Si ritiene che le donne serial killer siano un numero compreso tra il 5% e il 10% degli assassini seriali.
Altri autori ritengono che siano di più.
Bisogna considerare la riluttanza fra alcuni studiosi ad affrontare l’argomento della assassina seriale, inoltre come accade per le omicide sono pochissimi gli studi che le riguardano.
In America le serial killers femmine rappresentano circa il 8% dei criminali ma le criminali donne americane rappresentano il 75% di tutte le serial killers del mondo.
La netta preponderanza dell'omicidio seriale femminile negli Stati Uniti si può spiegare con il maggior grado di emancipazione culturale e sociale raggiunto dalle donne in tutti i campi, dato che viene confermato dall'osservazione che, in generale, le donne uccidono serialmente soprattutto nei paesi industrializzati (esattamente come gli uomini).
In generale, nello studio della criminologia, si tende ad accettare l'esistenza di un rapporto causale diretto fra l'emancipazione femminile e ciò che viene considerato un «nuovocorso » della criminalità femminile La tesi dell'emancipazione si fonda principalmente su due premesse:
a) i reati commessi da donne e ragazze stanno diventando più « mascolini », soprattutto più violenti;
b) il « Movimento della Donna» rappresenta un tentativo di emulazione del sesso maschile, o almeno di convergenza dei due sessi.
Il tempo medio di durata di un caso di omicidio seriale commesso da una donna è di otto anni, il doppio di quello maschile. La scelta delle armi, l'accurata selezione delle vittime e una pianificazione metodica dei delitti volta a simulare una morte naturale, sono tutti elementi che, combinati a una forte resistenza culturale e sociale che nega l'esistenza dell'omcidio seriale femminile, sono alla base di questa loro maggiore longevità.
Per quanto riguarda l'arma usata, sono rarissimi i casi in cui vengono usate metodiche quali strangolamento, percosse o uso di armi bianche, metodiche che implicano un contatto fisico con la vittima. L'arma preferita dalle donne è il veleno perché è un'arma discreta, silenziosa e che, se usata bene, non lascia traccia e permette di far passare la morte della vittima per un decesso da intossicazione.
Ci sono poi le armi specifiche per ogni contesto in cui avvengono gli omicidi, ad esempio, in ospedale, è logico che venga praticata l'iniezione di sostanze letali, dato che quella di fare le iniezioni è un'attività di routine ospedaliera destinata a passare inosservata. Allo stesso modo, le infanticide seriali di solito uccidono i neonati mediante soffocamento, effettuato premendo un cuscino sulla faccia del bambino, che viene scambiato per un semplice arresto cardio-respiratorio dovuto a cause naturali, evenienza accettata da tutti i pediatri nel primo periodo di vita del neonato.
Mentre gli uomini scelgono generalmente delle vittime con le quali non c'è nessun tipo di relazione preesistente, le donne selezionano soprattutto vittime con le quali hanno qualche tipo di rapporto, siano esse mariti e amanti oppure familiari e conoscenti. Proprio per questo motivo, per il legame esistente le assassine seriali raramente sono coinvolte in omicidi a sfondo sessuale, che, invece, rappresenta una motivazione fondamentale per la controparte maschile.
Le motivazioni sono radicalmente differenti rispetto a quelle maschili, così come diversa è la tipologia delle vittime. In generale, gli uomini variano maggiormente nella scelta delle vittime, sono attivi come « predatori sessuali» e tendono a selezionare donne adulte; le donne, invece, non scelgono le vittime in base al sesso. Mentre i maschi sono più o meno equamente distribuiti fra stanziali e mobili, le donne sono quasi esclusivamente stabili dal punto di vista geografico, cioè tendono a uccidere sempre nello stesso luogo e forse questa differenza è dovuta al tradizionale accentramento delle attività femminili intorno alla casa e alla famiglia. C'è poi da aggiungere anche il fatto che le donne, di solito, non hanno un lavoro che include spostamenti frequenti. Le donne che mostrano una maggiore mobilità sono quelle che uccidono in coppia o in gruppo, che decidono appunto di seguire il maschio nei suoi spostamenti.
Bisogna considerare la riluttanza fra alcuni studiosi ad affrontare l’argomento della assassina seriale, inoltre come accade per le omicide sono pochissimi gli studi che le riguardano.
In America le serial killers femmine rappresentano circa il 8% dei criminali ma le criminali donne americane rappresentano il 75% di tutte le serial killers del mondo.
La netta preponderanza dell'omicidio seriale femminile negli Stati Uniti si può spiegare con il maggior grado di emancipazione culturale e sociale raggiunto dalle donne in tutti i campi, dato che viene confermato dall'osservazione che, in generale, le donne uccidono serialmente soprattutto nei paesi industrializzati (esattamente come gli uomini).
In generale, nello studio della criminologia, si tende ad accettare l'esistenza di un rapporto causale diretto fra l'emancipazione femminile e ciò che viene considerato un «nuovocorso » della criminalità femminile La tesi dell'emancipazione si fonda principalmente su due premesse:
a) i reati commessi da donne e ragazze stanno diventando più « mascolini », soprattutto più violenti;
b) il « Movimento della Donna» rappresenta un tentativo di emulazione del sesso maschile, o almeno di convergenza dei due sessi.
Il tempo medio di durata di un caso di omicidio seriale commesso da una donna è di otto anni, il doppio di quello maschile. La scelta delle armi, l'accurata selezione delle vittime e una pianificazione metodica dei delitti volta a simulare una morte naturale, sono tutti elementi che, combinati a una forte resistenza culturale e sociale che nega l'esistenza dell'omcidio seriale femminile, sono alla base di questa loro maggiore longevità.
Per quanto riguarda l'arma usata, sono rarissimi i casi in cui vengono usate metodiche quali strangolamento, percosse o uso di armi bianche, metodiche che implicano un contatto fisico con la vittima. L'arma preferita dalle donne è il veleno perché è un'arma discreta, silenziosa e che, se usata bene, non lascia traccia e permette di far passare la morte della vittima per un decesso da intossicazione.
Ci sono poi le armi specifiche per ogni contesto in cui avvengono gli omicidi, ad esempio, in ospedale, è logico che venga praticata l'iniezione di sostanze letali, dato che quella di fare le iniezioni è un'attività di routine ospedaliera destinata a passare inosservata. Allo stesso modo, le infanticide seriali di solito uccidono i neonati mediante soffocamento, effettuato premendo un cuscino sulla faccia del bambino, che viene scambiato per un semplice arresto cardio-respiratorio dovuto a cause naturali, evenienza accettata da tutti i pediatri nel primo periodo di vita del neonato.
