28 settembre 2017

La polizia: nessuno stupro a Chiaia, indagata la donna che denunciò su Fb

 Svolta nell'indagine sulla presunta violenza a San Pasquale a Chiaia

 Scrive su Facebook: "Sembrava una scena da arancia meccanica. Sono stati tre uomini sui venticinque anni: maglietta e pantaloncini con una catena da chiavi appesa alla tasca e un marcato accento napoletano, nessun tatuaggio. Mi hanno spinto nel portone e mi hanno detto “Ora ci divertiamo”.

Dettagli di uno stupro nei giorni in cui le violenze sulle donne nelle grandi città italiane sono oramai diventate motivo di grosso allarme. In questo caso la vittima racconta quanto ha subito, la notte dello scorso 25 luglio, in via San Pasquale a Chiaia. Primo caso nel quartiere bene, nell’androne di un elegante edificio sede del Bed & breakfast dove è ospite la trentasettenne siciliana. Piovono i commenti e l’indignazione sul profilo del social network. Due mesi dopo la polizia accerta: non c’è stato alcuno stupro in quell’androne, neanche il tentativo di una violenza. La ragazza che ha denunciato è ora indagata per simulazione di reato.

Indagini tecniche alla base della scoperta che punto per punto smontano il racconto di Camilla. Lei aveva detto di quei tre nell’androne che l’avevano aggredita quando, prima della partenza, come da accordi con la proprietaria del Bed & breakfast, era scesa per buttare la spazzatura. "E’ stato agghiacciante, riuscivo solo a gridare. Sono andati spediti nell’angolo: il primo ha cominciato a violentarmi, il secondo è stato interrotto da un ragazzo che è uscito dall’ascensore e li ha fermati. Volevano farlo partecipare, poi lo hanno colpito alla faccia e se ne sono andati sistemandosi i pantaloni. Ridevano. Come se uscissero dal bagno di un bar. Ancora non riesco a crederci. Ero paralizzata come il ragazzo che mi ha aiutato. Non so chi sia".

Dopo lo stupro Camilla era risalita nella sua camera per poi tornare in Sicilia il successivo riservandosi di presentare la denuncia ma raccontando subito tutto su Facebook. Era poi stata la polizia siciliana a rintracciarla per sentire la sua versione di quanto accaduto.

Intanto si mettono al lavoro i poliziotti della squadra mobile del vice questore Luigi Rinella e del commissariato San Ferdinando del vice questore Maurizio Fiorillo. Seguono tutto nei dettagli, a cominciare dalle telecamere. Ci sono, riprendono e registrano dall’esterno l’androne del palazzo del presunto stupro. Vengono studiate le registrazioni di quella notte, ma in un intervallo più ampio di quello indicato dalla presunta vittima. Chi entra o esce dal palazzo viene identificato.

Tutti hanno un motivo per essere lì, e non si tratta mai di tre giovani che poi si appostano nell’androne. Altro dettaglio: Camilla, che aveva prenotato una doppia insieme ad un amico napoletano per due notti e aveva poi prolungato il soggiorno di altre 48 ore, aveva parlato della violenza nel buio del cortile interno. Ma lì ci sono due crepuscolari con timer, il cortile si illumina ad ogni passaggio, la luce resta accesa se qualcuno resta nell’androne.

Eppure non c’è mai nessuno, accertano le indagini, dalle undici di sera alle tre del mattino del presunto stupro. Infine i messaggi Whatsapp che Camilla invia alla proprietaria del Bed & breakfast, ringraziandola, il giorno dopo la violenza, per lo splendido soggiorno. In particolare si scusa: «Ho dimenticato di buttare la spazzatura. L’ho mollata vicino alla porta e poi l’ho lasciata lì». Versione confermata dalla titolare della struttura ricettiva e dalla cameriera. Il sacchetto dei rifiuti era rimasto nell’appartamento, la donna siciliana non l’aveva mai portata all’ingresso. Eppure Camilla ha raccontato di essere stata violentata nell’androne proprio quando era scesa a gettare la spazzatura.

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