26 agosto 2012

Definizione di “femminicidio” secondo il ddl n. 3390 (PD) “Norme per la promozione della soggettività femminile e per il contrasto al femminicidio”
Pag. 1 della relaz, introdutt.:
Nel 1995, la IV Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite definì la violenza di genere come il manifestarsi delle relazioni di potere storicamente ineguali fra donne e uomini. L’elaborazione teorica accademica utilizza il concetto di femminicidio per identificare le violenze fisiche e psicologiche contro le donne che avvengono in (e a causa di) un contesto sociale e culturale che contribuisce a una sostanziale impunità sociale di tali atti, relegando la donna, in quanto donna, a un ruolo subordinato e negandone, di fatto, il godimento dei diritti fondamentali.

[…] Il concetto di femminicidio comprende, infatti, non solo l’uccisione di una donna in quanto donna, ma ogni atto violento o minaccia di violenza esercitato nei confronti di una donna in quanto donna, in ambito pubblico e/o privato, che provochi o possa provocare un danno fisico, sessuale o psicologico o sofferenza alla donna.
Osservazioni:
Ne consegue che non sono ascrivibili al concetto di “femminicidio” gli eventi omicidiari aventi come autore uno o più uomini, e come vittime una o più donne, in presenza dei seguenti fattori scriminanti:

1. capacità di determinarsi, nell’autore, assente o gravemente scemata, tale da impedirgli, oltre al controllo delle pulsioni, anche un’adeguata rappresentazione psichica della soggettività sessuata della vittima (spesso si osserva, nelle stragi familiari, che il soggetto psicolabile colpisce contestualmente più membri, senza distinzione di sesso); talora conseguente a patologie degenerative senili;

2. rappresentazione parossistica (“senza via d'uscita”) di un grave impedimento/limitazione nella funzione sociale più archetipica, insopprimibile ed inviolabile dell'essere umano, quella genitoriale*;

3. movente di natura non passionale-relazionale, tale che per l’autore – e per l’eziologia omicidiaria - è di nessun rilievo il genere della vittima (si noti che il movente passionale-relazionale può sussistere, invece, anche quando vi sia omogeneità di genere fra autore e vittima, come nei casi in cui si voglia “eliminare una rivale”**):
a) movente economico-patrimoniale*** (non correlato ad obblighi alimentari derivanti da separazione); es.: se l’esasperazione di un uomo culmina nell’omicidio di una moglie che dilapida i soldi nei videogiochi, è del tutto immaginabile che analoga reazione abnorme costui avrebbe nei confronti di altro adulto convivente e con analogo vizio;
b) movente di rancore maturato in ambito professionale (rivalità per carriera, mobbing, ecc.) o in ambito familiare allargato (faida, nella quale si colpisce un membro qualunque della famiglia avversaria per colpire la famiglia nel suo insieme o per vendetta) o in ambito di vicinato****;

4. per rapina; per procurarsi l’impunità da un reato comune (es.: eliminare un testimone);

5. eutanasia (“omicidio per pietà verso la vittima”); a volte coesistente col movente economico (percezione dell’impossibilità, per la famiglia, di “andare avanti”);

6. omicidio su commissione (prevale il movente della mandante; quello dell'esecutore materiale potrebbe essere meramente mercenario o volto a guadagnarsi la gratitudine – talora anche amorosa - dell'ispiratrice).