Mentre gli uomini scelgono generalmente delle vittime con le quali non c'è nessun tipo di relazione preesistente, le donne selezionano soprattutto vittime con le quali hanno qualche tipo di rapporto, siano esse mariti e amanti oppure familiari e conoscenti. Proprio per questo motivo, per il legame esistente le assassine seriali raramente sono coinvolte in omicidi a sfondo sessuale, che, invece, rappresenta una motivazione fondamentale per la controparte maschile.
Le motivazioni sono radicalmente differenti rispetto a quelle maschili, così come diversa è la tipologia delle vittime. In generale, gli uomini variano maggiormente nella scelta delle vittime, sono attivi come « predatori sessuali» e tendono a selezionare donne adulte; le donne, invece, non scelgono le vittime in base al sesso. Mentre i maschi sono più o meno equamente distribuiti fra stanziali e mobili, le donne sono quasi esclusivamente stabili dal punto di vista geografico, cioè tendono a uccidere sempre nello stesso luogo e forse questa differenza è dovuta al tradizionale accentramento delle attività femminili intorno alla casa e alla famiglia. C'è poi da aggiungere anche il fatto che le donne, di solito, non hanno un lavoro che include spostamenti frequenti. Le donne che mostrano una maggiore mobilità sono quelle che uccidono in coppia o in gruppo, che decidono appunto di seguire il maschio nei suoi spostamenti.
Caratteristiche principali dell'omicidio seriale femminile.
Le donne che uccidono serialmente, di solito, non infieriscono sui cadaveri con manifestazioni di overkilling, mutilazioni, smembramenti o aggressione sessuale. Alcune donne fanno eccezione e i loro omicidi possono raggiungere notevoli livelli di brutalità che li avvicinano a quelli maschili. In Italia, Leonarda Cianciulli tagliava a pezzi i corpi delle donne che aveva ucciso e, con alcune parti, fabbricava delle saponette.
In quei paesi nei quali la figura femminile è ancora massicciamente sottomessa al dominio maschile (ad esempio, nei paesi arabi dove vige la legge musulmana che obbliga le donne a camminare coperte da un velo e a obbedire completamente al marito), difficilmente ci possono essere casi di donne che uccidono serialmente.
Le donne che uccidono individualmente non torturano le vittime prima di ucciderle e non si gratificano sessualmente assistendo alle loro sofferenze, anche se un lento avvelenamento della vittima che causa una lunga agonia può essere considerato una forma sottile di tortura. II veleno più usato è l'arsenico con tutti i suoi derivati, ma non mancano esempi di altri veleni, anche poco comuni, utilizzati per gli omicidi seriali.
In quei paesi nei quali la figura femminile è ancora massicciamente sottomessa al dominio maschile (ad esempio, nei paesi arabi dove vige la legge musulmana che obbliga le donne a camminare coperte da un velo e a obbedire completamente al marito), difficilmente ci possono essere casi di donne che uccidono serialmente.
Le donne che uccidono individualmente non torturano le vittime prima di ucciderle e non si gratificano sessualmente assistendo alle loro sofferenze, anche se un lento avvelenamento della vittima che causa una lunga agonia può essere considerato una forma sottile di tortura. II veleno più usato è l'arsenico con tutti i suoi derivati, ma non mancano esempi di altri veleni, anche poco comuni, utilizzati per gli omicidi seriali.
De Luca.
Qual è il modus operandi ed il profilo psicologico delle donne serial killer?
Non eccedono in violenza: non torturano le vittime prima di uccidere, anzi spesso le stordiscono o le narcotizzano; dopo aver ucciso, non si accaniscono sul cadavere. I loro atti non mirano ad ottenere gratificazioni sessuali. Infatti il movente è spesso economico.
Utilizzano il più delle volte veleni (quasi la metà dei casi), soprattutto l'arsenico, ma anche la stricnina ed il clorato di potassio.
Contrariamente a quanto avviene per i serial killer maschi, le donne non amano spostarsi per commettere i loro reati: non vanno a caccia della preda, ma preferiscono attirarla nella loro tana, secondo una tecnica conosciuta in criminologia come «tecnica del ragno». Oppure gli omicidi si consumano in case di cura, ospedali, o in altri luoghi chiusi. Queste criminali sono quindi «stanziali»
Le omicide seriali sono persone apparentemente normali, spesso sposate e con un'attività lavorativa.
Come i maschi, le assassine seriali crescono in famiglie multiproblematiche e quasi tuto hanno subito una qualche forma di abuso durante l’infanzia.
In molte di loro si sviluppa una sessualità precoce e intensa, accompagnata a una personalità aggressiva, violenta e bisognosa di domincare gli altri.
Molte di loro si sentono brutte, non desiderate, sovrappeso e questo fa diminuire la loro autostima e aumentare l’odio verso il mondo.
Di solito le donne non sono spinte da motivi sessuali a differenza degli uomini. Uccidono in maniera più dolce, meno visibile, utilizzando veleni o medicinali. La violenza che accompagna i colpi di pugnale, lo strangolamento o la mutilazione sono propri degli uomini.
Difficilmente le donne conservano parti del cadavere delle loro vittime come trofei.
Le vittime sono di solito conosciute dall’assassina. Il 45% sceglie membri della propria famiglia, il 26% sceglie amici o conoscenti, il 10% uccide pazienti o persone di cui deve prendersi cura, il 11% uccide totali sconosciuti.
Utilizzano il più delle volte veleni (quasi la metà dei casi), soprattutto l'arsenico, ma anche la stricnina ed il clorato di potassio.
Contrariamente a quanto avviene per i serial killer maschi, le donne non amano spostarsi per commettere i loro reati: non vanno a caccia della preda, ma preferiscono attirarla nella loro tana, secondo una tecnica conosciuta in criminologia come «tecnica del ragno». Oppure gli omicidi si consumano in case di cura, ospedali, o in altri luoghi chiusi. Queste criminali sono quindi «stanziali»
Le omicide seriali sono persone apparentemente normali, spesso sposate e con un'attività lavorativa.
Come i maschi, le assassine seriali crescono in famiglie multiproblematiche e quasi tuto hanno subito una qualche forma di abuso durante l’infanzia.
In molte di loro si sviluppa una sessualità precoce e intensa, accompagnata a una personalità aggressiva, violenta e bisognosa di domincare gli altri.
Molte di loro si sentono brutte, non desiderate, sovrappeso e questo fa diminuire la loro autostima e aumentare l’odio verso il mondo.
Di solito le donne non sono spinte da motivi sessuali a differenza degli uomini. Uccidono in maniera più dolce, meno visibile, utilizzando veleni o medicinali. La violenza che accompagna i colpi di pugnale, lo strangolamento o la mutilazione sono propri degli uomini.
Difficilmente le donne conservano parti del cadavere delle loro vittime come trofei.
Le vittime sono di solito conosciute dall’assassina. Il 45% sceglie membri della propria famiglia, il 26% sceglie amici o conoscenti, il 10% uccide pazienti o persone di cui deve prendersi cura, il 11% uccide totali sconosciuti.
