18 marzo 2009


di Savinia Fruet


Introduzione:
Non conosco il titolo del dipinto che ho inserito in copertina, l’ho trovato all’interno di un un articolo riferito alla pedofilia dal titolo “La congiura degli ignoranti “, che Massimo Introvigne ha scritto su “Il Giornale”. Il dipinto mi ha subito colpito per la mano che avvolge un bambino e l’espressione turbata del bambino. La mano è una mano femminile, aggraziata, non appare brutale ma gli occhi e l’espressione di quel
bimbo fanno trasparire smarrimento e angoscia. Istintivamente associamo la donna all’idea di madre e la maternità a qualcosa di dolce, protettivo e rassicurante ma non è sempre così. Gli occhi di quel bambino del dipinto ci dicono che non è sempre così, le notizie che leggiamo sui giornali, le cronache nazionali e internazionali ci ricordano ogni giorno che non è affatto così. Eppure quando leggiamo di un crimine commesso da una donna, ci sforziamo di trovarne una giustificazione, è difficile concepire la
crudeltà femminile e ancora più difficile è comprendere quando questa crudeltà si abbatte su un bambino. Questa difficoltà non è limitata alla gente comune, la troviamo anche negli uomini di legge, nei giudici che si trovano a dover emettere una sentenza, in un processo che vede imputata una donna. Le statistiche parlano chiaro e i processi in cui è la donna a sedersi sul banco degli imputati si chiudono con condanne molto più lievi rispetto ai “colleghi maschi”. Non si riconosce alla donna il
libero arbitrio nel commettere crimini, la tendenza è quella di vedere comunque la donna “criminale” come vittima, prima che come carnefice. Giustifichiamo la violenza che mette in atto nel suo presente, come una risposta direttamente proporzionale ad un passato “traumatico”, per dirla alla Freud.
Devianza, crudeltà, abusi e violenze non hanno sesso, non sono tipicamente maschili o femminili, per comprenderli, dobbiamo imparare a concepire ogni singolo atto e comportamento “criminale”, come espressione di una personalità che si è formata in un contesto fatto di relazioni, interazioni ed esperienze e il fatto che sia donna o uomo non conta, conta solo l’essere umano in tutta la sua complessità.

La pedofilia, breve accenno storico.
La mitologia sia orientale che occidentale, descrive sacrifici e uccisioni di bambini destinati a placare e a soddisfare la sete di vendetta di divinità femminili. Lo studio del mito fa emergere come anche presso civiltà e culture remote, neonaticidio, infanticidio e figlicidio fossero conosciuti e praticati proprio dalle custodi e protettrici dell’infanzia: le donne.
Nel Satirycon di Petronio troviamo il racconto di uno stupro di una bimba di sette anni al quale assisteva compiaciuto un gruppo di donne. (L. Petrone, M. Troiano, 2005, “E se l’orco fosse lei?”, Franco Angeli, Milano). Ancora più celebre è la tragedia greca di Sofocle che narra del rapporto incestuoso tra madre e figlio.La tragedia finisce con il suicidio di Giocasta e con Edipo che si acceca e fugge via errando solo per il mondo.
Certo la mitologia non è la realtà, i racconti che le appartengono non sono la realtà ma c’è chi li immagina e questo basta a creare un punto di contatto tra mito e mondo reale. Grazie a Freud poi mitologia e realtà si intersecano ed Edipo esce dalla sua tragedia greca per entrare a far parte della realtà psichica. Il "complesso di Edipo", presente nelle vicissitudini evolutive della libido di ogni individuo, tende ad allontanarsi nel tempo, per richiesta interiore e sociale, anche se è facile osservare come ognuno ne conservi memoria: ogni bambino che sopravvive nell'adulto, porta con sé i desideri
di un vissuto lontano caduti nella sfera dell'inconscio (A. Berti, S. Martello, 1995, Incesto: Aspetti antropologici, psicologici e legislativi, In Ricerca medica, n. 1).
Nella psicologia analitica, di cui Freud è stato precursore, la sessualità è un argomento estremamente complesso perché riguarda un istinto profondamente influenzato dai modelli culturali, radicato nella coscienza collettiva ma anche nell’inconscio collettivo, oltre che naturalmente nell’esperienza personale. (M. Valcarenghi, 2007, ”Ho paura di me”, Mondatori, Milano). Potremmo sostenere quindi, che la sessualità è un po’ natura e un po’ cultura in interazione tra loro.
Se andiamo a vedere come la pedofilia si inserisce nel contesto storico, appare evidente il realismo di quanto sostenuto dalla Valcarenghi nel suo interessante libro.
Nel corso della storia, il bambino non è sempre stato considerato un essere umano bisognoso della guida e del sostegno della famiglia, ma una “cosa” di proprietà dei genitori in generale e della madre in particolare. Bisogna arrivare al XVIII secolo in Francia, dove, in seguito alla rivoluzione francese, la costituzione del 1793 proclamò i diritti dei Bambini. (L. Petrone, M. Troiano, 2005). Il bambino non è più considerato un “micro adulto” ma un soggetto provvisto di una sensibilità e di una coscienza sue proprie. Si incomincia così ad indagare lo sviluppo psicofisico dell’infanzia e le
conseguenze di trattamenti, che si pensa il bambino non possa ancora capire e vivere nella sua complessità. ( M. Valcarenghi, 2007).
Per millenni, fino al XX secolo, la pedofilia è stata di volta in volta consentita, vietata, ritualizzata, tollerata: dimostrazione inoppugnabile che si è sempre trattato di un comportamento socialmente rilevabile, con cui fare i conti, dall'omosessualità pedofila maschile e femminile dell'antica Grecia al divieto ecclesiastico, stabilito nel Medioevo, di contrarre matrimoni sotto i sette anni di età. (Licia Granello, dweb.repubblica.it).
L’ abuso sessuale su minori è sempre esistito in ogni gruppo umano, non possiamo limitarci a considerarlo un incidente storico di questa o quella civiltà, va contestualizzato all'interno di relazioni sociali e culturali, assumendo un significato differente a seconda del periodo storico considerato e della cultura dominante. In Iran e in Afghanistan, per esempio, l’omosessualità è contro natura, certo non è più così in
Europa. Ma in Iran e in Afghanistan, le bambine che a nove anni vengono vendute dal padre a uomini di quaranta o cinquant’anni non sono considerate vittime pedofile come in Europa, né i suoi genitori subiscono processi o condanne sociali. (M. Valcarenghi, 2007). Schinaia, dà una lettura esplicita di questo, quando sostiene che: “Il diverso significato che viene ad assumere la relazione pedofila, la sua relatività storica, prescinde dalla constatazione che c'è la costante presenza di un minimo comune denominatore, che consiste nella dissimmetria esistente nel rapporto tra
l'adulto e il bambino o l'adolescente. Tale asimmetria si costituisce in ogni caso come il cardine di una relazione di abuso, al cui interno si determina un divario di potere che nessuna passiva acquiescenza, scambiata o contrabbandata per consenso, potrà annullare o ridurre”. (C. Schinaia, 2001, Pedofilia, Pedofilie. La psicoanalisi e il mondo del pedofilo, Bollati Boringhieri, Torino).
Nell’antica Grecia, l’omosessualità pedofila femminile era ritualizzata nelle tiasi, comunità educative nelle quali le bambine libere e di famiglie ricche, venivano addestrate a diventare donne, da maestre che insegnavano loro le arti e le scienze, la cura della persona e della casa, la danza, il canto e anche il piacere sessuale. Saffo, come è noto, dirigeva una tiasi nell’isola di lesbo, ma numerose altre comunità analoghe erano sparse per la Grecia dell’epoca classica. (M. Valcarenghi, 2007). A Sparta, Lesbo e Militane, donne adulte usavano avere delle amanti tra le adolescenti, ed era costume unirsi alle ragazze prima del matrimonio, così come avveniva per i fanciulli da parte di adulti maschi. (V. Picariello, 2008, www.tesionline.it).
Le cronache odierne non sono testimoni di una civiltà degna del nome che porta. Un recente dossier sul turismo sessuale, ci racconta storie di bambini il cui corpo è usato e abusato dal “gentil sesso”. Racconta Claudia Marsico, avvocato civilista, che “Cresce il numero dei minorenni che giungono nei Pronto soccorso per bruciature, ferite superficiali. A provocarle non sono più solo gli uomini ma anche donne, della famiglia o vicine alla famiglia. L'età delle vittime, si aggira sempre sui quattro, cinque anni ma ci sono anche casi, racconta Claudia Marsico, di bambine e bambini di pochi mesi”.
(Inchiesta del settimanale Anna sulla pedofilia femminile - N. 15 del 13 aprile 2004 di Silvia Ferrarsi).
Violentare e uccidere un bambino è stato consentito in tutte le culture schiaviste, anche in quelle del XIX e XX secolo negli Stati Uniti, in Germania, in America Latina, in Africa. Di fronte ad un comportamento sessuale deviante sembra quindi opportuno evitare sbrigative etichette, quali “patologia dell’istinto” e “perversione” da applicare alla personalità del colpevole, per cominciare invece a chiederci: perché questa persona ha deragliato dalle regole sociali? Naturale o innaturale che sia la sua
sessualità, che cosa l’ha spinta a trasgredire, qual è il suo rapporto con il mondo in cui vive, quale la sua consapevolezza morale e quali motivazioni inconsce? (M.Valcarenghi, 2007).

