15 dicembre 2009

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«Non luogo a procedere»: per il gup del Tribunale dei minori, lo stupro denunciato un anno fa in un istituto professionale non c'è mai stato. Il ragazzo non ha abusato della compagna disabile. Nel frattempo ha smesso di studiare Accusato di uno stupro che non ci fu Tribunale dei minori: a scuola nessuna violenza sessuale
Quella violenza sessuale non c'è mai stata. «Non luogo a procedere», ha stabilito il gup del Tribunale dei minori, un collegio presieduto da Francesco Paolo Fasoli. Emessa lo scorso 16 novembre, la sentenza, per un ragazzo che ha appena compiuto 18 anni, è la fine di un incubo che non sarà facile dimenticare: per un anno, a scuola, è stato considerato, più o meno, un mostro. Sulle sue spalle, l'accusa di aver approfittato di una compagna con disabilità psichiche, chiudendosi con lei in un'aula vuota e obbligandola ad avere un rapporto sessuale.

IL PESO DELLE ACCUSE A denunciare furono i genitori della ragazza. L'indagine, condotta dagli uomini della squadra Mobile della Questura, aveva gettato lo scompiglio nell'istituto professionale frequentato dai due. La faccenda finì, ovviamente, sui giornali: senza nomi e anche senza l'indicazione precisa della scuola, visto che i protagonisti, all'epoca, erano ancora entrambi minorenni, ma con tutto il rilievo che la gravità delle accuse comportava. Per il ragazzo fu un trauma. Non riuscì più a metterci piede, in quella scuola. Troppi sguardi addosso, troppi mormorii alle spalle. Finito l'anno, è arrivata l'estate, ma a settembre il coraggio di affrontare il ritorno fra i banchi non c'era.
Poco meno di un mese fa, finalmente, la sentenza. Quel fatto, dice il giudice in base alle perizie mediche e all'esame delle testimonianze, non è mai accaduto.

SOLI NELL'AULA Fin dall'inizio qualche dubbio c'era stato. Gli alunni che quel venerdì mattina, 19 dicembre 2008, mentre il resto della classe si era allontanata dall'edificio per partecipare a un saggio ginnico, erano rimasti nei pressi della porta di quell'aula avevano dichiarato di non aver sentito nessun rumore sospetto, nessun grido, nessuna richiesta d'aiuto.
Ma quella manovra per restare soli nella classe deserta non era sfuggita anche ad alcune alunne che avevano dato l'allarme: «Forse, e sottolineo forse, hanno ingigantito la cosa», disse in seguito il preside. «Forse è stato solo un gioco», concluse, «un episodio fugace che ha suscitato la morbosità delle ragazze».

LA DENUNCIA La protagonista, un'alunna seguita, per parte dell'orario settimanale, da un'insegnante di sostegno, aveva però raccontato qualcosa a una professoressa. Il preside, a quel punto, aveva convocato i genitori. Questi, insospettiti, l'avevano portata in un ospedale: il responso dei medici li avevano convinti a sporgere denuncia per violenza sessuale alla Questura di Cagliari: una denuncia contro ignoti cui gli investigatori della Mobile, guidati dal dirigente Oreste Barbella e aiutati dagli uomini della Scientifica, avevano cercato conferme, muovendosi col massimo riserbo e con l'attenzione necessaria quando si ha a che fare con reati di questo tipo fra persone non ancora adulte. Sono state disposte nuove perizie mediche che non hanno portato all'individuazione di tracce che permettessero di stabilire se c'era stata violenza o meno, e sono stati interrogati i testimoni che però hanno descritto una scena in cui nessuno costringeva e nessuno era costretto.

LA SENTENZA Concluse le indagini, il delicatissimo rapporto era finito nelle mani del Tribunale dei minori. A difendere il giovane, l'avvocato Enrica Bonanno. Il collegio per l'udienza preliminare, esaminate le carte, ha ritenuto che non vi fossero elementi per procedere e, un mese fa, ha emesso la sentenza, ritirata nei giorni scorsi dal legale del ragazzo.
«Per il mio assistito - ha commentato l'avvocato Bonanno - è la conclusione di una vicenda che ha avuto pesantissime ripercussioni sulla sua esistenza. Tanto che stiamo valutando la possibilità di denunciare per diffamazione chi gli ha rivolto accuse così pesanti».

MARCO NOCE


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