Classificazione Kelleher e Kelleher, 1998.
Le "vedove nere" che si sbarazzano di diversi mariti o di amanti con il veleno. (De Luca) E’ la più attenta e metodica delle assassine e i motivi degli omicidi possono essere diversi, ma spesso c’è un interesse economico
Inizia a uccidere in età matura, è molto intelligente, manipolativa, estremamente organizzata e paziente. Gli omicidi sono perpetrati, di solito, in un periodo di tempo molto lungo, ed è difficile che venga sospettata.
(Lucarelli) Iniziano di solito la loro carriera criminale dopo i 25 anni anni uccidendo mariti, partner, familiari, ma anche persone con le quali hanno sviluppato un rapporto di conoscenza diretta. Di solito colpiscono per almeno dieci quindici anni prima di essere identificate, con un numero di vittime che oscilla da sei a otto. L'arma preferita è il veleno, che viene utilizzato con accortezza, in modo da in durre sintomi che possono essere ricondotti a malattie diagnosticabili. Il successo conduce l'assassina a impossessarsi dei beni della vittima, oppure a incassare i premi assicurativi previsti.
Le "infermiere o angeli della morte" che uccidono le persone che sono affidate alle loro cure o deel quali si devono occupare per qualche motivo, tipo attenzioni mediche o unaltro tipo di supporto.
I motivi sono diversi ma la spinta principale sembra essere il loro Io onnipotente e il loro bisogno di dominio. Sono ossessionate dal bisogno di controllare le vite delle persone di cui si ocupano e di solito sono presenti tre caratteristiche ben determinate:
1) L'assassina è compulsiva nel suo bisogno di uccidere e attaccherà ripetutamente nella sua zona di responsabilità.
2) Il soggetto di questo tipo può essere portato a discutere i diversi episodi con altre persone, perché è capace di razionalizzare gli omicidi, trasformandoli in una sorta di « atti di misericordia ».
3) Alcune vittime possono sopravvivere ed essere capaci di aiutare in maniera concreta gli investigatori.
L' angelo della morte uccide sovente negli ospedali e nelle case di cura, attaccando i pazienti di cui si occupa, i deboli e gli indifesi, spesso i bambini o i vecchi. Purtroppo, ci si accorge dell'esistenza di una serie omicidiaria di questo tipo solo dopo moltissimi omicidi, anche perché le amministrazioni ospedaliere non pensano neanche per un attimo che ci possa essere un assassino nelle loro strutture. Se l'assassina, poi, si sposta da un ospedale all'altro, diventa quasi sempre impossibile identificare lo schema omicida e anche focalizzare un determinato sospetto, dato che, di solito, si tratta di una persona stimata dai supervisori, dai colleghi e dalle potenziali vittime.
(Lucarelli) Iniziano a uccidere solitamente poco dopo i vent anni, in luoghi dove la morte costituisce un evento naturale: ospedali, cliniche, case di riposo. Qui l'omicidio può essere facilmente occultato, e l'assassino può sperimentare il potere di decidere a hi concedere la vita o dare la morte. Anche il mezzo per colpire è a portata di mano: è sufficiente aggiungere un farmaco in terapia, raddoppiarne la dose, interrompere il flusso di ossigeno. Una sciagurata inclinazione a vantarsi della propria onnipotenza conduce gli angeli della morte a una «breve carriera uno o due anni, con un numero medio di vittime intorno a otto; l'identificazione appare più difficile nel caso di assassine mobili, capaci cioè di iicenziarsi per essere poi riassunte in altre strutture sanitarie: in questo caso il numero di omicidi può raddoppiare.
Inizia a uccidere in età matura, è molto intelligente, manipolativa, estremamente organizzata e paziente. Gli omicidi sono perpetrati, di solito, in un periodo di tempo molto lungo, ed è difficile che venga sospettata.
(Lucarelli) Iniziano di solito la loro carriera criminale dopo i 25 anni anni uccidendo mariti, partner, familiari, ma anche persone con le quali hanno sviluppato un rapporto di conoscenza diretta. Di solito colpiscono per almeno dieci quindici anni prima di essere identificate, con un numero di vittime che oscilla da sei a otto. L'arma preferita è il veleno, che viene utilizzato con accortezza, in modo da in durre sintomi che possono essere ricondotti a malattie diagnosticabili. Il successo conduce l'assassina a impossessarsi dei beni della vittima, oppure a incassare i premi assicurativi previsti.
Le "infermiere o angeli della morte" che uccidono le persone che sono affidate alle loro cure o deel quali si devono occupare per qualche motivo, tipo attenzioni mediche o unaltro tipo di supporto.
I motivi sono diversi ma la spinta principale sembra essere il loro Io onnipotente e il loro bisogno di dominio. Sono ossessionate dal bisogno di controllare le vite delle persone di cui si ocupano e di solito sono presenti tre caratteristiche ben determinate:
1) L'assassina è compulsiva nel suo bisogno di uccidere e attaccherà ripetutamente nella sua zona di responsabilità.
2) Il soggetto di questo tipo può essere portato a discutere i diversi episodi con altre persone, perché è capace di razionalizzare gli omicidi, trasformandoli in una sorta di « atti di misericordia ».
3) Alcune vittime possono sopravvivere ed essere capaci di aiutare in maniera concreta gli investigatori.
L' angelo della morte uccide sovente negli ospedali e nelle case di cura, attaccando i pazienti di cui si occupa, i deboli e gli indifesi, spesso i bambini o i vecchi. Purtroppo, ci si accorge dell'esistenza di una serie omicidiaria di questo tipo solo dopo moltissimi omicidi, anche perché le amministrazioni ospedaliere non pensano neanche per un attimo che ci possa essere un assassino nelle loro strutture. Se l'assassina, poi, si sposta da un ospedale all'altro, diventa quasi sempre impossibile identificare lo schema omicida e anche focalizzare un determinato sospetto, dato che, di solito, si tratta di una persona stimata dai supervisori, dai colleghi e dalle potenziali vittime.
(Lucarelli) Iniziano a uccidere solitamente poco dopo i vent anni, in luoghi dove la morte costituisce un evento naturale: ospedali, cliniche, case di riposo. Qui l'omicidio può essere facilmente occultato, e l'assassino può sperimentare il potere di decidere a hi concedere la vita o dare la morte. Anche il mezzo per colpire è a portata di mano: è sufficiente aggiungere un farmaco in terapia, raddoppiarne la dose, interrompere il flusso di ossigeno. Una sciagurata inclinazione a vantarsi della propria onnipotenza conduce gli angeli della morte a una «breve carriera uno o due anni, con un numero medio di vittime intorno a otto; l'identificazione appare più difficile nel caso di assassine mobili, capaci cioè di iicenziarsi per essere poi riassunte in altre strutture sanitarie: in questo caso il numero di omicidi può raddoppiare.