La pedofilia femminile, approccio teorico.
L’infanzia è stata oggetto negli ultimi anni di particolare tutela ed interesse: diverse infatti sono state le Carte Internazionali dei diritti del fanciullo, che hanno posto come fondamentali il diritto alla vita, all’uguaglianza, all’identità, all’amore e alla libertà, a essere protetto da qualsiasi influenza e abuso, al gioco, all’educazione e all’istruzione.
Tra queste, fondamentale è la “Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia” (1989), redatta e sottoscritta da molti paesi al fine di rendere effettivamente realizzati diritti e libertà proclamati.
Ma l’infanzia è anche oggetto di “abuso” e sicuramente, in ordine di gravità, l’abuso sessuale rappresenta l’apice di una piramide fatta di violenza: esso riguarda, infatti, il coinvolgimento del minore in attività sessuali di cui non è consapevole. Catalogata tra gli abusi sessuali, la “pedofilia” attualmente, secondo quanto riportato all’interno del DSM – IV è inserita tra le “parafilie”, ovvero comportamenti caratterizzati da ricorrenti e intensi impulsi, fantasie o comportamenti sessuali, che implicano oggetti, attività o
situazioni inusuali e causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre aree importanti del funzionamento.
Se prendiamo in considerazione la pedofilia al femminile, vediamo come la
separazione, l’abbandono, la perdita, possono esserne cause scatenanti. Alcune donne hanno subìto abusi da bambine e l’esasperazione nell’attività sessuale pedofila è riconducibile al tentativo di vendetta sugli uomini, per fare riemergere la propria femminilità. (www.aquiloneblu.org). Possiamo comunque asserire che la pedofilia femminile nella sua dinamica formativa non si discosta da quella maschile in quanto, sia che si tratti di un uomo, sia che si tratti di una donna, non ci possiamo limitare ad identificare la persona con il suo comportamento, perché in questo modo si elimina la
complessità di una vicenda umana e si attenuano lucidità e comprensione.
(Valcarenghi, 2007).
Da un Paese all'altro, da uno studio all'altro, la tendenza alla "catalogazione" è sempre più diffusa e praticata. Nessun neonato viene al mondo con il gene della pedofilia. Nessun uomo è solo il reato che ha commesso, ognuno di loro è anche altro: un bravo artigiano, un appassionato di musica, una grande lavoratrice. L'identificazione della persona con il reato che ha commesso è uno degli errori in cui incappiamo più spesso ed è l’ostacolo più grande che può incontrare un qualsiasi approccio terapeutico.
Una delle cause della pedofilia, secondo la psicoanalista Marina Valcarenghi
(Valcarenghi, 2007) è rintracciabile in un trauma subito ma non riconosciuto e sofferto. Un trauma può bloccare in tutto o in parte lo sviluppo di una personalità, costringendo il comportamento sessuale fin dall’inizio all’interno di schemi infantili e attivando quindi una fissazione regressiva, o può fare incursione nella vita adulta, all’improvviso deragliandone il corso. La pulsione emerge dall’inconscio come
compensazione e i freni inibitori non funzionano perché da quello stesso trauma sono stati disattivati. Il comportamento pedofilo, a partire dal momento in cui diventa azione, descriverebbe quindi una devianza psicosociale e non una patologia dell’istinto, si tratta cioè di un’interazione tra un’esperienza, la nostra personalità e la nostra storia che si combinano nel nostro inconscio, facendo poi scaturire il comportamento patologico. Dobbiamo comunque abbandonare l’dea che alla base della pedofilia esista un comune denominatore, l’organismo psichico di ognuno di noi
reagisce ad un disagio esprimendo un sintomo e i sintomi possibili per uno stesso disagio sono innumerevoli. Così simmetricamente, lo stesso sintomo può riferirsi a disagi diversi. Lo stesso trauma, può indurre pedofilia, alcolismo, suicidio o altro ancora e simmetricamente cause diverse possono convogliarsi su un’identica azione.
“La scelta” dei sintomi, dipende dalla costituzione psichica di ognuno di noi.
La personalità pedofila, mostra meccanismi difensivi come, negazione, scissione, proiezione e razionalizzazione. Tali meccanismi di difesa hanno origini molto remote e molto frequentemente sono legate a traumi subiti nell’infanzia.
Il bisogno di mantenere intatta la figura dell’adulto abusante, che di solito è una figura vicina al bambino, dalla quale lui dipende, lo spinge a giustificare i comportamenti e a mantenere l’idealizzazione dell’adulto, grazie a potenti meccanismi di scissione che permettono di considerare l’adulto come buono e di introiettare la parte negativa su se stessi. Si realizza così un'inversione di ruoli, in cui la vittima diventerà carnefice per sentirsi meno impotente nei confronti del dolore e della passività vissuti durante l’abuso e per tollerare meglio, la dissonanza cognitiva conseguente all’incapacità di
trovare delle risposte alle attribuzioni causali adeguate (L. Petrone, M. Troiano, 2005).
Nell’immaginario collettivo, il termine “pedofilia” viene associato al sesso maschile. E’ considerata quindi, come la maggioranza delle parafilie, una patologia rara nel sesso femminile. Contrariamente a quanto si pensa, complice la mancanza di informazione, la parafilia colpisce anche le donne, contraddicendo il tradizionale giudizio clinico che ha sempre sostenuto la rarità delle perversioni femminili. Nel 1991, Kaplan (Kaplan H. I., Sadock B. J. 1993, Manuale di psichiatria, Edises. Napoli) ha effettuato uno studio
sulle perversioni nelle donne e si è reso conto che i precedenti clinici non erano riusciti ad identificarle, in quanto le dinamiche delle fantasie perverse femminili sono più sottili ed imprevedibili rispetto alla sessualità maschile e quindi difficilmente identificabili e riscontrabili. Le pedofile, statisticamente sono piu rare degli uomini: secondo stime approssimative, che si rifanno ai soli dati ufficialmente pervenuti alla magistratura o ai servizi sociali, solo il 5-7% degli abusi é stato perpetrato da una donna. Se però andiamo a vedere le storie personali dei pedofili, scopriamo che il
78% dei maschi pedofili riferisce di avere alle spalle storie di abuso agite da figure femminili e in particolare da madri. (L. Petrone, M. Troiano, 2005). Questo dato, ci fa intuire che dietro le statistiche si cela una realtà ben diversa da quella ufficiale.
Probabilmente questo sommerso è dovuto alla maggiore familiarità con l’accudimento fisico dei bambini in cui si confonde più facilmente il significato dei gesti, nascondendo così il fenomeno. Tracciare un quadro esaustivo della pedofilia al femminile è notevolmente difficile, ma si potrebbe iniziare, cercando di fare una prima distinzione tra pedofilia femminile intra-familiare e pedofilia femminile che si manifesta al di fuori delle mura domestiche.

Pedofilia femminile intrafamiliare.
Secondo Estela Welldon , la perversione femminile più che attraverso la sessualità, passa attraverso la maternità e attraverso le pervasive strategie di manipolazione del figlio. (E. Welldon, 1995, Madre, madonna, prostituta, Centro Scientifico Torinese, Torino).
La pedofilia femminile intra-familiare, ossia quella incestuosa, è molto difficile da identificare e scoprire proprio perché celata, spesso, dietro gesti di cura abituali, sublimata in innamoramento o in pratiche di accudimento. Non si caratterizza come “comportamento violento” come accade invece di frequente nella pedofilia extrafamiliare.
Dato che alla madre viene riconosciuta una sorta di autorizzazione ad avere un contatto con il corpo del figlio, l’abuso che la madre agisce sul corpo del bambino sarà riconoscibile solo in adolescenza. Nell'anamnesi di pazienti maschi frequentemente emergono madri che continuano a fare il bagno a figli adolescenti o che spingono, in assenza del padre, il figlio ormai adulto a dormire nel letto matrimoniale. L’abuso può manifestarsi attraverso manipolazioni di tipo masturbatorio e può arrivare ad un rapporto sessuale completo tra madre e figlio.
Tutte le forme di abuso intrafamiliare, hanno ripercussioni fortemente negative sulla psiche del bambino ma gli abusi sessuali materni sono particolarmente devastanti per il suo sviluppo emotivo, in quanto la violenza della madre incestuosa è connotata da “confidence power” ossia da una strategia deduttiva che imbriglia la propria vittima (figlio/a), sfruttando i suoi sentimenti naturali di confusione, obbedienza, devozione e
fiducia. (L. Petrone, M. Troiano, 2005).
Lo stesso Freud, riteneva che le modalità di cura e di pulizia che le madri pongono in essere nei confronti dei loro bambini, fossero spesso involontariamente causa di eccessiva erotizzazione e quindi suscettibili di influire negativamente sullo sviluppo della sessualità infantile. Anche se Freud ne faceva più una questione di investimento libidico che di investimento narcisistico, egli aveva comunque ben intuito l’esistenza del problema (www.psicologiaforense.it).

