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29 settembre 2009
Via al processo contro una donna 39enne accusata di violenza privata, molestie, e ingiurie. Le indagini sono partite da una ex fidanzata che l'aveva lasciata: la poliziotta si appostava sotto casa sua e le mandava decine di sms
Da accusatrice a grande accusata. La poliziotta rodigina 39enne che aveva ammesso la sua omosessualità denunciando le discriminazioni che avrebbe subito sul posto di lavoro proprio per la sua ‘diversità’, siede ora sul banco degli imputati.
Violenza privata, molestie, minacce e ingiurie la lunga serie di accuse di cui l’agente della questura di Padova, sospesa da settimane, si trova a rispondere.
Tutto ha inizio nei primi mesi del 2008 quando una ormai sua ex fidanzata — una 38enne residente a Rovigo — decide di rivolgersi alla polizia, stanca e preoccupata dell’atteggiamento dell’agente che si apposta sotto casa sua, la segue e contatta ripetutamente anche i suoi genitori, la investe di telefonate e le manda una lunga serie di sms, ben 2500 tra gennaio e maggio, arrivando, anche a minacciarla di prenderla a sberle se non fosse rimasta con lei.
Minacce che si fanno ancor più pesanti quando in un’occasione la poliziotta, iniziando a maneggiare la pistola d’ordinanza, fa 'intuire' alla ragazza che è meglio darle retta.
Atteggiamenti oltre ogni limite che spingono la ragazza, assistita dall’avvocato Sofia Tiengo, a rivolgersi alla polizia che decide di svolgere alcune indagini. Indagini che, in poche settimane, si allargano a macchia d’olio. La questura, infatti, scopre che la poliziotta ha incontrato una nuova ragazza, e anche a lei sta iniziando a rendere la vita impossibile.
Stessi appostamenti, stesse telefonate, stessi sms (2600) che spingono le amiche della giovane rivolgersi anch’esse alla polizia. La ragazza disperata, tra l’altro, il 28 agosto, tenta anche il suicidio.
Intanto le indagini proseguono e la Procura di Rovigo ottiene il decreto di citazione a giudizio. Questa mattina, infatti, è in programma una prima udienza filtro di un processo che si annuncia molto complesso per la poliziotta 39enne.
Le persone offese, infatti, sono diventate nel frattempo ben sette, oltre alle due fidanzate, ci sono anche altre cinque amiche che sarebbero finite nel mirino della poliziotta proprio per aver tentato di intromettersi nelle storie ed aiutare le due malcapitate. Cinque donne tra i 50 e i 22 anni che anche loro avrebbero ricevuto dosi massicce di sms come ‘invito’ a farsi gli affari propri. E in un caso l’invito è stato fatto con la pistola d’ordinanza maneggiata e ben in vista.
Ma i guai giudiziari per la poliziotta non sono finiti qui, recentemente, è stata anche rinviata a giudizio con l’accusa di calunnia per aver accusato un collega in servizio alla questura di Rovigo di ‘bazzicare’ nell’ambiente della droga. Un’accusa formulata nero su bianco su un’annotazione di servizio del novembre 2008 che ha spinto la stessa polizia e la magistratura poi a fare chiarezza sulla vicenda.
E così sarebbe emerso con chiarezza che l’agente rodigino era assolutamente estraneo e che, anzi, la stessa poliziotta, a supporto della sua tesi, avrebbe riportato dichiarazioni fatte da un noto gestore di una discoteca che, ascoltato in un secondo momento dagli inquirenti, ne ha disconosciuto la ‘paternità’.
29 settembre 2009
Via al processo contro una donna 39enne accusata di violenza privata, molestie, e ingiurie. Le indagini sono partite da una ex fidanzata che l'aveva lasciata: la poliziotta si appostava sotto casa sua e le mandava decine di sms
Da accusatrice a grande accusata. La poliziotta rodigina 39enne che aveva ammesso la sua omosessualità denunciando le discriminazioni che avrebbe subito sul posto di lavoro proprio per la sua ‘diversità’, siede ora sul banco degli imputati.
Violenza privata, molestie, minacce e ingiurie la lunga serie di accuse di cui l’agente della questura di Padova, sospesa da settimane, si trova a rispondere.