La « Predatrice Sessuale ».
E’ il tipo più raro di assassina seriale, agisce da sola e sceglie le proprie vittime in base al sesso. Il movente principale di questi omicidi è di natura sessuale.
Probabilmente, col passare degli anni, questa tipologia li assassine seriali è destinata ad aumentare e ci sarà un progressivo avvicinamento delle modalità femminili a quelle maschili.
Probabilmente, col passare degli anni, questa tipologia li assassine seriali è destinata ad aumentare e ci sarà un progressivo avvicinamento delle modalità femminili a quelle maschili.
La « Vendicatrice ».
Uccide sistematicamente le vittime per motivi di vendetta o gelosia. Di solito, uccide membri della sua stessa famiglia ed è motivata da un incontenibile senso di rifiuto e abbandono.
Anche questo è un tipo di omicidio seriale piuttosto raro nelle donne ma anche in generale, perché, per definizione, la vendetta, essendo una forza dirompente, solitamente viene esercitata senza misura e in unico episodio. Per fare in modo che la vendetta sia il motore propulsore di una serie omicidiaria, l'intensità emozionale della compulsione dev'essere preservata attraverso i vari periodi di intervallo emotivo che sono fisiologici fra un omicidio e un altro.
La vendetta dev'essere di tipo profondamente patologico e almeno in qualche modo gestibile, per evitare che interferisca con la pianificazione degli omicidi.
L'emozione della vendetta è altamente personalizzata e varia notevolmente da un soggetto all'altro e, per questo motivo, gli omicidi sono commessi prevalentemente da donne che agiscono da sole. Proprio a causa della forte quota di passione implicata in questo tipo di omicidio i singoli episodi non sono pianificati in maniera estremamente accurata.
Lucarelli Le donne che uccidono ripetutamente motivate da un sentimento di vendetta sono rare; più facilmente esse colpiscono una sola volta. Ciò che rende particolare la figura delle vendicatrici è la «qualità» della rabbia, un'ostilità profonda e diffusa, al confine con la patologia; sono affascinate da una sorta di ossessiva attrazione per le qualità più oscure della vendetta, e uccidono senza alcun periodo di raffreddamento emozionale fra un delitto e il successivo.
Negli studi epidemiologici questo genere di serial killer inizia la propria carriera criminale a un'età di circa 22 anni e colpisce sia membri della propria famiglia sia soggetti identificati simbolicamente con un contesto che l'ha danneggiato, maltrattato o umiliato. Tre o quattro sono le vittime, in un periodo di due anni, sebbene in alcuni casi ne trascorrano anche cinque prima dell'identificazione e della cattura. Benché le vendicatrici siano sufficientemente capaci di controllare le emozioni per condurre in porto con successo i propri criminali propositi, talvolta si rivelano poco accorte e incapaci di un'accurata pianificazione.
Paradossalmente, quando vengono catturate, possono mostrare un profondo rimorso per i loro crimini, in un tentativo di compensazione per l'intensità della loro ostilità.
Anche questo è un tipo di omicidio seriale piuttosto raro nelle donne ma anche in generale, perché, per definizione, la vendetta, essendo una forza dirompente, solitamente viene esercitata senza misura e in unico episodio. Per fare in modo che la vendetta sia il motore propulsore di una serie omicidiaria, l'intensità emozionale della compulsione dev'essere preservata attraverso i vari periodi di intervallo emotivo che sono fisiologici fra un omicidio e un altro.
La vendetta dev'essere di tipo profondamente patologico e almeno in qualche modo gestibile, per evitare che interferisca con la pianificazione degli omicidi.
L'emozione della vendetta è altamente personalizzata e varia notevolmente da un soggetto all'altro e, per questo motivo, gli omicidi sono commessi prevalentemente da donne che agiscono da sole. Proprio a causa della forte quota di passione implicata in questo tipo di omicidio i singoli episodi non sono pianificati in maniera estremamente accurata.
Lucarelli Le donne che uccidono ripetutamente motivate da un sentimento di vendetta sono rare; più facilmente esse colpiscono una sola volta. Ciò che rende particolare la figura delle vendicatrici è la «qualità» della rabbia, un'ostilità profonda e diffusa, al confine con la patologia; sono affascinate da una sorta di ossessiva attrazione per le qualità più oscure della vendetta, e uccidono senza alcun periodo di raffreddamento emozionale fra un delitto e il successivo.
Negli studi epidemiologici questo genere di serial killer inizia la propria carriera criminale a un'età di circa 22 anni e colpisce sia membri della propria famiglia sia soggetti identificati simbolicamente con un contesto che l'ha danneggiato, maltrattato o umiliato. Tre o quattro sono le vittime, in un periodo di due anni, sebbene in alcuni casi ne trascorrano anche cinque prima dell'identificazione e della cattura. Benché le vendicatrici siano sufficientemente capaci di controllare le emozioni per condurre in porto con successo i propri criminali propositi, talvolta si rivelano poco accorte e incapaci di un'accurata pianificazione.
Paradossalmente, quando vengono catturate, possono mostrare un profondo rimorso per i loro crimini, in un tentativo di compensazione per l'intensità della loro ostilità.
Assassina per Profitto.
Questa assassina uccide sistematicamente vittime durante la commissione di altre attività criminali oppure per un guadagno economico, agisce da sola e non è assimilabile alla “vedova nera”. Le due caratteristiche che la differenziano da questa sono:
1) deve chiaramente uccidere per un guadagno economico;
2) deve concentrare l'energia distruttiva su vittime estranee alla sua famiglia.
E un'assassina molto organizzata, piena di risorse e attenta, quindi molto difficile da scoprire e catturare, e, come la « vedova nera », è molto brava a pianificare tutti i dettagli.
(Lucarelli) Contrariamente ai solito, questa tipologia di serial killer si ritrova più facilmente fuori dai confini statunitensi. Si tratta di assassine intelligenti, capaci di pianificazione e abili nell'esecuzione dei delitti, come pure nell'evitare l'identificazione e l'arresto. Possono essere assunte come killer a contratto, per eliminare il coniuge, rivali in affari, familiari con ricche polizze assicurative.
Iniziano a uccidere dai 25 ai 30 anni, la loro carriera può durare un decennio o anche più, e non sempre si conclude con la cattura; utilizzano un'ampia varietà di mezzi lesivi per uccidere e l'omicidio avviene in un contesto di totale indifferenza per la vittima.
1) deve chiaramente uccidere per un guadagno economico;
2) deve concentrare l'energia distruttiva su vittime estranee alla sua famiglia.
E un'assassina molto organizzata, piena di risorse e attenta, quindi molto difficile da scoprire e catturare, e, come la « vedova nera », è molto brava a pianificare tutti i dettagli.
