Ha perseguitato il figlio trentunenne per anni, lo ha preso a sberle
e lo ha colpito ripetutamente con pugni in testa e alla schiena. E
ancora: gli ha mandato più di duecento messaggi minatori («Ti taglio la
gola», «Assassino», «Hai ucciso tuo padre e vuoi uccidere anche me, ti
guarderò bruciare, non sei più figlio mio»), ha picchiato la sua
fidanzata, gli ha fatto almeno una volta una piazzata di fronte alla
porta del bar (pieno di clienti) costringendolo a chiudere il locale
prima del solito e ha tentato di dargli fuoco. Per questo, ieri, per la
63enne Anna Maria Peruz si sono aperte le porte del carcere: a causa dei
continui problemi causati dalla donna già condannata nel 2013 a due
anni e 9 mesi in seguito a una denuncia presentata da figlio per
stalking, violazione di domicilio, danneggiamento, lesioni personali e
incendio ai danni dello stesso e della convivente, nessun ente ha voluto
ospitarla per una misura alternativa alla prigione.
L’ordine di carcerazione è
arrivato il 18 luglio scorso e, dopo i consueti 30 giorni dalla
notifica, adesso la signora Peruz di Calalzo di Cadore, dovrà andrà in
carcere per nove mesi e 15 giorni. Durante la scorsa udienza del giudice
tutelare tenuta dal presidente del tribunale Sergio Trentanovi non si
sono voluti presentare nè gli psichiatri del Sert di Auronzo nè gli
assistenti sociali del Comune di Calalzo e nemmeno i medici della Usl di
Belluno, tanto che lo stesso giudice ha rinviato ad altra udienza per
studiare un progetto di sostegno (e quindi di misura alternativa al
carecere) in favore della donna. Ma di fronte al magistrato, seduto di
fianco alla signora Peruz c’era solo il suo avvocato Andrea Rui che ha
provveduto ad inoltrare al Tribunale di sorveglianza di Venezia come
ultima carta un’istanza di affidamento in prova ai servizi sociali.
I fatti risalgono al novembre del 2010 fino
a quando, dopo due anni, non è stata imposto alla donna il divieto di
avvicinarsi ai luoghi frequentati dal figlio. A metà dicembre 2011,
infatti, la donna completamente ubriaca andò al locale del figlio
ingiuriandolo e minacciandolo di fronte a tutti. E una volta chiuso il
locale la donna non si placò e continuò a sputare sulla porta
d’ingresso. Alla fine dello stesso anno, poco prima delle festività di
Natale, la donna tentò nuovamente d’incendiare l’appartamento del
figlio, appiccando il fuoco a sacchi della spazzatura e ad alcuni album
fotografici, posti davanti all’ingresso dello stabile. In prima battuta,
il pubblico ministero Simone Marcon aveva chiesto per la donna una
condanna a 2 anni 8 mesi, chiedendo l’assoluzione per il tentativo di
incendio. Il giudice però ha deciso di condannarla a due anni e 9 mesi
per violazione di domicilio, stalking, lesioni e danneggiamento. Quella
condanna ora è definitiva e la donna deve scontare 9 mesi e 15 giorni,
questo nonostante per lungo tempo sia stata ricoverata in un reparto di
psichiatria perché soggetto «affetto da disturbo bipolare in fase
depressiva».
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/1-agosto-2014/mamma-stalker-picchia-figlio-31enne-condannata-carcere-9-mesi-223668977462.shtml
1 agosto 2014
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