Tutto ha inizio nei primi mesi del 2008 quando una ormai sua ex fidanzata — una 38enne residente a Rovigo — decide di rivolgersi alla polizia, stanca e preoccupata dell’atteggiamento dell’agente che si apposta sotto casa sua, la segue e contatta ripetutamente anche i suoi genitori, la investe di telefonate e le manda una lunga serie di sms, ben 2500 tra gennaio e maggio, arrivando, anche a minacciarla di prenderla a sberle se non fosse rimasta con lei.
Minacce che si fanno ancor più pesanti quando in un’occasione la poliziotta, iniziando a maneggiare la pistola d’ordinanza, fa 'intuire' alla ragazza che è meglio darle retta.
Atteggiamenti oltre ogni limite che spingono la ragazza, assistita dall’avvocato Sofia Tiengo, a rivolgersi alla polizia che decide di svolgere alcune indagini. Indagini che, in poche settimane, si allargano a macchia d’olio. La questura, infatti, scopre che la poliziotta ha incontrato una nuova ragazza, e anche a lei sta iniziando a rendere la vita impossibile.
Stessi appostamenti, stesse telefonate, stessi sms (2600) che spingono le amiche della giovane rivolgersi anch’esse alla polizia. La ragazza disperata, tra l’altro, il 28 agosto, tenta anche il suicidio.
Intanto le indagini proseguono e la Procura di Rovigo ottiene il decreto di citazione a giudizio. Questa mattina, infatti, è in programma una prima udienza filtro di un processo che si annuncia molto complesso per la poliziotta 39enne.
Le persone offese, infatti, sono diventate nel frattempo ben sette, oltre alle due fidanzate, ci sono anche altre cinque amiche che sarebbero finite nel mirino della poliziotta proprio per aver tentato di intromettersi nelle storie ed aiutare le due malcapitate. Cinque donne tra i 50 e i 22 anni che anche loro avrebbero ricevuto dosi massicce di sms come ‘invito’ a farsi gli affari propri. E in un caso l’invito è stato fatto con la pistola d’ordinanza maneggiata e ben in vista.
Ma i guai giudiziari per la poliziotta non sono finiti qui, recentemente, è stata anche rinviata a giudizio con l’accusa di calunnia per aver accusato un collega in servizio alla questura di Rovigo di ‘bazzicare’ nell’ambiente della droga. Un’accusa formulata nero su bianco su un’annotazione di servizio del novembre 2008 che ha spinto la stessa polizia e la magistratura poi a fare chiarezza sulla vicenda.
E così sarebbe emerso con chiarezza che l’agente rodigino era assolutamente estraneo e che, anzi, la stessa poliziotta, a supporto della sua tesi, avrebbe riportato dichiarazioni fatte da un noto gestore di una discoteca che, ascoltato in un secondo momento dagli inquirenti, ne ha disconosciuto la ‘paternità’.
di m.s.
21 luglio 2011 - Condannata, con ammende, per ingiurie. Questa la sentenza emessa ieri dal tribunale di Rovigo nei confronti di L.Z., la poliziotta rodigina che era accusata di violenza privata, molestie, minacce e ingiurie nei confronti di due ex fidanzate e alcune amiche. Dovrà pagare un’ammenda di 300 euro e un danno morale di 2mila euro per molestie su una ragazza di 38 anni, assistita dall’avvocata Sofia Tiengo, che nel 2008 l’aveva denunciata, sostenendo di essere stata perseguitata dalle sue continue telefonate ed sms, e aveva dato il via così alla vicenda giudiziaria e che si era costituita parte civile.
Inoltre la Z. dovrà pagare 160 euro di ammenda per una condanna per ingiurie su un’altra donna, amica di una ragazza di 18 anni, cui aveva mandato messaggi telefonici.
Aveva fatto scalpore la vicenda dell’agente polesana, che aveva dichiarato la sua omosessualità, denunciando le discriminazioni di cui si sentiva vittima sul posto di lavoro, e che si era trovata a rispondere delle pesanti accuse nei confronti delle sue ex "amiche".
1 commento:
Mi sorge spontanea una domanda.....ma queste sono le poliziotte che arrestano gli uomini per stalking?
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