(Lucarelli) Contrariamente ai solito, questa tipologia di serial killer si ritrova più facilmente fuori dai confini statunitensi. Si tratta di assassine intelligenti, capaci di pianificazione e abili nell'esecuzione dei delitti, come pure nell'evitare l'identificazione e l'arresto. Possono essere assunte come killer a contratto, per eliminare il coniuge, rivali in affari, familiari con ricche polizze assicurative.
Iniziano a uccidere dai 25 ai 30 anni, la loro carriera può durare un decennio o anche più, e non sempre si conclude con la cattura; utilizzano un'ampia varietà di mezzi lesivi per uccidere e l'omicidio avviene in un contesto di totale indifferenza per la vittima.
L'Assassina Psicotica.
Soffre di una psicosi e uccide in risposta a un delirio interiore accompagnato da allucinazioni. Gli omicidi sono commessi in modo casuale, senza un movente chiaro e univoco e in presenza di effettivi disturbi psicologici nell'assassina.
Chi sono
Donne che con il delitto hanno trovato di prendersi delle rivincite sulla vita, di esprimere la loro superiorità e di diventare celebri. Di solito queste assassine non hanno figli ma lo stesso accade ai serial killers. Non hanno una vita familiare stabile, vivono di solito sole e quando sono sposate la loro unione non funziona. Sono male inserite nella società anche se spesso non appare. Le serial killers appartengono alla categoria degli assassini organizzati. Premeditano i delitti che sono preparati con la più grande cura.
Uccidono in un luogo determinato, non affrontano grandi distanze come gli uomini.
I delitti non sono di solito scoperti subito. Le vittime sembrano morte per cause naturali e raramente si sospetta un avvelenamento. Se una donna uccide il marito si pensa a una crisi cardiaca magari perché l'uomo ha dei precedenti in famiglia o perché è anziano. Il primo crimine di solito passa inosservato. Solo dopo molte morti simili vengono fatti degli esami tossicologici e i cadaveri vengono riesumati.
Di solito non vengono prese prima di otto anni dal primo delitto, il doppio del tempo rispetto all’uomo., Come l'uomo, la serial killer donna è generalmente bianca. Se l'uomo commette di solito il primo crimine prima dei trent'anni, la donna ne ha di solito trentuno.
Di intelligenza di solito superiore alla media. Introversa, si sente incompresa, tendenza a comportamenti psicotici. Di solito hanno avuto una vita mediocre e rapporti negativi all'interno della famiglia. Ci sono casi di abuso nella loro infanzia, che siano fisici, psicologici o sessuali. L'altro fattore importante è l'esistenza di una vita fantasmatica. Il soggetto è una bambina trascurata o vittima di abusi che ha subito diversi conflitti nella sua infanzia senza esser capace di costruirsi e di utilizzare degli adeguati sistemi di difesa. Spesso queste bambine perdono uno o entrambi i genitori e sono costrette a vivere in un ambiente ostile. Queste frustrazioni, situazioni di stress e crisi di angoscia, unite a un'incapacità cronica a superarli possono condurre questa adolescente a isolarsi totalmente dalla società che percepisce come un'entità ostile.
Alcune scelgono di suicidarsi durante l'adolescenza piuttosto di conoscere una vita di solitudine e frustrazione. Ci sono fra queste criminali moltissimi casi di tentato suicidio che sono altrettante richieste di aiuto. Queste donne hanno uno scarso concetto di sé e si sentono scartate dalla società. Si parte dall'insoddisfazione della vita familiare e sociale per immaginare un mondo in cui sono padrone. Le loro energie sono canalizzate non verso obiettivi creativi, bensì verso idee di aggressione e dominio, sostituendosi così all'aggressore o al dominatore che le ha fatte soffrire. La donna, a differenza dell'uomo, si rende meno visibile. Non provoca la polizia come molti serial killers fanno. Non infierisce sui cadaveri. Difficilmente usa il coltello, nel passato utilizzava il veleno, negli ultimi anni la pistola. Il suo delitto è definito quieto, determinato, preparato con cura.
L’86%delle serial killer uccide in coppia.
http://www.cinziatani.com/Univer/quinta%20lezione/serial%20killer%20donne.htm
Cina - Arrestata la ?vedova nera': avvelenò tre dei suoi quattro mariti
11 febbraio 2001 - La polizia cinese ha arrestato nel distretto settentrionale di Pingyao una donna di 55 anni accusata di aver avvelenato tre (due sono morti) dei suoi quattro mariti.
Austria - Ammazza quattro figli in tre anni, subito dopo il parto
3 giugno 2005 - Ha portato avanti quattro gravidanze senza farle notare e ha poi ucciso i neonati per nasconderne i corpi in un congelatore e in una scatola riempita di cemento; in un casotto, vicino all'abitazione.
L'infanticida, una donna austriaca di 32 anni, arrestata dalla polizia di Graz dopo aver confessato, si è giustificata dicendo di soffrire di «angoscia esistenziale».
Gli inquirenti si sono trovati di fronte a una serie di delitti dai contorni sconvolgenti. Il primo corpo è stato trovato lunedì scorso, quando la polizia, su segnalazione di un vicino, ha controllato il congelatore della casa in cui la donna abitava con il compagno, un trentottenne che dovrebbe essere il padre dei bambini e che è stato arrestato.
Il giorno dopo, svuotando il freezer, gli agenti hanno trovato un altro cadavere, conservato da almeno un anno. Perquisendo la casa è stato poi trovato il terzo corpo, nascosto in una scatola riempita di cemento.
E l'orrore non era ancora finito. Dopo ulteriori ricerche i poliziotti hanno trovato in un casotto adiacente alla casa in cui abitava la famiglia un quarto corpo. Il cadavere del neonato era stato infilato in un sacco di plastica e nascosto sotto un cumulo di detriti, hanno riferito i poliziotti.
Gli inquirenti hanno escluso che si tratti di gemelli: sembra che la donna abbia dato alla luce i bambini negli ultimi tre anni. L'uomo ha dichiarato di non essersi mai accorto che la compagna era incinta.
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2005/06/03/5377972-LA-CASA-DEGLI-ORRORI.shtml
Russia - Tre volte sposa, tre volte ammazza il marito
1° gennaio 2009 - Una donna siberiana si è sposata per tre volte e per altrettante volte ha accoltellato i suoi mariti finendo in prigione.
Uccidono in un luogo determinato, non affrontano grandi distanze come gli uomini.
I delitti non sono di solito scoperti subito. Le vittime sembrano morte per cause naturali e raramente si sospetta un avvelenamento. Se una donna uccide il marito si pensa a una crisi cardiaca magari perché l'uomo ha dei precedenti in famiglia o perché è anziano. Il primo crimine di solito passa inosservato. Solo dopo molte morti simili vengono fatti degli esami tossicologici e i cadaveri vengono riesumati.
