19 aprile 2012

12 gennaio 2011 - La malavita questa volta non c’entra. Il giallo intorno alla morte di Antonio Ingrosso, fabbro 45enne di Torchiarolo, non è più tale: è stata la moglie, Maria Grazia Greco, l’ha ucciso a martellate e poi si è fatta aiutare dal padre 82enne per bruciare e occultare il cadavere. La donna si è consegnata spontaneamente ai carabinieri nella tarda serata di ieri, ha confessato. Adesso si trova in carcere.
Niente conti in sospeso con la giustizia, nessun dissapore che potesse legittimare ipotesi di vendetta, insomma niente ombre apparenti nella vita di Ingrosso, trovato cadavere domenica scorsa in via Pesce Luna a Casalabate, nel Leccese. Fino a ieri sera gli investigatori si muovevano in uno scenario complicato, dall’assoluta assenza di indizi che potessero dare una direzione alle indagini. Nessuno aveva finora immaginato che il nemico insospettabile si annidava in casa.
Sposato, padre di due figli, titolare di un’avviata officina in via Salvo D’Acquisto a Torchiarolo, quella di Antonio Ingrosso fatta eccezione per qualche difficoltà finanziaria, contraccolpi della crisi che non ha risparmiato gli artigiani, era una vita senza ombre, al netto di cattive frequentazioni. Venerdì 7 gennaio scompare.
Dopo l’allarme dei parenti, i carabinieri trovano la Seat station wagon di proprietà della vittima nei pressi dell’officina. L’auto ha ancora i fari accesi, le chiavi sono inserite nel nottolino di avviamento, il telefonino e le chiavi dell’officina e di casa sul sedile. Lo hanno probabilmente costretto a scendere dall’auto, gli investigatori lo cercano invano per tre giorni, fino al tragico ritrovamento.
Nel tardo pomeriggio di ieri il pubblico ministero Giovanni Gagliotta aveva fissato l’autopsia e la tac sul cadavere, denudato e martoriato da quattro colpi al cranio, non si capiva ancora se causati da colpi di arma da fuoco o da un oggetto contundente, prima d’essere bruciato. L’esame necroscopico, chiarendo le modalità dell’omicidio, doveva stabilire anche se si fosse trattato di un delitto d’impeto, o di un assassinio in qualche modo premeditato.
Tutti gli interrogativi degli inquirenti hanno trovato risposta in un colpo solo. La donna è crollata, si è consegnata spontaneamente ai militari e ha confessato il delitto. Anche la prima ipotesi investigativa. Antonio Ingrosso non è stato ucciso a Casalabate. La moglie e il suocero lo hanno abbandonato, senza vestiti, sull’asfalto, ma lo hanno ucciso altrove, trascinando il cadavere fino alla provincia leccese solo per inquinare le tracce del delitto.
link alla notiziahttp://bari.repubblica.it/cronaca/2011/01/12/news/torchiarolo-11125315/

19 aprile 2012 - Rito abbreviato e condanna a 20 anni di reclusione per Maria Grazia Greco, la donna 47enne che uccise a martellate il marito, l’artigiano di Torchiarolo Antonio Ingrosso di 45 anni, il 7 gennaio 2011. Lo ha deciso stamane il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Brindisi. La richiesta era stata fatta dal pm Milto De Nozza. La figlia, invece, accusata di occultamento di cadavere, è stata assolta.
Fu lei stessa, Maria Grazia Greco, a confermarlo pochissimi giorni dopo il delitto di via Ruffini, a Torchiarolo, confessando l’omicidio del marito Antonio Ingrosso, avvenuto nell’abitazione di famiglia. Maria Grazia Greco ammazzò Antonio Ingrosso a martellate. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Maria Grazia Greco – che assieme alla figlia è stata giudicata col rito abbreviato – dopo aver ucciso il marito, con l’anziano padre, Ruggero Greco, avrebbe cercato di bruciare e occultare il cadavere, ritrovato poi il 9 gennaio 2011 a Casalabate, sulla costa leccese, alle spalle di un’abitazione deserta in via del Pesce Luna.
La figlia, Sabrina Ingrosso, però, è stata assolta, mentre il pm De Nozza aveva chiesto un anno di reclusione per occultamento di cadavere. Nel corso delle indagini sono stati recuperati anche l’arma che ha utilizzato la 47enne – un martello – oltre all’ascia e ad una sega che avrebbero dovuto essere utilizzati per fare a pezzi il cadavere di Ingrosso. Il padre della donna, invece, ha scelto il patteggiamento. L’omicidio fu seguito da un accurato piano di depistaggio che sulle prime funzionò.
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