucina.
Protagoniste della vicenda due donne di Favaro, una prostituta brasiliana e la sua "fidanzata" italiana che, al termine di un furioso litigio, ha riportato una profonda ferita al viso.
I carabinieri sono intervenuti avvisati dai vicini e hanno arrestato la brasiliana per lesioni gravissime.
La ferita, portata in ospedale, è stata ricoverata. I medici le hanno diagnosticato un mese di prognosi.
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/12-agosto-2013/sfregia-compagna-che-vuole-uscire-brasiliana-arrestata-favaro-lesioni-2222586086805.shtml
Formia (LT) - Relazione lesbica: una 25enne ridotta in sudditanza e miseria dalla partner dominante
12 ottobre 2013 - Un amore morboso, un rapporto di gelosia malsano ha costretto una 25enne bolognese a trasferirsi a Formia e a vivere in povertà.
Roma - Lesbica perseguitata dalla ex
2 novembre 2013 - Storia di lesbiche. In una circostanza, la donna era arrivata addirittura a minacciare la sorella della sua ex con un coltello da cucina. Alla fine, vedendo che la situazione stava sempre più degenerando, ha deciso di rivolgersi alla Polizia e denunciare i fatti.
San Michele al T. (VE) - Passione saffica non corrisposta: la migliore amica si trasforma in stalker
10 ottobre 2014 -Lettere anonime e messaggi sul cellulare dal contenuto ambiguo. E ogni tanto una ricarica telefonica. Da mesi una 35enne subiva uno stalking continuo e quando si è confidata con la sua migliore amica, una trentenne, questa le ha detto che anche a lei stava succedendo la stessa cosa. La 35enne non si è però fermata e si è rivolta alla Polizia ferroviaria dei Portogruaro.
Turchia - Lesbica uccide compagna perché tradita con un uomo
24 febbraio 2015 - Delitto passionale in Turchia. Una donna di 26 anni è stata condannata all'ergastolo per aver ucciso la sua compagna. Il motivo? La tradiva con un uomo.
Pontedera (PI) - Bisessuale sposata, ha relazione extra-coniugale e finisce pestata: dal marito? no, dall'amante lesbica
25 novembre 2015 - Stavano viaggiando in auto, sulla circonvallazione che dalla zona industriale della Bianca a Pontedera porta a Ponte alla Navetta. Clima teso, tipico delle incomprensioni fra amanti. Nervosismo diffuso. Poi all'improvviso la lite. Che si fa subito più accesa fino a sfociare in una vera e propria rissa mentre la vettura è in movimento.
Poi lo stop al bordo della strada e la separazione della coppia che finisce con una reciproca querela ai carabinieri.
Una pontederese di 34 anni e una cinquantenne livornese, la quale è sposata. Secondo quanto spiegato dai carabinieri che sono intervenuti, la discussione è stata violenta ed è sfociata in percosse reciproche. Anche se la donna livornese ha avuto la peggio.
Dopo essere rimasta a piedi sulla circonvallazione che passa dietro alla zona della multisala Cineplex e all'area del mercato settimanale, a poca distanza dallo svincolo della Firenze-Pisa-Livorno, la livornese è riuscita a raggiungere l'ospedale dov'è stata medicata e giudicata guaribile in 15 giorni.
La pontederese, che era alla guida e che ha abbandonato in strada l'altra donna, invece, ha ricevuto una prognosi delle escoriazioni riportate di 5 giorni.
http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2015/11/25/news/picchiata-dalla-compagna-donna-finisce-in-ospedale-1.12507356?ref=fbfti
Perugia - Lei perseguita l'"amica": "Devi essere mia"
20 gennaio 2016 - Un'amicizia fra donne durata anni si è trasformata in una lunga e terribile persecuzione. La donna, dopo le insistenti attenzioni dell'"amica" 40enne, si è vista costretta a denunciarla per stalking.
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