18 gennaio 2010

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Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Un detto sempre in voga, ma ultimamente poco adeguato. A poche settimane di distanza, due first ladies fanno parlare di sé per motivi tutt’altro che edificanti e mettono in una condizione di pericolo (ed anche di ridicolo) le carriere politiche dei propri coniugi.

Il sexy gate dell’Ulster, che vede coinvolti i coniugi Robinson è ormai arci-noto. La signora Robinson (ma tu guarda il destino, una sorta di nomen omen che ci riporta subito alle note di Simon e Gurfankel e alla torbida seduttrice Anne Bancroft ne “Il laureato), moglie del primo ministro dell’Ulster (GB), nonché lei stessa membro del parlamento di Westminster per il Democratic Unionist Party, si è fatta beccare in una triste liason con il diciannovenne (ora ventunenne) figlio del macellaio, e per lui avrebbe ottenuto un finanziamento da parte di due imprenditori, al fine di realizzare il sogno del ragazzo di avere un locale tutto suo. Lo scandalo ha raggiunto proporzioni gigantesche e il marito, costernato e con un notevole senso di responsabilità, si è dimesso dall’incarico. Il polverone è stato tanto più grande se si considerano le posizioni “politiche” della signora in questione: ferocemente omofobica e notoriamente conservatrice, la signora Robinson era nota nel Regno Unito come la Sarah Palin britannica, e se possibile ancora più sconsiderata nelle proprie esternazioni pubbliche dell’originale americana. Il signor Robinson, seppur molto apprezzato per le proprie doti politiche, ha discretamente battuto la ritirata, perdendo in un sol colpo la faccia, l’onore e il potere.

In queste ore un’altra consorte illustre, da est, torna a far parlare di sé. Già nota alle cronache per il proprio caratteraccio, la signora Netanyahu è stata denunciata dalla propria colf per maltrattamenti. La moglie del primo ministro israeliano, a quanto pare è una recidiva. Qualche tempo fa la baby-sitter dei suoi figli sarebbe scappata a gambe levate per essere stata violentemente attaccata dalla signora a causa di una minestra bruciata. Il dibattito sulla stampa israeliana è accesissimo. La colf, in servizio presso la casa dei Netanyahu a Cesarea, ha chiesto un risarcimento di 57 mila euro per i maltrattamenti subiti. Secondo quanto riferito dalla donna e contenuto nella denuncia, la moglie del premier Sara vessava la dipendente con richieste assurde e compiti impossibili, negandole persino il ristoro di un bicchiere d’acqua. Nel frattempo, l’ufficio del premier israeliano ha prontamente smentito le accuse rendendo nota la lettera di dimissioni della colf, in cui con “molto affetto e stima” prendeva congedo dall’incarico.
Quale sia la verità, per ora, non è dato sapere, certo è che in Israele l’atteggiamento privato dei politici è monitorato con grande attenzione, e persino il serissimo quotidiano Maariv, ha dato molto rilievo alla notizia, accompagnandola con un lungo editoriale in cui ci si chiede se, un uomo succube di una tale moglie, che sopporta in casa propria un simile intollerabile comportamento, sia in grado di gestire una realtà complessa come quella israeliana.

di Silvia Masci


1 commento:

Anonimo ha detto...

Dietro un grande uomo c'è una grande donna nel senso che è lei che comanda.

Ma un grande uomo è chi non ha bisogno dei comandi di una donna, chi non si fa fregare.
Purtroppo c'è di mezzo l'educazione e l'ipnosi di massa.

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