Di solito non vengono prese prima di otto anni dal primo delitto, il doppio del tempo rispetto all’uomo., Come l'uomo, la serial killer donna è generalmente bianca. Se l'uomo commette di solito il primo crimine prima dei trent'anni, la donna ne ha di solito trentuno.
Di intelligenza di solito superiore alla media. Introversa, si sente incompresa, tendenza a comportamenti psicotici. Di solito hanno avuto una vita mediocre e rapporti negativi all'interno della famiglia. Ci sono casi di abuso nella loro infanzia, che siano fisici, psicologici o sessuali. L'altro fattore importante è l'esistenza di una vita fantasmatica. Il soggetto è una bambina trascurata o vittima di abusi che ha subito diversi conflitti nella sua infanzia senza esser capace di costruirsi e di utilizzare degli adeguati sistemi di difesa. Spesso queste bambine perdono uno o entrambi i genitori e sono costrette a vivere in un ambiente ostile. Queste frustrazioni, situazioni di stress e crisi di angoscia, unite a un'incapacità cronica a superarli possono condurre questa adolescente a isolarsi totalmente dalla società che percepisce come un'entità ostile.
Alcune scelgono di suicidarsi durante l'adolescenza piuttosto di conoscere una vita di solitudine e frustrazione. Ci sono fra queste criminali moltissimi casi di tentato suicidio che sono altrettante richieste di aiuto. Queste donne hanno uno scarso concetto di sé e si sentono scartate dalla società. Si parte dall'insoddisfazione della vita familiare e sociale per immaginare un mondo in cui sono padrone. Le loro energie sono canalizzate non verso obiettivi creativi, bensì verso idee di aggressione e dominio, sostituendosi così all'aggressore o al dominatore che le ha fatte soffrire. La donna, a differenza dell'uomo, si rende meno visibile. Non provoca la polizia come molti serial killers fanno. Non infierisce sui cadaveri. Difficilmente usa il coltello, nel passato utilizzava il veleno, negli ultimi anni la pistola. Il suo delitto è definito quieto, determinato, preparato con cura.
L’86%delle serial killer uccide in coppia.
http://www.cinziatani.com/Univer/quinta%20lezione/serial%20killer%20donne.htm
Ostia RM) - Le muore annegato anche il terzo figlio: incriminata
Il 12 febbraio 1988 muoiono nella vasca da bagno in un appartamento di Ostia due fratellini, di uno e cinque anni. Tutto lascia supporre che si tratti di una disgrazia, ma il 9 marzo del '91, anche il terzo figlio di Apollonia Angiulli, di appena otto mesi, muore nelle medesime circostanze.
La Angiulli, 39 anni, tenta il suicidio ingerendo una forte dose di barbiturici, ma viene incriminata.
Broni (PV) - Accusata di tre omicidi s'impicca in carcere
aggiornamento del 16 ottobre 2001
Si è uccisa la scorsa notte, impiccandosi nella sua cella nel carcere di Vigevano, Milena Quaglini, la donna di 44 anni già condannata per l'uccisione di suo marito e di un datore di lavoro, e in attesa di processo per l'omicidio di un amico.
Milena Quaglini è stata trovata in fin di vita, impiccata con un laccio in cella verso l'1.50 della scorsa notte. Soccorsa, è morta alle 2.15 all'ospedale civile di Vigevano.
Il 12 febbraio 1988 muoiono nella vasca da bagno in un appartamento di Ostia due fratellini, di uno e cinque anni. Tutto lascia supporre che si tratti di una disgrazia, ma il 9 marzo del '91, anche il terzo figlio di Apollonia Angiulli, di appena otto mesi, muore nelle medesime circostanze.
La Angiulli, 39 anni, tenta il suicidio ingerendo una forte dose di barbiturici, ma viene incriminata.
Broni (PV) - Accusata di tre omicidi s'impicca in carcere
aggiornamento del 16 ottobre 2001
Si è uccisa la scorsa notte, impiccandosi nella sua cella nel carcere di Vigevano, Milena Quaglini, la donna di 44 anni già condannata per l'uccisione di suo marito e di un datore di lavoro, e in attesa di processo per l'omicidio di un amico.
Milena Quaglini è stata trovata in fin di vita, impiccata con un laccio in cella verso l'1.50 della scorsa notte. Soccorsa, è morta alle 2.15 all'ospedale civile di Vigevano.
La donna era stata condannata a 6 anni e 8 mesi di reclusione per l'omicidio, nel 1998, del marito Mario Fogli (riconosciuta la seminfermità mentale). Altri 20 mesi di reclusione, per eccesso colposo di legittima difesa, le erano stati inflitti per la morte di Giusto Dalla Pozza, 83 anni, di Este (Padova), presso il quale lavorava come domestica e alle cui asserite pesanti avances aveva reagito uccidendolo. Infine, Milena Quaglini doveva essere processata fra due settimane per l'assassinio di Angelo Porrello, di 50 anni, operaio di Bascapè (Pavia), ucciso nel 1999 (mentre la donna era agli arresti domiciliari). L'uomo fu addormentato coi barbiturici, annegato nella vasca da bagno e gettato in una concimaia.
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2001/10/16/2633124-Accusata-di-tre-omicidi-si-impicca-in-carcere.shtml
23 novembre 1999 - Milena Quaglini, la donna di Broni che sta scontando 14 anni di carcere per l'omicidio del marito (il delitto fu consumato nell'agosto dello scorso anno), ha confessato questa sera di aver ucciso anche Angelo Porrello, 53 anni. Il corpo di Porrello, un tornitore di Bascapè, venne trovato la sera del 24 ottobre scorso in una concimaia dietro la villetta dell'uomo.
Gli inquirenti scoprirono che Porrello aveva conosciuto la Quaglini nel periodo in cui la donna era agli arresti domiciliari in attesa che la condanna a 14 anni di reclusione diventasse definitiva.
L'uxoricida, dopo che ieri era stata ufficialmente indagata dalla procura di Pavia per il secondo delitto, ha chiesto oggi di parlare con il magistrato. La donna, assistita dal suo avvocato Licia Sardo, ha confessato. Ha spiegato agli inquirenti di aver tentato di uccidere il conoscente sciogliendo quattro pastiglie di veleno nel caffè. Successivamente l'ha spogliato e l'ha infilato nudo nella vasca da bagno. La vittima non era ancora morta quando infine la donna l'ha trascinato nella concimaia. Qui il corpo è rimasto per due settimane sino a quando è stato trovato la sera di domenica 24 ottobre.
Per il momento non si conosce il motivo che ha spinto Milena Quaglini a uccidere Angelo Porrello, dopo aver ammazzato poco più di un anno fa anche il marito.