La pre-pedofilia.
La dinamica dell’atto pedofilo nelle donne ha a volte anche un’altra particolare connotazione definita pre-pedofilia, che si caratterizza in una posizione marginale e passiva nell'atto pedofilo da parte della donna, che lascia all'uomo la parte attiva. E' pre-pedofilia quando, in atti delittuosi extra-familiari, quasi sempre maschili, è presente una donna; oppure quando, all'interno delle mura domestiche, il padre abusa dei figli minori e lei (moglie, madre, convivente), vedendo, percependo e intuendo
l'abuso, decide di tacere. Il suo silenzio-assenso è una ulteriore violenza ai danni delle piccole vittime, abusate e non protette da coloro che invece dovrebbero amarli ed educarli. E' pre-pedofilia, ancora, quando il desiderio pedofilo viene realizzato per vie traverse, mediante l'organizzazione di incontri tra i propri figli con persone adulte. (L. Petrone, M. Troiano, 2005).
Il fenomeno della pre-pedofilia da parte della figura materna, si può verificare perché il compagno è un pedofilo e l’amore e la dipendenza patologica nei confronti del partner, la porta a seguire le inclinazioni di quest’ultimo. Pensiamo alla compagna del “mostro di Marcinelle”, che lo seguiva assecondando i suoi agiti o al caso, più recente, di questi giorni in Austria, dove un padre ha relegato la figlia per anni nello scantinato
di casa, ha avuto da lei sette figli che ha poi cresciuto con la moglie, ossia la madre della ragazza.
In moltissimi casi di incesto infatti, oggi come ieri, vi è una madre a dir poco assente, non attenta alla sua realtà familiare, non in grado né di essere moglie né di essere mamma (M. Malacrea, A. Vassalli, 1990, Segreti di famiglia, Cortina, Milano). È proprio il fallimento come donna e come madre, la paura di perdere il partner, a essere alla base del comportamento complice. Avviene infatti che la madre sappia dell'abuso, ma non faccia niente per impedirlo; anzi, se la figlia le rivela l'accaduto, l'accusa di mentire, di essersi inventata tutto, facendo sì che il marito continui a
perpetrare l'incesto. A volte passiva e sottomessa, lei stessa ha subito spesso violenze sessuali nell'infanzia, e il ripetersi degli eventi le appare quasi naturale, quasi un diritto da parte del maschio di appropriarsi del corpo d'una bambina. L'abuso subìto ha strutturato in lei una personalità fragile, tale da ricercare un partner dominante e prepotente. Il suo vissuto non elaborato la porta a reiterare, in maniera più o meno inconscia, il proprio trauma: come se nella famiglia che si è formata sia necessario ricostruire il proprio dramma, ri-mettere in atto, come regista, il proprio abuso per
poterlo esorcizzare. Non in grado di crearsi l'indipendenza psicologica dal maschio dominante, questa madre collude con il suo compagno e, cercando di mantenere uno pseudo-equilibrio famigliare, talvolta spinge, in maniera più o meno cosciente, la figlia nelle braccia del marito.
Paradossalmente, spesso è il bambino abusato a proteggere la madre debole;
mantiene il segreto perchè sa che la mamma non può sopportare tale dolore, la difende dalla realtà assumendosene ogni responsabilità. Il bambino paga a caro prezzo questo suo slancio di generosità, perché con il suo silenzio permette il perpetuarsi dell'abuso, sostiene un equilibrio familiare che lo priva del suo ruolo infantile, consente il comportamento del padre che in tal modo non si crea nemmeno il dubbio su ciò che sta facendo. Se non interviene nessun fattore esterno l'incesto può continuare per anni e rimanere segreto fino all'età adulta. Quando l'incesto diventa evidente, per una denuncia o per la ribellione della figlia, anche per la madre arriva il
momento di prendere posizione rispetto all'evento. Anche in questo caso, se vuole continuare il rapporto con il marito, la madre tende a proteggere il partner, cercando di far ritrattare la figlia o (specie se la figlia è adolescente) mettendosi contro di lei, rendendola responsabile di ciò che è accaduto. Perdere il marito la porterebbe sul baratro della propria incapacità di essere indipendente, di assumersi responsabilità che non è in grado di reggere, di trovarsi a dover dirigere autonomamente la propria esistenza. Solo se la madre riesce a distaccarsi dal marito, allora diventa alleata della figlia e con lei combatte la battaglia morale e giuridica contro l'abusante(www.altrodiritto.unifi.it).

Pedofilia femminile extrafamiliare
La pedofilia extrafamiliare ha caratteristiche diverse da quella intrafamiliare, connotata da un marcato desiderio egoista di potere, di dominio e di piacere, spesso si dirige verso bambini e adolescenti, assumendo forme di pedofilia mercenaria e violenta. Generalmente è legata al turismo sessuale ma altre volte sono luoghi familiari per la piccola vittima - come la scuola, i luoghi ricreativi, le case di qualche
amichetto - ad essere prescelti. Rientrano nella casistica casi di maestre che fanno spogliare i loro allievi, per spiegare come sia avvenuta la creazione, maestre che insegnano giochi che prevedono la penetrazione dei genitali con i pennarelli e così via. Questi abusi vengono filmati e poi immessi sul “mercato” tramite internet. (L. Petrone, M. Troiano, 2005).
Nel caso specifico del turismo sessuale, la pedofilia femminile, che preferisce mete lontane come luoghi di abbordaggio, è balzata agli “onori della cronaca” intorno agli anni ’70. In quel periodo donne americane e canadesi, favorite dall’emancipazione economica, hanno iniziato a recarsi verso spiagge lontane alla conquista dei “beach boys” e “beach girls”, pagando 100 dollari per ottenere le loro prestazioni sessuali.
Alcune indagini giornalistiche come quella del settimanale Panorama, hanno evidenziato che esattamente come succede per i pedofili maschi, le donne pedofile evadono dalla comune realtà ricercando altrove gli oggetti dei loro “desideri”. Potendo difficilmente usufruire di infrastrutture organizzate al loro servizio, come i pedofili maschi, sono però “costrette” ad abbordare i “meninos de rua” - i bambini di strada - e a
viaggiare senza la protezione di un’articolata rete di agganci. Non hanno infatti alle spalle la tutela di organizzazioni che garantiscono loro la certezza di raggiungere il luogo di destinazione, avendo già tutto stabilito, come accade per la maggior parte dei pedofili maschi (www.aquiloneblu.org).
Oggi, l’età di queste donne varia dai 25 anni circa ai 50 anni, mentre le motivazioni che le spingerebbero ad alimentare il desiderio di vivere una notte di sesso con bimbi di 6-7 anni o di 11-12 sono sempre le stesse: la soddisfazione sessuale e l’appagamento materno (www.psicoterapie.org).
Differenti sono le mete e rispetto a quanto riportato dall’indagine di alcuni anni fa di Panorama, si evidenzia come il mercato si sia adeguato anche alle richieste delle donne pedofile. Le donne nordamericane si indirizzano, per la maggior parte, verso i Caraibi; mentre le europee provenienti dai ricchi paesi occidentali preferiscono come mete il Marocco, la Tunisia e il Kenya e, per le destinazioni più lontane, la Giamaica e il Brasile. La Thailandia, invece, è la meta preferita dalle donne giapponesi che, con voli charter, raggiungono i centri specializzati in massaggi sadomaso di Bangkok. A
Marrakesh trascorrono dei periodi le scandinave e le olandesi che consumano notti d’amore in acconto, cioè se la notte trascorsa non è stata soddisfacente la prestazione non viene pagata.( N. Bressan, 2001, Quando un bambino piange al buio, relazione presentata al Convegno di Novara “Perchè i bambini non piangano al buio. Riflessioni sulla pedofilia”).
Più recentemente arriviamo al turismo sessuale femminile in Sri Lanka. Dalla testimonianza di volontari del posto, si apprende che le “turiste” arrivano portandosi da casa ormoni e droghe da somministrare a bambini dai 6 agli 11 anni, per consentire fisicamente l'atto sessuale (S. Zanda www.psicoterapie.org). Secondo il resoconto di una dottoressa che ha visitato alcuni di quei bambini, il trattamento ormonale per ottenere l'erezione avviene tramite l’iniezione degli ormoni nei testicoli: questo causa l’abnorme ingrossamento dell’organo sessuale del bambino che non tollera più di 5-6 di tali iniezioni e i danni spesso sono letali (L. Granello, 2007, dweb.repubblica.it).
Non ci possiamo poi dimenticare della pedofilia praticata nelle sette sataniche che vede la costante presenza di figure femminili: una forma di pedofilia estremamente violenta che utilizza rituali a sfondo sessuale per avvicinarsi, secondo una loro “interpretazione”, all’entità malefica. In questo caso sono coinvolti bambini della scuola dell’infanzia, cioè tra i 2 e 6 anni, che possono essere molestati se non adirittura rapiti da satanisti che si aggregano al personale delle scuole dell’infanzia (L. Petrone,M. Troiano, 2005).

