19 maggio 2009

CESENA - Voleva "vendicarsi" di un direttore di banca che le aveva negato un finanziamento accusandolo di un episodio di violenza sessuale mai avvenuto. Una cesenate di 31 anni, che doveva rispondere dell'accusa di calunnia e subornazione, è stata condannata lunedì dal giudice Marco Dovesi (pm Nadia Faenza) ad un anno e sei mesi di reclusione coperti da indulto. Per quanto riguarda il risarcimento economico (la parte civile ha chiesto 75mila euro) sarà definito in sede civile.
I fatti risalgono al giugno del 2002. All'epoca la 31enne aveva un'agenzia che si occupava nell'organizzazione di eventi e nel ‘reclutamento' di modelle. La titolare, insieme al suo socio (deceduto), chiese
un finanziamento in banca, ma gli venne negato. A quel punto i due avevano pensato di mettere nei guai il direttore della banca, accusandolo di un episodio violenza sessuale in un atrio del palazzo dove lavorava.
Il bancario, interrogato dall'ispettore Claudio Di Marco, negò ogni addebito. Contemporaneamente vennero ascoltate anche le impiegate della 31enne che inizialmente avvalorarono il racconto della donna. Poi fecero un deciso passo indietro, ammettendo di aver rilasciato dichiarazioni false su richiesta della loro datrice di lavoro in cambio di un compenso economico.
Lunedì il processo si è concluso con la condanna dell'imputata, assistita dall'avvocato Riccardo Chiesa: un anno e sei mesi coperti da indulto. Per quanto riguarda il risarcimento, sarà definito in sede civile. La parte civile, che ha chiesto 75mila euro, è tutelata dall'avvocato Giorgio Fabbri.
link alla notizia:
www.romagnaoggi.it/cesena/2009/5/19/124447/


1 commento:

Anonimo ha detto...

Non bastano 1 anno e 6 mesi.- quanti uomini innocenti stanno in carcere x donne come queste?
E quelle che hanno dichiarato il falso e poi hanno fatto un passo indietro...non verranno processate?

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