Dietro i tiranni ci sono le mogli: ambiziose, capricciose, crudeli.
Vittime di compagni spietati, ma anche loro anime nere.
13 maggio 2011Vittime di compagni spietati, ma anche loro anime nere.
Imelda Marcos il marito l'ha perso per sempre, ma [...] non è stata ripudiata dalla sua gente, che pure ha tormentato. Frivola, megalomane e crudele, per tutta la vita è stata perseguitata dalla bulimia, dall'insonnia e dalla paura di invecchiare. Per combattere le rughe si era fatta installare un generatore di ioni che purificava l'aria del palazzo presidenziale. Un palazzo che lei volle su misura per le sue cosucce: 54 stanze comprese di cappella, discoteca, gallerie di marmo, biblioteche di libri antichi, sedie di giada e quadri di Picasso: «Dicono che sono stravagante perché voglio essere circondata da belle cose. Perché, a voi piace vivere nell'immondizia?». Era bellissima. Un metro e settandue di incantevole nulla. Uscì da un'infanzia di miseria convinta che nulla le fosse impossibile. Fece suoi tutti i concorsi di
bellezza prima di far suo Ferdinando: bastarono undici giorni di corteggiamento. Quando fuggì dal Paese in rivolta aveva 32 valigie imbottite di 10 milioni di dollari e altrettanti nascosti in conti esteri cifrati.
Non riuscì a portare via il resto: 182 Mercedes, 42 aerei, 15 barche e uno yacht di 85 metri. La chiamavano Farfalla d'acciaio o Rosa carnivora, dal marito accettò di tutto, anche quattro figli avuti da un'altra, indifferente alle torture e agli omicidi del regime.Oggi quasi 81enne, colleziona ancora scarpe, ne ha più di tremila paia, ed è tornata a vivere a Manila. Crede di essere quello che ha. Dice: «Sono stata la madre di questo Paese e voglio continuare ad esserlo».
Lucia Hiriart invece ancora adesso è un'ombra che fa male. Il suo scomparso marito Augusto Pinochet ha eliminato più di tremila avversari politici. Ma di lei aveva una paura atroce, era l'unica legge a cui obbediva. Lo comandava anche nella dieta. Se lui in aereo chiedeva del vino, lei richiamava la hostess: «Guai a te. Portagli solo un po' d'acqua... ». Avida e ambiziosa, fu lei a istigarlo al golpe usando i figli come alibi. Non ha mai avuto paura di compromettersi: «Anzi, fossi io al governo sarei molto più dura di mio marito». Le torture e gli omicidi non la commuovono. Gli oppositori? «Cani rabbiosi pronti a mordere la mano del padrone». Pinochet si vendicava solo a letto: annotava sull'agenda i minuti che era disposto a dedicare al sesso ogni settimana. E poi li cancellava con un altro impegno. Maniaca dello shopping,si faceva aprire i negozi esenti da tasse per saccheggiarli. Ma il carcere alla fine lo ha assaggiato anche lei per evasione fiscale: fra il 1984 e il 2004 i Pinochet hanno evaso il fisco per più di 17 milioni di dollari. L'ultima stazione di chi arriva alla fine della corsa.
[...] Elena Petrescu, moglie di Ceausescu. Anche lei aveva le sue ossessioni: soffriva per non aver studiato. Non aveva nemmeno finito le elementari, era appena capace di leggere e scrivere, ma una volta vice del marito si fece assegnare una laurea in chimica mai ottenuta, e nominare presidente del principale istituto di ricerca chimica del Paese. Costrinse scienziati di fama a cederle i risultati delle loro ricerche per potersene vantare nelle assisi scientifiche internazionali. Cercava riconoscimenti accademici, lauree honoris causa.
I suoi unici pareri scientifici (vendere le riserve di cibo per colmare i debiti, vietare la cura dell'AIDS, convinta del fatto che "la malattia non potesse arrivare in Romania, in quanto malattia del solo decaduto occidente") hanno generato fame, carestia e la più grande epidemia di AIDS nella storia romena.
Proibì ai giornali di pubblicare fotografie del marito senza di lei al suo fianco. Anche l'ultima immagine li ritrae insieme, cadaveri, dopo l'esecuzione. Nessuno porta fiori sulla sua tomba.