Pedofilia femminile e atteggiamento sociale
Prof. Avv. Guglielmo Gulotta, avvocato, psicologo, psicoterapeuta, professore ordinario di Psicologia giuridica presso l’Università degli Studi di Torino - COMUNICATO STAMPA [...]

Ho scelto di cominciare con il comunicato stampa del professor Gullotta perché mi ha colpito il tono perentorio con cui descrive genitori che, ( cito testualmente) “visto il diffuso allarme intorno al fenomeno pedofilia”, estendono la loro preoccupazione ad ogni segnale fisico che potrebbe essere ricondotto ad un presunto abuso. Il bambino, dal canto suo, non fa altro che accontentare le richieste dei genitori, confermando le paure degli stessi, colorando di fantasie infantili l’intera ipotetica vicenda e - dice
ancora Gullotta - “cosi, senza che in molti se ne rendano conto, ci si ritrova, anziché in un processo, in un cartone animato”. Non parliamo poi di tutti quegli psicologi incompetenti che fregandosene di tutti i protocolli e Carte di Noto, “procedono invece in maniera arbitraria e improvvisata”. Sempre Gullotta sostiene poi che “la pedofilia, come tutte le altre parafilie (salvo il sado-masochismo), è una prerogativa maschile”, quindi tutti i vari 'Rignano Flaminio' non possono che essere una bufala colossale.
Francesco Bruno celebre, rinomato criminologo e collega di Gullotta, nello scrivere la prefazione al libro di Petrone e Troiano “E se l’orco fosse lei ?”, definisce la pedofilia femminile un fenomeno “nuovo”, un fenomeno -sempre a suo dire - che sta “incominciando a fare la sua comparsa anche nel nostro Paese”.
Quello che io ho letto, facendo una semplice ricerca nelle varie rassegne stampa nazionali e internazionali, mi racconta però una realtà diversa, in cui non trova conferma la definizione di “fenomeno nuovo” data dal Prof. Bruno e tanto meno quella di cartoni animati descritta dal professor Gullotta.
Riporto qui di seguito gli articoli che sono riuscita a trovare cercando negli archivi disponibili di quotidiani on-line :

Repubblica 12 settembre 1997
Arrestata, adescava bambine. Teramo - Piccole somme di denaro e gioielli: così Marta Maria Battista avrebbe attirato tre minorenni in un giro di pedofilia femminile. Lei, 21 anni, originaria di Molfetta e residente a Nereto, vicino a Teramo, casalinga, è stata arrestata mercoledì notte dal
reparto operativo dei Carabinieri di Teramo nell' ambito di un'indagine sulla pedofilia. Quando gli agenti hanno suonato alla sua porta, l'ignaro marito non poteva credere a quelle accuse. Durante la perquisizione dell'appartamento i Carabinieri hanno trovato anche diversi oggetti per pratiche sessuali e alcune cassette porno in cui però non
ompaiono minorenni come protagonisti. Secondo l' accusa, da tempo la donna rivolgeva pressanti attenzioni sessuali nei confronti di una ragazza di 14 anni. All'insaputa del marito, non solo aveva rivolto le sue attenzioni sessuali sulla minore, ma aveva anche cercato di indurre un'amica maggiorenne a prostituirsi con uomini di sua conoscenza.

www.Repubblica.it - 24 agosto 2000 - Caso di pedofilia al 'femminile'. E' accaduto a Termini Imerese, un centro a 35
chilometri da Palermo, dove una donna di 30 anni è stata arrestata con l'accusa di aver compiuto abusi sessuali su una ragazzina di 14 anni. La donna, casalinga, è stata rinchiusa nel carcere dei Cavallacci su ordine di custodia del gip, Francesco Paolo Pitarresi, che ha accolto le richieste del sostituto procuratore della Repubblica, Francesca Pandolfi. Il provvedimento restrittivo è stato eseguito dalla Polizia, che ha svolto le indagini, avviate su denuncia della madre della vittima. L'identità della
pedofila lesbica non è stata resa nota.

Repubblica 19 settembre 2000
Pedofilia al femminile: due babysitter molestano bambino - FORLI' - Un caso di pedofilia al femminile a Forlì: due baby sitter, sorelle di 36 e 38 anni, sono state denunciate dai genitori di un bambino di 8 anni con l' accusa di aver abusato del piccolo che avevano in custodia a giorni alterni. I genitori avrebbero scoperto cosa succedeva in loro assenza perché il bambino diventava sempre più strano e faceva domande "innaturali" per la sua età. Con pazienza i genitori sono riusciti a farsi raccontare delle
strane attenzioni cui era diventato oggetto. Appena intuito di che cosa si trattava, hanno presentato denuncia all'Ufficio Minori della Questura. Ora l' autorità giudiziaria dovrà sbrogliare uno dei pochi casi noti di pedofilia al femminile..

Repubblica 18 agosto 2001
Le nuove turiste sessuali a caccia di bambini vengono dall'Europa occidentale e dagli Stati Uniti. Sono ricche, di mezza età. Di solito viaggiano in coppia e portano con sé una macabra attrezzatura composta di ormoni e droghe. Avere un rapporto sessuale con un ragazzino preadolescente è tecnicamente più difficile che con una bambina, tanto che le pedofile più esperte arrivano ad iniettare ormoni o droghe nei bambini più piccoli per provocarne l'erezione. Lo sfruttamento sessuale ai danni di bambini rischia
di avere conseguenze ancora più a lungo termine di quello inflitto alle bambine. L'uso di droghe e sostanze chimiche può avere effetti fisici ancora sconosciuti. Oltre ai danni psicologici e fisici provocati dalla violenza sessuale, spesso irrecuperabili, il trattamento ormonale in età preadolescente causa una modificazione dello sviluppo che può arrivare a minacciare anche la vita del bambino (a.g.)

www.sun-sentinel.com 11 Gennaio 2004
Le Accuse contro una professoressa di Boynton Beach fanno luce sul ruolo della Donna come molestatrice sessuale. Articolo di Scott Travis.
L'abuso sessuale contro i bambini è da sempre stato considerato come un crimine degli uomini. Nonostante il fatto che la maggioranza dei casi continuano a coinvolgere uomini, le donne stanno in questi tempi occupando le prime pagine dei giornali, accusate di avere relazioni sessuali con adolescenti.
Nei recenti mesi ci son stati ben tre casi, nella sola Florida, più una serie di altri nell'intero contesto nazionale. L'ultima donna accusata di abuso sessuale è Carol Flannigan, un'insegnante di musica di 49 anni alla Rolling Green Elementary a Boynton Beach. La Flannigan è stata arrestata con l'accusa di aver intrattenuto una relazione sessuale di ben 19 mesi con un ex-studente di 11 anni. La Flannigan fa seguito a numerose altre donne che sono state arrestate negli ultimi anni per accuse simili; tra queste: Amy Duane, un'insegnante di scuola elementare che si è dichiarata colpevole a novembre. La Duane ha intrattenuto una relazione sessuale con un
bambino di 13 anni che viveva nel suo vicinato, ad ovest di Lake Worth. La pena è stata di 4 anni in prigione.
Debra Favre, che ha ammesso di aver avuto una relazione sessuale con un ragazzo di sedici anni nella stanza da letto della signora Duane. La Favre si è dichiarata colpevole a novembre. La sentenza sarà emessa il prossimo mese.
Denise McBryde, un'ex-insegnante di una scuola privata che è stata condannata a tre anni di carcere per aver avuto una relazione sessuale con un suo studente di 15 anni, a Tampa.
Comunque, probabilmente la più famosa è Mary Kay Letorneau, un'insegnante di Kent (Washington). La storia della Letorneau è balzata nelle prime pagine di tutta la nazione quando la sua relazione con uno studente di 13 anni ha prodotto 2 bambini.
"La gente comune pensa che sia raro, ma non lo è per niente", dice Deborah Hermon, una psicologa che lavora a Boca Raton. "L'idea per cui una donna o una madre - qualcuna che si suppone debba rappresentare il meglio per quanto riguarda la 'protezione'- possa abusare di un bambino, è talmente angosciosa e penosa che le persone non vogliono nemmeno prendere in considerazione la questione. Ma il problema è molto più diffuso di quanto la gente creda."
In base alle cifre del Dipartimento di Giustizia le donne accusate di crimini a sfondo sessuale contro bambini sono appena il 3%. Ma la Hermon dice che la maggior parte dei casi che coinvolgono donne o non vengono segnalati oppure le donne non vengono condannate. La Hermon dice che è difficile ottenere il DNA e altre evidenze fisiche quando ad essere abusato è il maschio. "E spesso i bambini avvertono che ci sia in loro una sorta di "marchio di colpevolezza" per essere stati vittimizzati da una donna", dice la Hermon. La madre della vittima di Amy Duane dice che lei non ha mai pensato nemmeno una volta che una donna potesse essere una "pedofila", finchè non ha dovuto constatare la dura realtà nella sua famiglia.