*:Si veda, in proposito, il celebre ed ineguagliato abstract socio-criminologico “Una scia di sangue” del Dr. F. Nestola
** : Occorre, anzi, chiedersi quid juris, nelle intenzioni delle proponenti del ddl n. 3390, ogniqualvolta la vittima venga colpita in quanto donna da un'autrice-donna (es.: rivalità amorosa, relazione lesbica): anche in tali casi resta forse confermata la tesi secondo cui l'omicidio con movente passionale-relazionale, avente per vittima una donna, è necessariamente il portato di una cultura patriarcale, cultura che però, ontologicamente, non potrebbe che essere un'esclusiva maschile?..
***: Nei fatti di cronaca riguardanti questioni ereditarie spesso si osserva l’uccisione contestuale di più parenti senza distinzione di sesso
****: Paradigmatica, in proposito, l’arcinota vicenda dei coniugi “Olindo & Rosa” di Erba, per i quali non si può certo   affermare che l’aggressione da parte dell’uomo avesse una connotazione peculiare rispetto a quella, parallela e concomitante, della moglie


Definitivamente smascherata la frottola statistica dei femminicidi

L’analisi condotta sui 127 omicidi (commessi in Italia nel 2010) aventi come vittime una o più donne – ed indicati nel ddl 3390 come prova di una presunta “emergenza femminicidio in Italia” (uccisione di una donna in quanto donna, compiuta da un uomo con l’implicita volontà di riaffermare un potere storicamente ineguale fra i Generi) – ha portato ai seguenti risultati:
  • 5 casi: è ignoto il sesso dell’autore
  • 5 casi: fra gli autori vi sono anche donne (esecutrici materiali o mandanti)
  • 3 casi: preterintenzionali
  • 15 casi: compiuti da soggetti incapaci d’intendere e di volere
  • 2 casi: frutto di errore di rilevazione (un caso verificatosi all’estero; nell’altro la vittima risultava contestualmente assassina dell’uomo)
  • 30 casi (31 vittime): movente totalmente estraneo alla sfera relazionale-passionale (e dunque a presunte concezioni “patriarcali” sulle “ineguaglianze di Genere”), ma comune, invece, a centinaia di altri omicidi, compiuti da uomini in danno di uomini (e donne in danno di donne), in Italia, nel 2010; ed in particolare:
  • 12 casi (13 vittime) con movente economico-patrimoniale
  • 6 casi (7 vittime) con movente di rancore maturato in ambito professionale, familiare-allargato, di vicinato
  • 9 casi di omicidio eutanasico
  • 2 casi per rapina o per procurarsi l’impunità da un reato comune
Pertanto, l’analisi criminologica certifica “soltanto” 66 donne uccise da uomini, in Italia, nel 2010, per movente relazionale-passionale.
Peraltro, nello stesso anno, sono stati 18 gli uomini uccisi da donne, in Italia; di questi:
  • 1 caso: compiuto da soggetto incapace d’intendere e di volere
  • 3 casi: preterintenzionali
  • 5 casi: movente economico-patrimoniale
  • 1 caso: per rapina
  • 8 casi: movente relazionale-passionale
In questa macabra contabilità, le “poste” uguali e speculari si elidono a vicenda; per cui è corretto affermare che in Italia, nel 2010, sono state uccise, per movente relazionale-passionale, 58 donne “in più” degli uomini: un dato fisiologico ed ineliminabile [1], a conferma che
l’Italia è il Paese europeo più sicuro per le donne

come già attestato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (periodo: 1982-2002):


...e, successivamente, dall'ONU (2008):
Finalmente dati ufficiali anno 2008 fonte O.N.U.
Il tasso di omicidi femminili in Italia è uno dei più bassi al mondo, il secondo più basso in Europa, 
dietro solo alla Grecia, e 6 volte più basso della media mondiale.
Eppure, sulla pelle di quelle 58 donne il ddl 3390 (iniziativa PD) vorrebbe lucrare migliaia di posti pubblici per donne (nei centri antiviolenza, nelle Questure, nelle ASL, ecc.), oltre a privilegi lavorativi per sole donne (pre-pensionamenti, precedenze nei trasferimenti di sede, incentivi all’assunzione, ecc.), parassitando il già esausto welfare per ulteriori 85 milioni di euro, spesa improduttiva che non aumenterebbe di una micro-frazione il PIL nazionale. Peraltro, non va dimenticato che quello femminile rappresenta il target elettorale di riferimento per il PD...