1° agosto 2011
Ben Alì: corruzione e ruberie dovute alla moglie
(AGI) - Parigi - "Era lei che comandava", Leila Ben Ali, moglie dell'ex presidente tunisino fuggito dopo le violente proteste nel Paese. Lo ha affermato il premier Mohammed Ghannouchi in un'intervista a 'Europe 1' in cui per la prima volta ha parlato esplicitamente delle colpe della famiglia di Leila Trabelsi, "che aveva messo a punto un sistema basato sulla corruzione. "Avranno un processo equo - ha detto Ghannouci - se sono colpevoli dovranno rendere conto alla giustizia . "Abbiamo l'impressione che era proprio lei che comandava". CHI HA PROVOCATO IL MASSACRO VERRA' PUNITO Secondo indiscrezioni circolate sulla stampa Leila avrebbe venerdi' lasciato il paese con 1,5 tonnellate di lingotti d'oro portando quindi in salvo il 'tesoro' del presidente. Che la moglie di Ben Ali avesse in pugno la situazione l'aveva rivelato anche Wikileaks in uno dei suoi cablogrammi riportando le rivelazioni della vedova di Arafat all'ambasciatore Usa in Tunisia Robert Godec.
fonte
I suoi unici pareri scientifici (vendere le riserve di cibo per colmare i debiti, vietare la cura dell'AIDS, convinta del fatto che "la malattia non potesse arrivare in Romania, in quanto malattia del solo decaduto occidente") hanno generato fame, carestia e la più grande epidemia di AIDS nella storia romena.
Proibì ai giornali di pubblicare fotografie del marito senza di lei al suo fianco. Anche l'ultima immagine li ritrae insieme, cadaveri, dopo l'esecuzione. Nessuno porta fiori sulla sua tomba.
1° agosto 2011
Ben Alì: corruzione e ruberie dovute alla moglie
(AGI) - Parigi - "Era lei che comandava", Leila Ben Ali, moglie dell'ex presidente tunisino fuggito dopo le violente proteste nel Paese. Lo ha affermato il premier Mohammed Ghannouchi in un'intervista a 'Europe 1' in cui per la prima volta ha parlato esplicitamente delle colpe della famiglia di Leila Trabelsi, "che aveva messo a punto un sistema basato sulla corruzione. "Avranno un processo equo - ha detto Ghannouci - se sono colpevoli dovranno rendere conto alla giustizia . "Abbiamo l'impressione che era proprio lei che comandava". CHI HA PROVOCATO IL MASSACRO VERRA' PUNITO Secondo indiscrezioni circolate sulla stampa Leila avrebbe venerdi' lasciato il paese con 1,5 tonnellate di lingotti d'oro portando quindi in salvo il 'tesoro' del presidente. Che la moglie di Ben Ali avesse in pugno la situazione l'aveva rivelato anche Wikileaks in uno dei suoi cablogrammi riportando le rivelazioni della vedova di Arafat all'ambasciatore Usa in Tunisia Robert Godec.
fonte
Rovinati da una parrucchiera. I tunisini si stanno rendendo conto che il baratro nel quale è finito il loro Paese è stato scavato da Leila Trabelsi, la seconda moglie dell’ex presidente Zine el Abidine Ben Ali, la donna che ha costruito un impero personale basato sulla corruzione, un «sistema mafioso» come è stato definito da molti.
Non lo pensano più solo i manifestanti che sono riusciti a liberarsi dell’ex capo di Stato e della sua ingombrante moglie, riparati in Arabia Saudita. Ma ora anche il premier tunisino, Mohammed Ghannouchi: «Avevamo la sensazione che fosse lei a governare», ha dichiarato. «Nei primi anni al potere, Ben Ali ha retto molto bene la Tunisia, ma poi c’è stato un cambiamento importante a causa dell’arricchimento illecito di una parte del suo entourage».
Dopo aver distrutto fino alle fondamenta il Paese nordafricano, arrivando a controllare in pratica tutto, dalle costruzioni ai trasporti, l’ex first lady ha voluto fare un ultimo sgarro alla gente che diceva di amare: ha sottratto 1,5 tonnellate di lingotti d’oro dai forzieri della Banca di Tunisia, per un valore di 45 milioni di euro.