Milena Quaglini è entrata nel carcere di Vigevano, dove si trova attualmente reclusa, il 7 ottobre scorso. La scomparsa di Angelo Porrello risale a due giorni prima.
Gli investigatori pavesi avevano deciso di indagarla ufficialmente dopo aver riscontrato diversi elementi che facevano pensare a un suo legame con la vittima. Tra l'altro era stati trovati alcuni capelli di donna nella casa di Porrello: la procura aveva disposto anche l'esame del Dna. Oggi la donna si è consultata con il suo avvocato e poi ha chiesto di parlare con il magistrato per confessare il delitto.
Milena Quaglini è stata tra l'altro testimone di una terza morte: quella di Giusto Dalla Pozza, un pensionato di 83 anni di Este (Padova). L'uomo, nel 1995, venne trovato in una pozza di sangue nel suo appartamento. La porta di ingresso era regolarmente chiusa. Fu Milena Quaglini, che era la sua domestica, a scoprire il cadavere e a dare l'allarme. Non è escluso che nei prossimi giorni gli inquirenti padovani possano interrogarla su questo omicidio.
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/1999/11/23/347580-UXORICIDA-DI-PAVIA-CONFESSA-UN-SECONDO-DELITTO.shtml
L'Angelo della Morte della Brianza
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2001/10/16/2633124-Accusata-di-tre-omicidi-si-impicca-in-carcere.shtml
23 novembre 1999 - Milena Quaglini, la donna di Broni che sta scontando 14 anni di carcere per l'omicidio del marito (il delitto fu consumato nell'agosto dello scorso anno), ha confessato questa sera di aver ucciso anche Angelo Porrello, 53 anni. Il corpo di Porrello, un tornitore di Bascapè, venne trovato la sera del 24 ottobre scorso in una concimaia dietro la villetta dell'uomo.
Gli inquirenti scoprirono che Porrello aveva conosciuto la Quaglini nel periodo in cui la donna era agli arresti domiciliari in attesa che la condanna a 14 anni di reclusione diventasse definitiva.
L'uxoricida, dopo che ieri era stata ufficialmente indagata dalla procura di Pavia per il secondo delitto, ha chiesto oggi di parlare con il magistrato. La donna, assistita dal suo avvocato Licia Sardo, ha confessato. Ha spiegato agli inquirenti di aver tentato di uccidere il conoscente sciogliendo quattro pastiglie di veleno nel caffè. Successivamente l'ha spogliato e l'ha infilato nudo nella vasca da bagno. La vittima non era ancora morta quando infine la donna l'ha trascinato nella concimaia. Qui il corpo è rimasto per due settimane sino a quando è stato trovato la sera di domenica 24 ottobre.
Per il momento non si conosce il motivo che ha spinto Milena Quaglini a uccidere Angelo Porrello, dopo aver ammazzato poco più di un anno fa anche il marito.
Milena Quaglini è entrata nel carcere di Vigevano, dove si trova attualmente reclusa, il 7 ottobre scorso. La scomparsa di Angelo Porrello risale a due giorni prima.
Gli investigatori pavesi avevano deciso di indagarla ufficialmente dopo aver riscontrato diversi elementi che facevano pensare a un suo legame con la vittima. Tra l'altro era stati trovati alcuni capelli di donna nella casa di Porrello: la procura aveva disposto anche l'esame del Dna. Oggi la donna si è consultata con il suo avvocato e poi ha chiesto di parlare con il magistrato per confessare il delitto.
Milena Quaglini è stata tra l'altro testimone di una terza morte: quella di Giusto Dalla Pozza, un pensionato di 83 anni di Este (Padova). L'uomo, nel 1995, venne trovato in una pozza di sangue nel suo appartamento. La porta di ingresso era regolarmente chiusa. Fu Milena Quaglini, che era la sua domestica, a scoprire il cadavere e a dare l'allarme. Non è escluso che nei prossimi giorni gli inquirenti padovani possano interrogarla su questo omicidio.
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/1999/11/23/347580-UXORICIDA-DI-PAVIA-CONFESSA-UN-SECONDO-DELITTO.shtml
L'Angelo della Morte della Brianza
Della vita di Sonia Caleffi non si conoscono molti particolari. E' nata e cresciuta in una famiglia che si può tranquillamente definire normale. E' figlia unica ed è sempre stata considerata da tutti una bambina molto dolce. All'interno del nucleo familiare non ci sono tensioni, né tanto meno violenze e abusi. Tutti sembrano ricordare la sua vocazione per aiutare il prossimo e il sogno di diventare infermiera.
Anche da ragazza viene considerata da tutti molto tranquilla, precisa e matura. A 23 anni Sonia sposa un falegname di Cernobbio, ma dopo meno di un anno la relazione già fallisce. Nel 1990 comincia a frequentare la scuola per infermiere e a lavorare come allieva nell'ospedale privato Valduce di Como. Qui conosce un radiologo che comincia a frequentare, e dopo un breve periodo di frequentazione decide di trasferirsi a Tavernerio a conviverci.
In ospedale tutti la descrivono come taciturna e introversa, una ragazza molto indecisa che al presentarsi del minimo problema scoppiava a piangere perché non sapeva come risolverlo. Nel 1994, dopo il periodo di tirocinio, viene assunta dall'ospedale Valduce ed impiegata nel reparto endoscopia digestiva. Durante questi 6 anni però la sua condotta non è da infermiera modello: si assenta frequentemente e per diversi giorni, senza fornire particolari spiegazioni ma solo esibendo dei certificati medici molto generici in cui non si specifica la patologia.
Nel 2000 Sonia Caleffi si licenzia dal Valduce e per 4 anni lavora in diversi ospedali e case di cura: per tre mesi è al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Anna di Como, poi per 4 mesi (aprile 2002) alla casa di riposo "San Benedetto" in provincia di Como; dal settembre al novembre del 2003 è di nuovo all'ospedale Sant'Anna di Como dove però non supera il periodo di prova a causa delle numerose assenze ingiustificate, e nello stesso periodo in quella struttura si verificano 8 decessi tra i pazienti. Nel 2004 vince un concorso all'ospedale "Manzoni" di Lecco dove lavora fino a quando non viene poi arrestata.
L'arresto avviene il 15 dicembre del 2004, dopo che un'indagine della polizia che era stata condotta a seguito di uno straordinario incremento di decessi: dal primo settembre agli inizi di novembre si erano infatti verificati ben 18 decessi, quasi tutti inspiegabili. Le indagini pian piano si concentrano su di lei che infine viene arrestata. Sonia confessa subito di essere la responsabile di quelle morti.
Si decide allora di indagare anche nel passato professionale della Caleffi e di verificare se anche gli otto decessi avvenuti nel 2003 all'ospedale Sant'Anna di Como possano essere stati commessi da lei: l'accusa diventa quindi di 15 omicidi, di cui 4 ammessi subito dalla stessa Caleffi.