Settimanale Anna - aprile 2004
Maria, quattro anni, entra con la mamma nello studio di una pediatra. Il medico conferma i sospetti dei genitori: la bambina ha un'infezione vaginale. La pediatra prescrive la cura, consiglia di far indossare alla bambina slip più aderenti, e di vietarle di sedersi a terra. Un giorno, la madre vede Maria armeggiare con un pennarello fra le gambe. La sgrida, le spiega che fa male a fare quel gioco, perché certamente è stato causa della sua malattia. Maria ribatte che quel gioco "glielo ha insegnato la maestra": quindi, si può fare. La mamma ammutolisce e corre al telefono. La classe della scuola materna che Maria frequenta ha 12 alunni. La madre di Maria rintraccia, una per una, le altre madri. Si consultano, si riuniscono, si accordano sul modo migliore per interrogare i propri figli. Dai racconti dei bambini emerge un quadro dettagliato: la maestra avrebbe accompagnato i piccoli in bagno per "giocare" con loro, con pennarelli e altri oggetti.
Giovanni, cinque anni, si comporta in modo strano. La madre, che per lavoro trascorre molte ore fuori casa, decide di tenerlo d'occhio per un po'. Un pomeriggio rientra prima del previsto e trova questa scena: il bambino piange, disperato; la babysitter è nuda dalla vita in giù. L'accusa per la ragazza (italiana, incensurata) sarà "violenza sessuale". La babysitter avrebbe costretto il piccolo a fare sesso orale con lei, dietro minacce e ricatti. I genitori, che non sospettavano nulla, sono sconvolti. Ora il bambino è in cura da una psicologa.
Il caso più recente riguarda ancora una volta una babysitter, a Milano. Trent'anni, straniera, è stata arrestata con l'accusa di maltrattamenti, violenze e molestie sessuali su due bambini di otto e cinque anni che le erano stati affidati dai genitori. Secondo il racconto dei piccoli, lei li avrebbe seviziati con arnesi da cucina. Rinchiusi per ore, nudi, nel box doccia. Terrorizzati e ricattati con minacce continue, tipo: "Se lo racconti a tua madre, ti ammazzo il cane".

massimilianofrassi.splinder.com 25 gennaio 2005
Pedofilia: retata in Francia, 68 fermi di polizia
PARIGI - Sessantotto persone - uomini e donne, di tutti gli ambienti sociali e di età compresa fra i 16 e i 60 anni - sono stati sottoposti a fermo di polizia in seguito ad una retata antipedofilia che ha interessato tutto il territorio francese. I sospetti sono stati fermati nell'ambito di un'inchiesta aperta dalla magistratura di Colmar, nel nordest della Francia, per "detenzione e diffusione di immagini pedofile". Sono state compiute numerose perquisizioni domiciliari, definite positive da fonti di polizia, che
hanno portato alla scoperta e al sequestro di migliaia di foto, film e dvd a carattere pedofilo, che venivano scambiati via internet.

La Repubblica 15 agosto 2005
Faceva sesso con uno studente: arrestata insegnante inglese. La donna aveva fino a 4 incontri a settimana con un tredicenne. Molti i precedenti negli Stati Uniti, finiti anche con il matrimonio. Gb, in carcere una insegnante per aver fatto sesso con un allievo.
LONDRA. Quindici mesi di prigione per aver fatto sesso con un ragazzino. E' la condanna inflitta ad una insegnante britannica di 32 anni, denunciata per aver avuto rapporti con uno dei suoi allievi. La donna è stata condannata oggi a 15 mesi di prigione senza i benefici. Hannah Grice, sposata e madre di due bambine, è stata anche condannata a essere iscritta per 10 anni nella speciale lista dei delinquenti sessuali. Secondo l'allievo adolescente - che all'epoca dei fatti, avvenuti tra il 2003 e il 2004, aveva tra i quattordici
e i quindici anni - gli incontri con l'insegnante avevano luogo fino a quattro volte alla settimana, nell'abitazione della professoressa.
Non è la prima volta che le cronache si occupano di episodi simili. In particolare negli Usa, molte insegnanti sono finite nei guai per essere andate a letto con allievi minorenni. A marzo una insegnante di 30 anni delle scuole superiori è stata arrestata e incriminata a Sacramento, in California, dopo essere stata sorpresa a far sesso con un alunno di 16 anni mentre il figlio della donna, un bambino di due anni, assisteva alla scena dal sedile posteriore.
Pochi giorni dopo un' insegnante delle medie di 37 anni della West Virginia, Toni Lynn Woods, è stata arrestata per abuso su minori e ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali completi con tre studenti e di aver fatto sesso orale con altri due.
Debra Lafave, un'altra maestra accusata di avere sedotto un alunno di 14 anni in Florida, durante il processo ha giocato il tutto per tutto affermando di essere pazza. La donna ha affermato di avere avuto rapporti sessuali con l'alunno mentre era sotto il trauma di un matrimonio fallito e di un lavoro, in una piccola scuola media di Tampa, che non le dava alcuna soddisfazione.
E Pamela Turner, 27 anni, bella, bionda, appariscente insegnante di educazione fisica e allenatrice di basket se l'è cavata con nove mesi di carcere: rischiava una condanna fino a cento anni. La maestra elementare di McMinnville, nel Tennessee, ha avuto a più riprese rapporti sessuali con uno studente di 13 anni, allievo dello stesso istituto scolastico dove lei insegnava. C'è stata qualche polemica per la pena mite: c'è chi
sostiene che l'avvocato difensore ha giocato la carta della sensualità della cliente.
Ma sicuramente il caso più celebre è quello di Mary Kay Letourneau, uscita dal carcere dopo aver scontato sette anni e mezzo per aver fatto sesso con un suo alunno della prima media, Vili Fualaau. La coppia (43 anni lei, 22 lui) ha avuto due figli e ha celebrato il matrimonio il 21 maggio scorso.

antifeminist.altervista.org 2 marzo 2006
Pedofila stupra bambino di 4 anni.
Una donna di 37 anni, impiegata in un day-care center di New York, ha ammesso di aver ripetutamente stuprato un bambino di 4 anni. Khemwhatie Bedessie, questo il nome della donna, ha intrattenuto rapporti sessuali con il bambino di 4 anni almeno 3 volte in un arco di tempo tra gennaio e la prima settimana di febbraio.
Il 20 Febbraio il bambino ha raccontato alla madre di esser stato costretto da Khemwhatie Bedessie a seguirla in bagno, dove poi sarebbe stato stuprato dalla donna. La madre del bambino ha quindi allertato le autorità e poco più tardi ottenuto una confessione di colpevolezza da parte della Bedessie.
Da quanto è emerso dalle indagini investigative, pare che la Bedessie era solita abusare del bambino tra le 7 e le 9 del mattino, ovvero prima che arrivassero gli altri insegnanti del day-care center.

www.corriere.it 10 ottobre 2006
Racconto choc di Bevilacqua - “Così fui violentato”
MILANO: Un bambino di sei anni e mezzo sta disteso sulla riva del grande fiume, nudo, sotto il sole. È giugno, fa caldo, c’è intorno il silenzio meridiano di Pan. Appare dal nulla una donna, una folle vagabonda accompagnata da due cani: «E io la ricordo ora come se l’avessi qui davanti, in questa stanza: non l’avevo mai vista prima, ai miei occhi infantili sembrò gigantesca, quasi oscurava il sole». La donna afferra il bambino e lo sevizia: «Ero uno straccio di carne». Lei è come un’orchessa sfuggita alla boscaglia arcana del Po; o una «vaghezia», in dialetto parmigiano, cioè un miraggio
che fluttua tra le sabbie e le acque tremolanti, nella canicola. Ma una «vaghezia» che segna la fine dell’infanzia, dell’innocenza, «anzi, la fine di tutti i sogni sull’universo femminile»; il passaggio dal paradiso terrestre a un mondo di caos.

www.ecpat.it 02 marzo 2007
La zia si infilava nel letto del nipotino e lo stuprava, chiesto il rinvio a giudizio.
Zia di un bimbo di 10 anni, è accusata di averlo stuprato, inducendolo ad avere rapporti sessuali con lei. A denunciare la donna è stata la sorella, quando un parente si è reso conto di quanto avveniva nella camera da letto. I reati contestati alla donna, 29enne - originaria del Salvador, come la vittima - sono avvenuti due anni fa.
La donna ha raggiunto in Italia la famiglia della sorella e ha abitato con lei e i suoi due figli piccoli. Dato lo scarso numero di stanze, zia Gloria dormiva in camera con i bambini e il cugino del padre. E' stato quest'ultimo a rendersi conto di quanto accadeva di notte.
La zia entrava nel letto del bambino e lo induceva ad avere rapporti sessuali,
malgrado lui tentasse di respingerla. La madre dei bambini ha deciso di sporgere querela e la sorella è scappata, rendendosi oggi irreperibile.
Per la donna ora è stato chiesto il rinvio a giudizio con le accuse di atti sessuali con minorenne e violenza sessuale. Il pubblico ministero Laura Amato contesta all'imputata una particolare condotta insidiosa nei confronti della vittima, lo sfruttamento del legame affettivo e delle condizioni di superiorità psicologica rispetto al bambino.
Sentito durante un incidente probatorio, il bimbo ha confermato tutte le accuse.