Come ha commentato il giornale online Daily Beast il vero danno è quello che Leila si è lasciata alle spalle: un aumento della disoccupazione e un rincaro di prezzi insostenibile. Un sistema economico in ginocchio. Tutto questo per la sua fame di soldi, la sua avidità che non hanno conosciuto limiti.
La donna, 53 anni, e di 20 più giovane del marito, proviene da un ambiente modesto. È stata per anni una parrucchiera, ma una volta diventata la first lady è stata definita da due giornalisti francesi, Nicolas Beau e Catherine Graciet, la «reggente di Cartagine», per il suo amore sconfinato per il lusso e soprattutto per il modo in cui è riuscita a governare il Paese alle spalle del marito.
Ed è anche per questo che molte delle proteste di piazza di questo mese si sono rivolte proprio contro la famiglia presidenziale, con atti vandalici mirati anche alla distruzione delle auto di lusso e delle ville dei Ben Ali e dei loro parenti.
Collerica, vorace, senza scrupoli, una moderna Caterina de’ Medici, da quando ha sposato il suo amante la sua sete di denaro e la sua abilità nel sistemare i suoi ne hanno fatto la degna erede di Wassila Bourguiba che governò la Tunisia all’ombra del vecchio e malato marito.
Immobiliare, turismo, industria alberghiera, telefonia, internet, dogane, perfino il contrabbando, tutto quel che generava denaro è stato preda della rapacità della first lady.
«Dalla mattina alla sera consumiamo Trabelsi. La mattina mangiamo il burro Trabelsi, quando andiamo al lavoro prendiamo autobus Trabelsi, anche il nostro letto è un Trabelsi». È solo uno dei moidi di dire che circolano in Tunisia su Leila e sul suo monopolio sugli affari tunisini.
Tutto passava per la famiglia, con le minacce di cui la “reggente” era prodiga verso chiunque osasse porsi sul suo cammino. Non solo, il clan da lei creato arrivava addirittura a chiedere una sorta di pizzo a chi volesse intraprendere una nuova attività.
La sua ascesa finanziaria era cominciata a metà degli anni ‘90, quando al momento delle privatizzazioni i Trabelsi avevano acquistato società a prezzi simbolici rivendendole a industriali o uomini d’affari. Da lì sono state accumulate ricchezze in tutto il mondo, beni a Dubai, Malta, Argentina, Francia, Svizzera.
Leila, classe 1957, cresciuta in un quartiere povero di Tunisi, nel salone di parrucchiera dove lavorava conobbe nei primi anni ‘80 il primo marito, da cui divorziò dopo tre anni di matrimonio. Invischiata in piccole truffe doganali, e arrestata, avrebbe incontrato in tale occasione l’allora capo della sicurezza Ben Ali, almeno secondo la ricostruzione del giornalista svizzero Jean Claude Peclet.
Nell’86 nacque la prima figlia, Nasrine, la seconda, Halima, arrivò nello stesso anno delle nozze, il 1992. Ben Ali era già al potere da cinque anni.
I tunisini non hanno dubbi: Leila voleva prendere il posto del marito, malato e invecchiato. Sfruttava in tutti i modi le condizioni precarie dell’ex presidente: aveva detto ai suoi collaboratori che doveva essere lei a filtrare le notizie da comunicare al consorte. Ben Ali non si sarebbe quindi reso conto, sino a quando non si è scatenata la rivolta, delle condizioni in cui il Paese era precipitato.
Non lo pensano più solo i manifestanti che sono riusciti a liberarsi dell’ex capo di Stato e della sua ingombrante moglie, riparati in Arabia Saudita. Ma ora anche il premier tunisino, Mohammed Ghannouchi: «Avevamo la sensazione che fosse lei a governare», ha dichiarato. «Nei primi anni al potere, Ben Ali ha retto molto bene la Tunisia, ma poi c’è stato un cambiamento importante a causa dell’arricchimento illecito di una parte del suo entourage».
Dopo aver distrutto fino alle fondamenta il Paese nordafricano, arrivando a controllare in pratica tutto, dalle costruzioni ai trasporti, l’ex first lady ha voluto fare un ultimo sgarro alla gente che diceva di amare: ha sottratto 1,5 tonnellate di lingotti d’oro dai forzieri della Banca di Tunisia, per un valore di 45 milioni di euro.