E d’altronde, se il mezzo per chiedere “leggi speciali” a favore di un “Genere speciale” (si diventa “casta protetta” mediante la propaganda vittimistica) sta nei numeri tratti dalla cronaca, allora bisogna chiedersi come mai nessuno lanci l’allarme di fronte alle seguenti qualità e quantità di vittime (l’anno di riferimento è sempre il 2010, in Italia):
  • 14 donne trucidate da donne [2]
  • 14 figli massacrati dalle madri [3]
  • 40 omicidi tentati da donne, in danno di uomini, donne e bambini [4][*]
per un totale di 45 persone uccise da donne (inclusi gli omicidi su uomini, di cui sopra), più 40 fatti di sangue gravi, compiuti da donne, che hanno lasciato vittime martoriate nel corpo e nello spirito.

[*]: è appena il caso di ricordare che, a differenza da quello preterintenzionale o compiuto da persona incapace d’intendere e volere, l’omicidio tentato presuppone una lucida volontà di uccidere
[1]: ...come viene implicitamente considerato, p. es., quello dei 249 uomini morti / anno (dato 2011) – cioè il 97,6% del totale – per incidenti sul lavoro, dato che non risultano messi in campo, per costoro, leggi e stanziamenti “di Genere”: evidentemente, quest’altro lato della medaglia – cioè il morire al posto degli altri (e soprattutto delle altre, visto che le donne si guardano bene dal cimentarsi in lavori rischiosi), per costruire infrastrutture indispensabili alla collettività o per coltivare con mezzi meccanici i terreni che danno il cibo alla collettività – è considerato, dalle proponenti del ddl 3390, un aspetto accettabile del “patriarcato”...


[2]: casistica: 1 , 2 , 3 , 4 , 5 , 6 , 7 , 8 , 9 , 10 , 11 , 12 , 13 , 14


[3]: casistica: 1 , 2 , 3 , 4 , 5 , 6 , 7 , 8 , 9 , 10 , 11 , 12 , 13 , 14

[4]: casistica: 1 , 2 , 3 , 4 , 5 , 6 , 7 , 8 , 9 , 10 , 11 , 12 , 13 , 14 , 15 , 16 , 17 , 18 , 19 , 20 , 21 , 22 , 23 , 24 , 25 , 26 , 27 , 28 , 29 , 30 , 31 , 32 , 33 , 34 , 35 , 36 , 37 , 38 , 39 , 40


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottimo approfondimento. Anch'io mi ero preso la briga di andare a leggere, sul sito della Casa delle donne, quali fossero i cosiddetti femminicidi degli ultimi anni e avevo notato che molti erano per motivi economici, altri per banali liti tra vicini e addirittura di alcuni non si sapeva chi fosse l'autore. La tua analisi é molto dettagliata e andrebbe pubblicizzata il più possibile perché la menzogna della "strage continua" serve solo a promuovere leggi femministe che ridurranno gli uomini a cittadini di serie B in libertà vigilata. Riguardo ai dati dell'OMS, di omicidio per 100000 abitanti, che riporti fino al 2002, mi permetto di segnalare il sito dell'ONU: http://www.unodc.org/unodc/en/data-and-analysis/homicide.html (poi cliccare sul link Homicides by sex) per un aggionamento al 2008, che del resto porta alle stesse conclusioni dei dati del 2002: l'Italia con 0,5 casi per 100000 abitanti é uno dei paesi in Europa (e al mondo) con il più basso tasso di omicidi di donne.

Redazione CDVD ha detto...

Pubblichiamo eccezionalmente questo commento di un anonimo lettore per ringraziarlo in qualche modo della sua preziosa segnalazione e per testimoniare quanto qs sito viva anche grazie al contributo di lettori e lettrici privi/e di preconcetti e scevri/e da stereotipi

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