www.ecpat.it 18 marzo 2007
La denuncia di don Di Noto: aumentano le pedofile
E' allarme per la pedofilia femminile. Lo segnala don Fortunato Di Noto, fondatore dell'associazione Meter per la tutela dei bambini. "Non dimentichiamo che - anche se in percentuale minima, ma crescente - il 4-7% delle violenze o della detenzione di materiale pedopornografico è compiuto da donne", dice il sacerdote e ricorda come "a livello internazionale le pedofile hanno una rivista cartacea e una radio online e sono numerosi i blog di donne pedofile (n. 36 denunciati alla Interpol e alla Polizia Postale
da Meter)". Hanno anche un simbolo, un cuore (uno grande che contiene uno piccolo). ''Non di rado, dice don Fortunato Di Noto, ci siamo imbattuti in foto (2% circa) raffiguranti espliciti atteggiamenti sessuali tra minori e una donna adulta''.
"Nell'immaginario collettivo il termine 'pedofilia' viene associato al sesso maschile" sottolinea la sociologa e criminologa Nicoletta Bressan, socia e consulente
dell'associazione Meter, secondo la quale la pedofilia ''è considerata come la
maggioranza delle parafilie, una patologia rara nel sesso femminile''; ma,
''contrariamente a quanto si pensa, complice la mancanza di informazione, la parafilia colpisce anche le donne, contraddicendo il tradizionale giudizio clinico che ha sempre sostenuto la rarità delle perversioni nelle donne''.

www.ecpat.it 18 marzo 2007
Pedofilia. Faceva asilo nido in casa: trovato intero archivio di materiale pedopornografico
C'è anche un vasto archivio pedopornografico nella vicenda di pedofilia scoperta dai Carabinieri e nella quale sarebbe coinvolto anche un uomo, che risulta convivente di Monica Chirollo; ma in realtà non avrebbe mai risieduto ad Arzachena, l'uomo abita a Como e su di lui starebbero indagando i militari del locale Comando; su questa parte dell'inchiesta e sull'archivio dell'arrestata, gli investigatori mantengono un assoluto riserbo.
''Sulla vicenda - hanno spiegato i Carabinieri del Comando provinciale di Cagliari - per motivi di riserbo istruttorio possiamo dire pochissimo, forse il 5% di quello che abbiamo accertato. La necessità di rendere nota la vicenda e il volto della donna accusata di abusi sessuali sui bimbi affidati alle sue cure, nasce dalla certezza che Chirollo, negli ultimi tre anni, ha reiterato il suo comportamento oltre che nella sua casa di Arzachena, dove aveva realizzato una sorta di asilo nido, anche nel cagliaritano, dove è partita l'inchiesta, e in altre località''.
L'appello degli investigatori punta anche a mettere in guardia i genitori: ''attenti a chi affidate i vostri figli''. I Carabinieri hanno raccontato che alla scoperta della vicenda si è arrivati grazie alla sensibilità di una volontaria dell'assistenza ospedaliera e alle capacità professionali di due sottufficiali della Compagnia di Iglesias che hanno cominciato gli accertamenti, coinvolgendo successivamente i colleghi del Reparto operativo provinciale.
Monica Chirollo sarebbe entrata in contatto con la bimba straniera, che oggi ha 9 anni, dopo che la madre aveva fatto un appello su una televisione locale: ''Aiutatemi, devo essere ricoverata in ospedale e non ho nessuno che si possa occupare di mia figlia''.
Poche ore dopo Chirollo si era messa in contatto con la famiglia straniera e,
sostenendo di essere spinta da spirito filantropico, si era trasferita nel cagliaritano portando cibarie e giocattoli.
Tranquillizzata dalle manifestazioni di affetto e dall'apparente filantropia della donna, la madre le aveva affidato la custodia della bimba.
I primi sospetti sarebbero nati quando la bambina avrebbe cominciato a manifestare comportamenti inconsueti, rifiutando di farsi aiutare dagli adulti nelle pulizie personali.
I Carabinieri avrebbero trovato le prove degli abusi sessuali compiuti da Chirollo, grazie a riscontri oggettivi che avrebbero confermato i racconti fatti dalla piccola vittima agli psicologi.
Particolarmente importante, ai fini degli sviluppi dell'inchiesta, l'archivio
pedopornografico (definito sconvolgente anche da Carabinieri che hanno partecipato alle riesumazioni nelle fosse comuni in Kossovo) nel quale sarebbero ritratte le piccole vittime della donna, tutte di età inferiore ai 10 anni. Chirollo, secondo le risultanze investigative, avrebbe appuntato le sue attenzioni prevalentemente sulle femminucce.
La donna è stata arrestata nella sua casa di Arzachena, in esecuzione di un ordine di custodia cautelare emesso dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Cagliari, e rinchiusa nel carcere ''San Sebastiano'' di Sassari.

www.ecpat.it 26 aprile 2007
Turismo sessuale femminile: donne in cerca di sesso
Crisi di coppia, del maschio italiano, dei valori... Quale che sia la ragione, anche le donne del Belpaese sono state contagiate dal malcostume del sesso a pagamento lontano dai confini nazionali. Perché quel che accade all'estero, resta all'estero.
Soltanto negli ultimi anni le italiane rappresentano dal 3 al 5% dei turisti in cerca di sesso. Lo denuncia il Rapporto 2006 Eurispes-Telefono Azzurro su Infanzia e Adolescenza. L'identikit della donna a caccia di giovani amanti a pagamento è presto tracciato: sono per lo più single e neodivorziate; scelgono mete come Gambia, Senegal, Marocco, Kenya, oltre a Cuba e Giamaica. Vanno, insomma, in cerca di quello che volgarmente si chiama il "big bamboo"... Anche l'età media, che fino a qualche anno fa si aggirava attorno ai 40 anni, oggi si sta abbassando molto, grazie soprattutto ai voli low cost che consentono alle più giovani di raggiungere facilmente mete esotiche, dove l'offerta è altissima.
Il turismo sessuale è un fenomeno che sta assumendo caratteristiche e proporzioni che vanno ben oltre le relazioni, seppur a pagamento, tra gli avventurieri occidentali e le bellezze del posto. E sebbene la donna che va all'estero a caccia di gigolò faccia ancora notizia e rappresenti più che altro un fenomeno di costume che ancora incuriosisce molto, quello con cui ci si deve confrontare è un vero e proprio sistema di sfruttamento della prostituzione. Il fenomeno assume connotati ancora più gravi quando le vittime di questa nuova schiavitù sono minori, che spesso sono venduti
dalle famiglie più indigenti, con il beneplacito delle autorità, che chiudono un occhio pur di veder triplicare il numero di turisti. In Gambia, per esempio, il 70% della popolazione ritiene che il sesso sia la principale ragione del turismo europeo nel proprio Paese. Davvero le donne vogliono rendersi complici di tutto questo? L'emancipazione a volte prende vie misteriose.

www.ecpat.it 12 aprile 2007
Pedofilia: Filmavano abusi, arrestata coppia a Cagliari.
Adescavano bambini anche con deficit mentali e poi ne abusavano. Spesso filmavano con una piccola telecamera gli atti sessuali. In manette per pedofilia sono finiti Sara De Vecchi, 23enne di Novara e Roberto Muscas, 40enne di Santadi, entrambi residenti a Borgomanero (Novara). I dettagli dell'operazione dei Carabinieri sono stati resi noti dal maggiore Daniel Melis nel corso della conferenza stampa che si è svolta questo
pomeriggio a Cagliari.

www.mobilitazionesociale.it 18 giugno 2007
Se è vero che le statistiche mostrano che la maggior parte degli abusi sessuali su bambini sono compiuti da uomini, non bisogna però dimenticare che tra i molestatori figurano anche delle donne. Nel 1994 il National Opinion Research Center mostrò che la seconda forma più comune di abuso sessuale su minori riguardava donne che avevano molestato ragazzi. Per ogni tre molestatori maschi ce n'è uno di sesso femminile. Le statistiche sugli abusi compiuti da donne sono più difficili da ottenere perché il reato è più nascosto. (Intervista con il Dr. Richard Cross, "A Question of
Character,", National Opinion Research Center; cf. Carnes). Inoltre le loro vittime più frequenti, i ragazzi, hanno una minore tendenza a denunciare gli abusi sessuali, specialmente quando il colpevole è una donna (O'Leary, "Child Sexual Abuse").

oreius.altervista.org 22 settembre 2007
La canadese Linda Halliday-Sumner, consulente nei casi di abusi sessuali su minori, segnala che negli ultimi dieci anni si è verificato un enorme incremento dei casi di pedofilia femminile: nei 325 casi da lei seguiti, più di un centinaio erano dovuti ad abusi sessuali su minori da parte di una donna.
Studies in the 1980s by researchers David Finkelhor and Diana Russell estimated that in the United States about 14 percent of abuse cases involving boys were perpetrated by females. Studi nel 1980 da ricercatori David Finkelhor e Diana Russell stimano che negli Stati Uniti circa il 14 per cento dei casi di abusi che coinvolgevano ragazzi erano perpetrati da
femmine. About 6 percent of the cases were of women who abuse girls. Circa il 6 per cento dei casi sono di donne che abusano di bambine.