Come ha commentato il giornale online Daily Beast il vero danno è quello che Leila si è lasciata alle spalle: un aumento della disoccupazione e un rincaro di prezzi insostenibile. Un sistema economico in ginocchio. Tutto questo per la sua fame di soldi, la sua avidità che non hanno conosciuto limiti.
La donna, 53 anni, e di 20 più giovane del marito, proviene da un ambiente modesto. È stata per anni una parrucchiera, ma una volta diventata la first lady è stata definita da due giornalisti francesi, Nicolas Beau e Catherine Graciet, la «reggente di Cartagine», per il suo amore sconfinato per il lusso e soprattutto per il modo in cui è riuscita a governare il Paese alle spalle del marito.
Ed è anche per questo che molte delle proteste di piazza di questo mese si sono rivolte proprio contro la famiglia presidenziale, con atti vandalici mirati anche alla distruzione delle auto di lusso e delle ville dei Ben Ali e dei loro parenti.
Collerica, vorace, senza scrupoli, una moderna Caterina de’ Medici, da quando ha sposato il suo amante la sua sete di denaro e la sua abilità nel sistemare i suoi ne hanno fatto la degna erede di Wassila Bourguiba che governò la Tunisia all’ombra del vecchio e malato marito.
Immobiliare, turismo, industria alberghiera, telefonia, internet, dogane, perfino il contrabbando, tutto quel che generava denaro è stato preda della rapacità della first lady.
«Dalla mattina alla sera consumiamo Trabelsi. La mattina mangiamo il burro Trabelsi, quando andiamo al lavoro prendiamo autobus Trabelsi, anche il nostro letto è un Trabelsi». È solo uno dei moidi di dire che circolano in Tunisia su Leila e sul suo monopolio sugli affari tunisini.
Tutto passava per la famiglia, con le minacce di cui la “reggente” era prodiga verso chiunque osasse porsi sul suo cammino. Non solo, il clan da lei creato arrivava addirittura a chiedere una sorta di pizzo a chi volesse intraprendere una nuova attività.
La sua ascesa finanziaria era cominciata a metà degli anni ‘90, quando al momento delle privatizzazioni i Trabelsi avevano acquistato società a prezzi simbolici rivendendole a industriali o uomini d’affari. Da lì sono state accumulate ricchezze in tutto il mondo, beni a Dubai, Malta, Argentina, Francia, Svizzera.
Leila, classe 1957, cresciuta in un quartiere povero di Tunisi, nel salone di parrucchiera dove lavorava conobbe nei primi anni ‘80 il primo marito, da cui divorziò dopo tre anni di matrimonio. Invischiata in piccole truffe doganali, e arrestata, avrebbe incontrato in tale occasione l’allora capo della sicurezza Ben Ali, almeno secondo la ricostruzione del giornalista svizzero Jean Claude Peclet.
Nell’86 nacque la prima figlia, Nasrine, la seconda, Halima, arrivò nello stesso anno delle nozze, il 1992. Ben Ali era già al potere da cinque anni.
I tunisini non hanno dubbi: Leila voleva prendere il posto del marito, malato e invecchiato. Sfruttava in tutti i modi le condizioni precarie dell’ex presidente: aveva detto ai suoi collaboratori che doveva essere lei a filtrare le notizie da comunicare al consorte. Ben Ali non si sarebbe quindi reso conto, sino a quando non si è scatenata la rivolta, delle condizioni in cui il Paese era precipitato.
fonte
Leila Ben Ali rappresenta tutto ciò che la rivolta del gelsomino in Tunisia ha voluto spazzare via. Insieme al marito, è stata coinvolta in diverse inchieste in cui è stata accusata di malversazione, corruzione e concussione. Nella Tunisia post-rivoluzionaria, la letteratura sulla presidentessa, in passato parrucchiera, sta spopolando, mano a mano che i processi stanno portando alla luce diversi aspetti dell'operato di Leila. La "Rasputin in gonnella", come viene comunemente appellata, non è mai stata amata dal suo popolo, che l'ha sempre vista come una "regina borghese" con un atteggiamento di grande distacco dal suo Paese. Nata e cresciuta povera, aveva finito col collezionare i gioielli regalatogli dai capi di Stato. Anche lei, insieme al marito, è stata condannata in contumacia a 35 anni di reclusione.
