Milano, le gang delle cattive ragazze
Cresce il bullismo in rosa
Sono responsabili del dieci per cento dei reati di lesioni
Aggrediscono, picchiano e rapinano le coetanee per strada e a scuola. Le costringono a consegnare il giubbino, il cellulare, l’iPod o qualunque altra cosa attiri il loro desiderio predatorio irrefrenabile. Spregiudicate, sfrontate, spesso alticce, se non ubriache o perfino drogate, nelle tasche dei jeans alla moda o sotto le gonnine a vita bassissima qualche volta nascondono un coltello. Sono le ragazze violente, le protagoniste del «bullismo al femminile », un fenomeno metropolitano che, poco conosciuto fino a qualche anno fa, sta crescendo in modo allarmante tra le giovanissime. I dati annuali raccolti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Milano — ma la situazione è simile in molte altre aree italiane — registrano una lieve generale riduzione dei reati commessi dai ragazzi al di sotto dei 18 anni, ma l’incremento di quelli a carico delle «cattive» ragazze di nazionalità italiana è notevole. Se fino a uno-due anni fa le statistiche stilate in questo periodo in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario di gennaio parlavano di pochissimi episodi, ora per reati come le lesioni personali il 10% dei minori che finiscono sotto indagine è di sesso femminile. Il bullismo è in crescita.Nella sua relazione, il procuratore Monica Frediani, infatti, scrive che è «sempre maggiore il ricorso da parte dei ragazzi alla violenza quale strumento di sopraffazione, prevaricazione e risoluzione di contrasti anche banali». Il magistrato sottolinea «la serietà e la qualità dei reati commessi, la diffusa legittimazione dell’uso della forza o della minaccia nelle dinamiche relazionali che traspare dagli interrogatori» dei minori. Tutto condito da «una facile e generalizzata assunzione di stupefacenti e alcolici». E per di più i ragazzi non sono in grado di «cogliere il disvalore sociale » di quello che fanno e, quindi, di avviare «un processo di spontanea e sincera rielaborazione ». Il 58% dei minori coinvolti in procedimenti penali a Milano sono italiani. Molte volte provengono da famiglie in difficoltà, ma tante altre sono cresciuti in nuclei benestanti e del tutto «normali» ma che, al pari delle prime, non sono stati in grado di dare «riferimenti educativi e culturali» ed hanno cresciuto i figli in una situazione di abbandono morale». In un anno le lesioni personali sono passate da 364 a 434, le estorsioni da 20 a 29. Le rapine sono scese da 280 a 251 (più altre 65 solo tentate). Sono i reati tipici dei bulli e il calo delle ultime non deve trarre in inganno: la paura di ritorsioni potrebbe aver suggerito che è meglio non parlare, tant’è vero che ben 169 fascicoli sono contro ignoti. Nel bullismo «prevale l'uso della violenza e della minaccia rispetto al fine di lucro poiché oggetto dell'impossessamento continuano ad essere beni di modico valore e simbolici». Un fenomeno che «non accenna a diminuire », nonostante lo sforzo dei magistrati per i minorenni, della scuola e dei servizi sociali. E che anzi, nella sua variante al femminile, pur rimanendo ancora molto minoritaria, conosce un boom inquietante. Tant’è vero che sono 63 i nuovi fascicoli per lesioni volontarie a carico di ragazze italiane (erano 43 e 52 nei due periodi precedenti), 26 su percosse, 100 per minacce e ingiurie, 11 molestie (prima una sola) e 9 per porto di coltello (erano 3). Non hanno a che fare con i bulli, ma sono aumentati gli omicidi, che da 7 sono raddoppiati a 14 (12 solo tentati) mentre sono diminuite lievemente le violenze sessuali (da 68 a 64), però ben dieci sono di gruppo. Desolante in questi casi la reazione dei ragazzi maschi sotto accusa che non riescono neppure a comprendere le loro responsabilità e a capire il dramma delle vittime delle loro violenze. Uno scenario in cui si inquadrano anche gli 8 fascicoli aperti dopo che alcuni minori hanno diffuso via internet immagini pedopornografiche realizzate mentre facevano sesso con ragazzine. Le cause di questi comportamenti devianti? Frediani scrive che stano nelle «carenze educazionali e affettive, spesso nemmeno percepite dai genitori, abituati a delegare ad altri, prevalentemente alla scuola, i compiti di educazione e crescita dei figli e troppo spesso occupati a soddisfarne solo le esigenze materiali ».
link alla notizia
http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_10/guastella-milano-gang-ragazze_df0d174a-b567-11de-8656-00144f02aabc.shtml
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