ANSA domenica 27 gennaio 2008
Pedofilia: Asilo Vallo della Lucania, chiesto rinvio a giudizio per suor Soledad.
Vallo Della Lucania (Salerno), 25 Gennaio.Rinvio a giudizio per Suor Soledad, archiviazione per gli altri indagati. Queste le richieste avanzate dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania al Gip del Tribunale vallese a proposito dell'inchiesta su un presunto giro di pedofilia nel piccolo centro cilentano. Al centro delle indagini, avviate due anni fa, la suora peruviana Carmen Verde Bazan, di 25 anni, nota come suor Soledad, finita in carcere con l'accusa di violenza sessuale nei confronti di 27 bambini tra i 3 e i 5 anni che frequentavano un asilo di Vallo della Lucania gestito da
religiose. Richiesta di archiviazione, al contrario, per gli altri indagati, almeno dieci, tra i quali un muratore e un fotografo del posto; tra le ipotesi d'accusa, la prostituzione minorile, la pornografia minorile e la detenzione di materiale pornografico.

www.corriere.it 25 marzo 2008
Gli italiani in testa alle classifiche. Ottantamila l’anno in cerca di minorenni.
Sono oltre 80.000 i viaggiatori che ogni anno lasciano la Penisola per andare a caccia di sesso proibito, con bambini e adolescenti; non solo pedofili (il 3% del totale), ma soprattutto uomini e donne normali. Ma nella primavera 2008, per Ecpat Italia è di nuovo allarme rosso. “Negli ultimi anni, spiega il presidente, l’avvocato Marco Scarpati, l’italiano ha scalato pesantemente i primi posti di questa terribile "classifica": se prima in alcuni Paesi eravamo fra le prime 4-5 nazionalità, oggi siamo i più presenti
in Kenya (il 24% dei clienti di prostituti/e minorenni è italiano, contro il 38% di "locali"), Repubblica Dominicana, Colombia...”. Si abbassa l’età del turista sessuale, “che non corrisponde più al cliché del vecchio ricco e bavoso”. La media è intorno ai 27 anni e c’è poi il mondo inesplorato del turismo sessuale femminile, “fatto di donne dal reddito e livello culturale alti”.

www.corriere.it 1 febbraio 2008
Norma Giannini, che ora ha 79 anni, ritenuta colpevole di molestie negli anni ‘60 ai danni di due alunni Milwaukee (Wisconsin).
Un nuovo scandalo sessuale si abbatte sulla chiesa cattolica statunitense. Norma Giannini, una suora italo americana di 79 anni è stata condannata a un anno di reclusione e a dieci con la condizionale per aver abusato ripetutamente di due suoi alunni di 12 e 13 anni negli anni ‘60. Teatro delle molestie sessuali, descritte come “baci e palpeggiamenti”, fu la scuola media cattolica St. Patrick di Milwaukee di cui era suor Norma era la direttrice. Secondo quanto riferisce il “Chicago Tribune” la Giannini ha anche ammesso in un’inchiesta interna dell’arcidiocesi di Milwaukee di aver
abusato di almeno altri quattro minori.
Nel 1992 è stata rimossa dall’incarico. I responsabili della prelatura vennero a conoscenza del caso la prima volta nel 1992 ma, come scrive il giornale, non informarono le autorità, limitandosi a rimuoverla da ogni incarico. La procura riuscì a istruire il caso solo nel 2005, dopo che le vittime, James St.Patrick e Gerald Kobs, denunciarono i fatti.
I due, ormai quarantenni, erano presenti in aula al momento della sentenza. Hanno raccontato di come i traumi subiti abbiano condizionato la loro vita e si sono detti delusi dall’entità della pena. Condanna che sarà scontata non in una prigione normale ma in una Casa di Correzione, come ha stabilito il giudice viste le cattive condizioni di salute della suora. Kobs ha spiegato di aver pensato più volte al suicidio mentre St.Patrick ha confessato di aver cercato consolazione dopo la scuola negli stupefacenti e nell’alcol e di aver perso la fede.
Suor Norma, che in aula ha chiesto scusa per gli abusi commessi, originaria di Chicago entrò in convento a 18 anni. Iniziò a insegnare nel 1949 alla St.Paul of the Cross di Park Ridge, e in seguito in altre scuole cattoliche a Chicago e infine nel 1964 arrivò a Milwaukee. Dopo cinque anni tornò in Illinois. Alla psicologa dell’arcidiocesi che gli chiese cosa, secondo lei, i ragazzi pensavano di quello che gli faceva, suor Norma rispose: “Si stavano divertendo…Quanti adolescenti potevano resistere a questa opportunità?”.

Il mattino di Padova 19 Aprile 2008
Insegnante accusata di atti di libidine.
Palermo. La vicenda risale a quasi 10 anni fa: la professoressa avrebbe avuto rapporti con tre dodicenni. La docente è ora sotto processo per aver fatto sesso con minori. Di giorno faceva l’insegnante, il pomeriggio dava ripetizioni e iniziava al sesso i suoi stessi giovanissimi alunni. Succede a Palermo, dove una trentenne è adesso sotto processo per “atti sessuali con minori”.

La realtà che traspare da questi articoli, ci fa capire che il fenomeno della pedofilia nella sua variante al femminile esiste ed è presente anche sul nostro territorio.
Quando parliamo di pedofilia, subito la identifichiamo con il genere maschile. Chi fa del male a un bambino non può essere donna perché la donna possiede l’istinto materno che non le permetterebbe di scendere a tali mostruosità.