fonte
11 febbraio 2011
Ex moglie di Mandela sfrutta prestigio del marito per ostentare arroganza
Leila Ben Ali rappresenta tutto ciò che la rivolta del gelsomino in Tunisia ha voluto spazzare via. Insieme al marito, è stata coinvolta in diverse inchieste in cui è stata accusata di malversazione, corruzione e concussione. Nella Tunisia post-rivoluzionaria, la letteratura sulla presidentessa, in passato parrucchiera, sta spopolando, mano a mano che i processi stanno portando alla luce diversi aspetti dell'operato di Leila. La "Rasputin in gonnella", come viene comunemente appellata, non è mai stata amata dal suo popolo, che l'ha sempre vista come una "regina borghese" con un atteggiamento di grande distacco dal suo Paese. Nata e cresciuta povera, aveva finito col collezionare i gioielli regalatogli dai capi di Stato. Anche lei, insieme al marito, è stata condannata in contumacia a 35 anni di reclusione.
fonte
11 febbraio 2011
Ex moglie di Mandela sfrutta prestigio del marito per ostentare arroganza
< L’ex-moglie di Nelson Mandela, Winnie Madikizela-Mandela, sarebbe stata fermata, nel dicembre scorso, da un poliziotto sudafricano per alta velocità. La macchina su cui viaggiava, diretta ad un funerale, era guidata dal suo autista personale e aveva a bordo anche il bodyguard della donna.
Il poliziotto Jannie Odendaal e il suo collega avrebbero fermato l’autista di Winnie Mandela con l’accusa di guida spericolata ed eccesso di velocità, ignari di incappare nella ex-moglie di Nelson Mandela.
Il fatto, avvenuto il 30 dicembre scorso, tuttavia non si è concluso tranquillamente. L’autista e il bodyguard della donna, infatti, hanno cominciato a litigare con i due poliziotti, complicando la situazione. Gli uomini della ex-moglie di Mandela hanno accusato, poi, i due agenti di intimidazione e hanno puntato un’arma da fuoco verso i due.
Un sindacato locale ha fatto sapere che il poliziotto stava adempiendo il suo dovere, quando è stato, invece, intimidito dall’élite politica. Sarebbe meglio, hanno detto i sindacati, indagare sul comportamento dell’autista, poiché non è sostenibile che le forze dell’ordine possano essere intimidite così nel compiere il loro dovere.
Alla fine dei conti, Madikizela-Mandela e il suo bodyguard avrebbero denunciato gli agenti, che sono stati successivamente trasferiti altrove e avvisati con richiami interdisciplinari.
Ora, sembra che la denuncia possa essere ritirata, ma solo se i due si scuseranno ufficialmente.
Scandali recenti, riguardanti la ex-moglie di Mandela, hanno intaccato la figura della donna, che in passato si era battuta instancabilmente e coraggiosamente per la scarcerazione dell’ex-marito.
Il poliziotto Jannie Odendaal e il suo collega avrebbero fermato l’autista di Winnie Mandela con l’accusa di guida spericolata ed eccesso di velocità, ignari di incappare nella ex-moglie di Nelson Mandela.
Il fatto, avvenuto il 30 dicembre scorso, tuttavia non si è concluso tranquillamente. L’autista e il bodyguard della donna, infatti, hanno cominciato a litigare con i due poliziotti, complicando la situazione. Gli uomini della ex-moglie di Mandela hanno accusato, poi, i due agenti di intimidazione e hanno puntato un’arma da fuoco verso i due.
Un sindacato locale ha fatto sapere che il poliziotto stava adempiendo il suo dovere, quando è stato, invece, intimidito dall’élite politica. Sarebbe meglio, hanno detto i sindacati, indagare sul comportamento dell’autista, poiché non è sostenibile che le forze dell’ordine possano essere intimidite così nel compiere il loro dovere.
Alla fine dei conti, Madikizela-Mandela e il suo bodyguard avrebbero denunciato gli agenti, che sono stati successivamente trasferiti altrove e avvisati con richiami interdisciplinari.
Ora, sembra che la denuncia possa essere ritirata, ma solo se i due si scuseranno ufficialmente.
