Una vicenda per certi aspetti inimmaginabile, maturata in ambienti ben diversi da quelli che si è abituati a sentire o leggere quando si parla di prostituzione. Non la strada sfruttatrice, non oscuri "protettori",non donne di colore o donne dell’est.
Ma astigiane.
In tribunale ieri ad Asti si è tenuto infatti l’interrogatorio di garanzia a una presunta sfruttatrice astigiana, appartenente ad una famiglia “bene” della città totalmente all’oscuro della vicenda della figlia, 31 anni , che deve rispondere delle accuse gravissime di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nei confronti di due astigiane poco più giovani di lei, una delle quali invalida al 100% per una patologia.
La donna, ieri, difesa dal suo avvocato Patrizia Gambino, durante l’interrogatorio di garanzia, ha scelto di non rispondere in attesa di visionare gli atti. Dopo l’interrogatorio è stata trasferita in carcere a Torino.
Le accuse contenute nell’ordinanza firmata dal pm Fitz, sono durissime.
Emergerebbe un rapporto di amicizia e fiducia costruito con la ragazza invalida, che avrebbe parlato con gliassistenti sociali di “amiche che fanno fare brutte cose”.
Da lì è partita l’indagine ed è stato accertato che il numero di telefono della ragazza era in diversi siti di per incontri sessuali a pagamento.
La donna astigiana arrestata avrebbe gestito gli incontri decidendo orari e tariffe, mettendo il suo alloggio a disposizione e trattenendo una cifra per l”affitto”. Anche l’altra ragazze si prostituiva nello stesso alloggio (in zona nord della città).
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