Un articolo apparso sul DailyMail il 4 novembre 2006 è un esempio dell’accostamento pedofilia generemaschile.
L’articolo, racconta che a bordo di un aereo della British Airways è stato
chiesto ad un uomo di spostarsi di sedile perché il regolamento della compagnia vieta ai bambini non accompagnati di sedersi di fianco ad ogni adulto di sesso maschile.
"Come compagnia aerea con un obbligo di attenzione verso i nostri clienti, è nel nostro regolamento assicurarci che, ove possibile, nessun minore non accompagnato sieda di fianco a maschi adulti. Ci scusiamo se il Sig. Kemp si è sentito offeso dalla nostra richiesta, ma dobbiamo bilanciare i bisogni del bambino con quelli dell'adulto. Il regolamento è in atto come precauzione e nel migliore interesse e benessere dei bambini che viaggiano da soli." La British Airways, però, non è l'unica compagnia aerea al mondo che adotta questo regolamento. La Qantas e la Air New Zeland (due compagnie aeree australiane) balzarono agli onori della cronaca per un caso simile a
quello capitato pochi giorni fa al Sig. Kemp. Nel 2005 infatti un altro "incidente" avvenne durante un volo della Qantas con rotta da Christchurch ad Auckland. In questo caso la vittima di discriminazione fu Mark Mosley, a cui una hostess ordinò di cambiare posto perchè "la policy della compagnia prevede che solo alle donne viene consentito di sedersi accanto a bambini non accompagnati".
La pedofilia è un fenomeno largamente sommerso riferito per lo più alla cerchia familiare, che secondo il Censis rappresenta almeno 85% dei casi. Secondo i dati forniti a febbraio 2008 dal Ministero di Grazia e Giustizia, sono più di mille i detenuti nelle carceri italiane accusati di reati di pedofilia, abusi e violenza sessuale su minori.
Nello specifico, sono soprattutto uomini italiani la maggioranza dei reclusi (824); seguono i pedofili stranieri (400) e 98 donne, di cui 45 di nazionalità italiana e 53 straniera.
In qualunque ricerca, le madri risultano sempre all'ultimo posto tra gli autori di reati sessuali su minori e in percentuali insignificanti. La bassa percentuale delle donne denunciate non rispecchia però la realtà: si pensa ci sia un sommerso molto più consistente. I dati registrati in questi ultimi anni, dall'esperienza dell'equipe di neuropsichiatria infantile dell'ospedale Bambin Gesù di Roma, evidenziano, per esempio, una certa rilevanza del fenomeno. Secondo una ricerca effettuata nel 1995 su 250 casi trattati, le madri sarebbero nell'11% dei casi le autrici degli abusi sessuali
intrafamiliari su figli minori, al terzo posto dopo i padri e i conviventi.
Gli abusi delle madri sui figli sono molto difficili da scoprire soprattutto perché sono mascherati dalla pratica di accudimento e dall'affettività materna. Molti atti di libidine, si nascondono infatti nei bagni e nei lavaggi intimi, nelle applicazioni superflue di creme sui genitali dei figli di entrambi i sessi, nel condividere con questi ultimi fino all'età adolescenziale il letto o le carezze erotiche, arrivando anche al rapporto completo. Tutti questi comportamenti sono naturalmente perversioni materne, spesso anche molto sottili, difficilmente riconoscibili e che non riescono ad emergere se non in terapia.
Il senso comune censura immediatamente il pensiero che una donna potrebbe avere desideri incestuosi verso i suoi figli e se emerge che esagera nel fare il "bagnetto" al figlio o ad utilizzare le creme, si preferisce credere che abbia la fobia dell'igiene se non addirittura scusarla, perché inconsapevole dei suoi gesti e delle conseguenze che questi possono avere sullo sviluppo psico emotivo del figlio. Fino a non molti anni fa, quasi si pensava fosse "naturale", o comunque era un "eccesso" che veniva tollerato
dal sentire comune, in nome dell’esclusività del rapporto tra madre e figlio.
(www.psychomedia.it).
Quando ci troviamo di fronte ad un comportamento criminale al femminile, assistiamo ad una disparità di trattamento perpretata non solo dalla gente comune ma anche dal sistema giudiziario. Uno studio del governo degli Stati Uniti, (United States Sentencing Commission - November 2004), risalente a due anni fa, ha portato alla luce una realtà allarmante su come le donne vengano "discriminate positivamente" nelle aule dei tribunali, vedendosi comminare pene più leggere degli uomini per lo stesso reato.
Secondo il “Journal of criminal justice”, (Nagel & Johnson, 1994; Segal, 2000; Schazenbach, 2004) l'analisi dei dati e dei casi giudiziari suggerisce che le attitudini paternalistiche dei giudici verso le donne tendano a ritenere le donne più vulnerabili, degne di comprensione, e in definitiva meno responsabili degli uomini.
Un esempio recente è quello dell’insegnante Sarah Bench-Salorio, condannata nel 2005 per aver sessualmente molestato ragazzini di 11, 12 e 13 anni. L'imputata era di fronte ad una possibile condanna di oltre 60 anni. Il giudice però l'ha condannata ad appena 6 anni.
Nell’ agosto del 2006, un giudice americano ha causato forti proteste per la sua decisione di mettere in libertà una donna, trovata in possesso di rivoltante materiale pedopornografico di bambini fino ai 5 anni di età. Julie Lowe, un'operaia ferroviaria, scaricò da internet immagini e video di carattere pedopornografico: alcuni mostravano bambini in scene di sesso "bondage" e sadomaso. Due dei filmati scaricati erano della "categoria 5", ovvero il livello più grave di materiale pedopornografico. La Lowe ha
dichiarato alla Corte di Leicester Crown di aver visionato i video solamente per curiosità. Ma le 43 disgustose immagini di pedopornografia sono state scaricate lungo un periodo di ben 2 anni. La polizia ha fatto irruzione nella casa della Lowe grazie alle segnalazioni di agenti di polizia in Norvegia e Danimarca. La Lowe, una single di 45 anni, ha riconosciuto i 9 capi di accusa riguardo al materiale pedopornografico da lei posseduto. Il giudice pur avendo descritto il materiale sequestrato come "spregevole, e profondamente ripugnante", ha ritenuto di limitare la pena ad un ordine di
riabilitazione comunale della durata di 3 anni, con l'obbligo di partecipare ad un programma di trattamento per i molestatori sessuali e 100 ore di servizio per la comunità. (antifeminist.altervista.org)
Negli ultimi anni sembra esserci stato un incremento esponenziale dei casi di pedofilia al femminile e tale fenomeno è particolarmente accentuato e ben visibile negli Stati Uniti. L'aumento della casistica di questo tipo di crimine confermato dalla cronaca nazionale e internazionale, non è dovuto ad un effettivo incremento del fenomeno, quanto piuttosto ad un'accresciuta sensibilità verso di esso, sia da parte degli operatori sanitari e sociali, sia da parte della società.
Quello che differenzia la pedofilia femminile odierna da quella del passato è la sua espressione manifesta, la sua patologica volontà di uscire allo scoperto, quasi per voler rivendicare un posto accanto a quella maschile. (L. Petrone, M. Troiano, 2005).
Ecco allora che debuttano, le prime donne indagate per pedofilia, i primi arresti, le turiste sessuali, la scoperta dei primi siti internet per donne pedofile. Pensiamo per esempio, che se all’inizio del 2004 le associazioni femminili pedofile che agivano su internet erano 5 (M. Valcarenghi, 2007), solo nel 2007 siamo arrivati a 36, come riportato dall’associazione Meter, che da anni si occupa del fenomeno pedofilia. A questo proposito voglio citare la lettera di ordinazione (riportata dall’E.C.P.A.T.) che
una pedofila svedese ha scritto al fornitore di fiducia, dopo aver visto insieme alla sua compagna un film su una bambina, i cui genitali presi a frustate e riempiti di parafina bollente, vengono poi ricuciti con degli aghi: “Vorrei un altro video, scrive la signora svedese, ma questa volta voglio roba più forte. Ho voglia di guardare qualcosa di completo, sa cosa intendo dire: se avete il seguito di quelle scene con gli aghi, per favore mandatemele”.

Conclusioni
Ammettere l’esistenza della pedofilia femminile crea inquietitudine e angoscia in ognuno di noi: non vogliamo accettare l’idea che la donna possa essere una potenziale abusatrice di bambini. Impregnati dallo stereotipo rassicurante che attribuisce alla donna un ruolo passivo e il ruolo del più “debole”, attribuiamo alla figura femminile maggiore sensibilità, un orientamento specifico verso le funzioni di cura e accudimento, intensa affettività e tenerezza.
L'abuso femminile che esce allo scoperto gode di un diverso metro di valutazione, basato sulla credenza che la madre, che ha il compito di proteggere, stia semplicemente prolungando, forse in maniera insolita, ma non colpevole, il suo precedente ruolo protettivo, oppure si considera la donna abusante affetta da severe alterazioni psichiche molto più gravi dell'uomo che compie lo stesso atto.
La realtà dei fatti ci porta però a dover ammettere la possibilità che proprio coloro che dovrebbero essere portatrici del rassicurante istinto materno (e quindi difendere,
curare e amare la propria prole) si rendano autrici di abuso su minori.
Vorrei concludere con questo brano tratto dagli scritti di De Sade. Non si riferisce direttamente alla “donna pedofila” ma credo che queste stesse parole si prestino bene a descriverla:
…Il cammino della virtù qui s’arresta,
addolcendo e cullando tra le docili pareti
di un abisso che il pudore e la gioia non temono…
…….costrette a nascondersi,
a dissimulare,
a mascherare le loro tendenze con atti di bontà …..;
possono così abbandonarsi alle loro inclinazioni
soltanto dietro il velo più fitto,
con le maggiori precauzioni…
e poiché ci sono molte donne cosiffatte,
molte sono le infelici…

De Sade, La Filosofia nel Boudoir

Riferimenti bibliografici:
L. Petrone, M. Troiano, 2005, E se l’orco fosse lei?, Franco Angeli, Milano.
A. Berti, S. Martello, 1995, Incesto: Aspetti antropologici, psicologici e legislativi, In Ricerca medica, n. 1.
M. Valcarenghi, 2007, Ho paura di me, Mondatori, Milano.
Licia Granello, dweb.repubblica.it.
C. Schinaia, 2001, Pedofilia, Pedofilie. La psicoanalisi e il mondo del pedofilo, Bollati Boringhieri, Torino.
Settimanale Anna N. 15 del 13 aprile 2004.
Kaplan H. I., Sadock B. J. 1993, Manuale di psichiatria, Edises. Napoli.
E. Welldon, 1995, Madre, madonna, prostituta, Centro Scientifico Torinese, Torino.
M. Malacrea, A. Vassalli, 1990, Segreti di famiglia, Cortina, Milano.
N. Bressan, 2001, Quando un bambino piange al buio, relazione presentata al Convegno di Novara Perchè i bambini non piangano al buio. Riflessioni sulla pedofilia
Ansa
Il mattino di Padova
Daily mail
V. Picariello, 2008, www.tesionline.it.
www.aquiloneblu.org
www.psicoterapie.org
www.psicologiaforense.it
www.altrodiritto.unifi.it
www.bambinicoraggiosi.com
www.repubblica.it
www.corriere.it
www.sun-sentinel.com
www.ecpat.it


1 commento:

Anonimo ha detto...

ÁNIMO!
YO SOY ESPAÑOL Y EN ESPAÑA NO SE PUEDE VIVIR. CIENTOS DE HOMBRES SON DETENIDOS CADA DÍA POR DENUNCIAS FALSAS RELACIONADAS CON UNA LEY DE VIOLENCIA DE GÉNERO QUE NO HA REDUCIDO EL NÚMERO DE MUERTAS PERO QUE HA LOGRADO ABRIR 850.000 PROCESOS CONTRA LOS HOMBRES EN ESPAÑA. 350 HOMBRES SON DETENIDOS CADA DÍA, EL TESTIMONIO DE LA MUJER ES LA ÚNICA PRUEBA EN LA MAYOR PARTE DE LAS CONDENAS. SE ESTÁN GASTANDO MILLONES DE EUROS EN PROPAGANDA EN CONTRA DE LOS HOMBRES PARA QUE LAS MUJERES PONGAN DENUNCIAS EN LOS PROCESOS DE DIVORCIOS PARA PODER COBRAR SUBVENCIONES, ADEMÁS DE QUEDARSE CON LA CASA DEL MARIDO Y CON LA PENSIÓN.
LA REPRESIÓN QUE VIVIMOS EN ESPAÑA ES TERRORÍFICA, SE HA ENCARCELADO A MILES DE HOMBRES Y EL FEMINISMO DE TODOS LOS PARTIDOS POLÍTICOS PRETENDE QUE ESTO SIGA EN AUMENTO.
SOCORRO!

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