19 dicembre 2009

Il pubblico ministero aveva chiesto pene ben più pesanti, mentre la difesa ha puntato sulle evidenti contraddizioni della parte lesa. Il ragazzo di Orgosolo vittima del raggiro riavrà i 540 euro che gli eranno stati sottratti
Riavrà i suoi 540 euro il ragazzino di Orgosolo derubato durante un rapporto sessuale a tre avvenuto il 31 ottobre scorso all'interno del bagno del bar Las Vegas a Nuoro. Secondo il giudice Teresa Castagna il denaro dal suo portafogli era infatti quello trovato in possesso di Antonella Brau e Patrizia Zizi, condannate ieri rispettivamente a un anno e tre mesi e un anno e due mesi di reclusione per furto aggravato.
LA STORIA L'epilogo della torbida vicenda, che più che da una novella di Boccaccio sembra uscita da un racconto di Charles Bukowski, è arrivata dopo una breve camera di consiglio, al termine della quale il giudice ha anche disposto l'obbligo di firma per le due imputate e ha chiesto la trasmissione degli atti in Procura per valutare se ci siano gli estremi della falsa testimonianza riguardo alle dichiarazioni rese in aula dalla figlia della Zizi, tese a scagionare la madre e la Brau da una parte e dall'altra ad accusare il diciassettenne di aver costretto con la forza le due ad avere il rapporto “particolare”. Le due imputate hanno ascoltato la lettura della sentenza senza fare una piega. L'unico, piccolo, sussulto lo hanno avuto al momento delle richieste del pubblico ministero, che aveva sollecitato 2 anni e mezzo per la Brau e 2 anni per la Zizi.
I DIFENSORI La difesa, rappresentata dagli avvocati Antonello Cao e David Piredda, ha invece puntato sul racconto della giovane vittima del raggiro, caratterizzato, secondo i legali, da inesattezze, quando non da vere e proprie omissioni. Gli avvocati hanno anche sottolineato il comportamento del ragazzino, che una volta resosi conto del furto non chiamò le forze dell'ordine. «A chiamare i carabinieri - ha ricordato David Piredda - fu la Zizi, una decisione che non appare logica da parte di chi ha appena commesso un furto». «Mi sono preso la briga di contarle - ha invece dichiarato l'avvocato Cao - il ragazzo ha proposto dodici versioni diverse dell'accaduto, prima ai carabinieri e poi in aula».
LA VICENDA Ma per il giudice la versione è solo una. E cioè che quel giorno la Brau e la Zizi intendevano approfittare della giovane età della vittima dopo aver saputo che si portava appresso più di duemila euro in contanti. Il piano era semplice: proporgli un rapporto sessuale a tre e nel mentre una gli sfilava il portafogli. Un raggiro nel quale ebbe parte attiva anche la figlia della Zizi. Come emerso dalle testimonianze, fu lei a far da tramite contrattando la prestazione per conto della Brau, a patto che nel bagno entrasse anche la madre per farle compagnia. Proposta a cui il ragazzino cedette con relativa facilità. Come poi andarono le cose lo spiegò lui stesso in aula. «Dopo poco che avevamo iniziato il rapporto - aveva testimoniato - ho notato la Zizi col mio portafogli in una mano e 500 euro nell'altra, allora mi sono arrabbiato e gli ho detto di ridarmi i soldi, lei mi ha restituito i 500 euro ma quando ho controllato il portafogli mi sono accorto che ne mancavano altri 540, gli ho detto di ridarmeli ma mi hanno risposto che non li avevano presi loro, allora abbiamo iniziato a litigare». Usciti dal locale, la Brau si allontanò prima dell'arrivo dei carabinieri, ma venne rintracciata a poca distanza e con lei il resto dei soldi, nascosti in un pacchetto di sigarette.
FRANCESCO CABRAS
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