Scandali recenti, riguardanti la ex-moglie di Mandela, hanno intaccato la figura della donna, che in passato si era battuta instancabilmente e coraggiosamente per la scarcerazione dell’ex-marito.
All'ombra del marito, Suzanne Mubarak accumulava ricchezze: arrestata
(Adnkronos/Aki) - La tv di stato egiziana ha confermato la notizia che la moglie dell'ex presidente egiziano, Hosni Mubarak, Suzanne, si trova in "terapia intensiva a causa di una sospetta crisi cardiaca" ed è attualmente ricoverata all'ospedale di Sharm el-Sheick. In mattinata era stato emesso nei suoi confronti un un ordine di custodia cautelare di quindici giorni dalla procura del Cairo. Alla notizia dell'arresto è stata colpita da una crisi cardiaca e ha rinviato per ora il trasferimento nel carcere femminile di el-Qanater, che si trova sedici chilometri a nord del Cairo. Suzanne Mubarak dovrà rispondere della proprietà di ville e ingenti ricchezze pur non avendo mai ricoperto cariche pubbliche.
La moglie del presidente siriano Assad: "sono io il vero dittatore"
20 marzo 2012 - La vita intima del presidente siriano, Bashar Assad, ancora una volta è venuta alla luce attraverso una nuova divulgazione di e-mail scambiate per mesi fra il leader e la sua cerchia più vicina. I documenti, pubblicati da 'The Telegraph' ed 'Al Arabiya' , mostrano la gerarchia all'interno della cerchia più vicina al Assad, il ruolo di sua moglie e di altri membri della famiglia, e come vengono prese le decisioni all'interno del suo governo.
Asma, la moglie di Bashar Assad, si rivela in questa corrispondenza come uno dei maggiori sostenitori del presidente. In uno dei messaggi di posta elettronica che la signora aveva inizialmente inviato ad un amico, Asma loda il tono con cui il marito è andato in città, per dare il senso di un uomo "molto forte, non vuole altri guai in giro", scrive.
Il rapporto fra loro è tale che Asma scherza con uno dei suoi amici circa l'immagine che il mondo ha di suo marito. "Io sono il vero dittatore, non ha scelta" , dice, nel corso di una conversazione sulle abitudini della loro convivenza.
Questo è il contenuto di solo alcune delle più di 3.000 e-mail private della famiglia Assad che sono venute alla luce a seguito di una fuga di documenti venuti in possesso de 'The Daily Telegraph' ed 'Al Arabiya'.
Svelano che la coppia presidenziale e il suo entourage a volte usano pseudonimi per mantenere i contatti fra loro e con persone al di fuori del paese.
Si rivela anche un gentile ed affettuoso Bashar Assad verso sua moglie , ma sprezzante di quanto sta accadendo in Siria e della repressione crudele che egli stesso sta attuando. In realtà, descrive come "spazzatura" quelle 'riforme' che ha annunciato per tentare di placare i ribelli.
Asma risponde alle espressioni di affetto di suo marito: "Se ci tengono insieme, tutto questo insieme ... ti amo", scrive il presidente il 28 dicembre, il che suggerisce che sia consapevole del fatto che i quattro decenni di governo della dinastia Assad dinastia potrebbero presto volgere alla fine.
Hadeel Alì è il nome di un'altra donna con la quale il presidente siriano mantiene contatti regolari, a giudicare dalla corrispondenza frequente.
Il contenuto dei loro messaggi presenta Ali come una delle persone più affidabile per il presidente Assad, le cui linee-guida sono seguite alla lettera. In diverse e-mail, Hadeel cita i nomi di persone che dovrebbero essere rimosse dalle loro funzioni e 'suggerisce' chi dovrebbero essere i loro sostituti. Il capo del regime siriano, nella maggior parte del tempo, risponde alle raccomandazioni della sua amica.
Inoltre, la Alì fungeva da collegamento tra Bashar Assad ed altri individui al di fuori del governo, tra cui alcuni giornalisti sostenitori del regime.
1 commento:
Devo dire che i rumeni sono stati esemplari facendo fuori quella atrega; forse per questo vengono strumentalizzati per le campagne antistupro.
Ho da sempre creduto che le mogli dei politici non fossero estranee alle scelte dei mariti.
Posta un commento