Ma Sonia dopo pochi giorni ritratta tutto. La difesa chiede allora la perizia psichiatrica sull'imputata e nel febbraio del 2005 vengono nominati i 4 periti. Le perizie furono ovviamente opposte (i periti della difesa la dichiaravano non imputabile per incapacità di intendere e di volere e quelli dell'accusa invece perfettamente sana di mente) ma prevalse la convinzione che Sonia, seppur soffrendo di disturbi della personalità, era perfettamente in grado di intendere e di volere nel momento in cui praticava insufflazioni di aria che poi provocavano la morte dei pazienti per embolia gassosa.
Per lo stesso motivo viene quindi ritenuta idonea al normale regime carcerario e viene quindi trasferita dall'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere al carcere di San Vittore a Milano.
Il 10 luglio del 2006 arriva la sentenza che la condanna a 20 anni di carcere; alla lettura della sentenza Sonia ha avuto una crisi di pianto isterico, tanto da dover essere portata subito fuori dall'aula.
Cina - Arrestata la ?vedova nera': avvelenò tre dei suoi quattro mariti
11 febbraio 2001 - La polizia cinese ha arrestato nel distretto settentrionale di Pingyao una donna di 55 anni accusata di aver avvelenato tre (due sono morti) dei suoi quattro mariti.
Lo scrive la stampa cinese ricostruendo le vicende della signora Ren Ladi.
La donna lasciò il primo marito ritenendo che fosse troppo povero e sposò un uomo che invece rispondeva al suo ideale. Questo tuttavia non impedì alla Borgia cinese di ucciderlo con il veleno.
Nel 1996 Ren Ladi si sposò per la terza volta, ma anche il terzo marito fu sfortunato: avvelenandolo la signora omicidi assicurò una cospicua eredità ai due figli nati dal primo matrimonio.
Non contenta, la donna è recentemente convolata a nozze con un parente del suo terzo marito. Il quarto però è stato più fortunato: un medico dell'ospedale in cui era stato ricoverato per sospetto avvelenamento è riuscito a salvarlo.
Olanda - Infermiera sotto processo per 13 omicidi
16 settembre 2002 - Una folla di giornalisti in aula, l'assalto dei telecronisti agli avvocati, le prime pagine dei giornali e un brivido collettivo in tutta il paese: da questa mattina all'Aja è in corso per l'Olanda il processo dell'anno. Sul banco degli imputati la bionda infermiera Lucy de Berk, 40 anni, accusata di essere un "angelo della morte", di avere cioè ucciso in 4 anni, dal febbraio 1997 al settembre 2001, 13 persone nei tre ospedali della capitale in cui lavorava. Fra le presunte vittime 7 bambini, quattro dei quali con meno di un anno di vita, e perfino un giudice del Tpi, il Tribunale Penale Internazionale.
Stando al Procuratore della Regina, Lucy sarebbe una serial killer, una «psicopata classica», una donna «ossessionata dalla morte».
Arrestata nel settembre 2001, per un anno l'infermiera è rimasta silenziosa, non ha aperto bocca con i Pm. Oggi, al processo, per la prima volta ha reagito alle accuse, si è dichiarata innocente. «Non ho ucciso nessuno, è una cosa che non mi è mai passata per la mente» ha replicato. L'accusa però mette avanti le 13 morti sospette registrate dal 1997 al 2001, praticamente nelle sue mani.
Lucy, secondo il procuratore della Regina, avrebbe iniettato cocktail di sostanze letali, morfina e potassio, nelle vene dei pazienti. Le sue possibili motivazioni non sono chiare. Non tutte le vittime erano affette da malattie incurabili, e quindi l'ipotesi di atti di «eutanasia» forzosa non sembra poter essere raccolta.
Il passato di Lucy pesa come un macigno. I genitori alcolizzati che ha dovuto seguire in Canada quando era bambina, un arresto per prostituzione a Vancouver, la depressione, un tentato suicidio. Poi la scuola di infermiera in Olanda: secondo i Pm Lucy avrebbe falsificato il diploma di maturità per essere ammessa. A casa sua, dopo l'arresto, un anno fa, gli inquirenti hanno trovato dei libri sulla psicologia dei serial-killer e il suo diario intimo, con appunti sospetti corrispondenti ai giorni in cui sono morti in maniera alcuni dei suoi pazienti. Lucy vi descrive «strane ossessioni», «impulsi cui non posso resistere», «un segreto che mi seguirà fin nella tomba».
Ma in aula oggi ha negato un qualsiasi rapporto fra queste frasi e le morti sospette. Ma per i Pm le coincidenze sono davvero troppe, e contro Lucy pesano anche le autopsie delle sue presunte vittime, e le sostanze tossiche trovate nei loro cadaveri. Lei accusa i dottori: «glielo avevo detto che stavano male, ma loro non hanno fatto nulla».
Certo, ammette, le coincidenze sono tante, tutti quei malati che morivano inaspettatamente durante i suoi turni: «certo è strano, ma non ho fatto nulla, non so cosa sia successo». I suoi difensori sperano in una assoluzione per insufficienza di prove.
Fra le sue presunte vittime, anche un giudice dell'Onu, il cinese Haopei Li, 91 anni, morto nel 1997, quando stava per scadere il suo mandato al Tpi. Anche lui era entrato in ospedale per dei controlli. Ne era uscito cadavere.
Il processo durerà fino alla fine della settimana. La sentenza per la fine del mese.
Austria - Ammazza quattro figli in tre anni, subito dopo il parto
3 giugno 2005 - Ha portato avanti quattro gravidanze senza farle notare e ha poi ucciso i neonati per nasconderne i corpi in un congelatore e in una scatola riempita di cemento; in un casotto, vicino all'abitazione.
L'infanticida, una donna austriaca di 32 anni, arrestata dalla polizia di Graz dopo aver confessato, si è giustificata dicendo di soffrire di «angoscia esistenziale».
Gli inquirenti si sono trovati di fronte a una serie di delitti dai contorni sconvolgenti. Il primo corpo è stato trovato lunedì scorso, quando la polizia, su segnalazione di un vicino, ha controllato il congelatore della casa in cui la donna abitava con il compagno, un trentottenne che dovrebbe essere il padre dei bambini e che è stato arrestato.
Il giorno dopo, svuotando il freezer, gli agenti hanno trovato un altro cadavere, conservato da almeno un anno. Perquisendo la casa è stato poi trovato il terzo corpo, nascosto in una scatola riempita di cemento.
E l'orrore non era ancora finito. Dopo ulteriori ricerche i poliziotti hanno trovato in un casotto adiacente alla casa in cui abitava la famiglia un quarto corpo. Il cadavere del neonato era stato infilato in un sacco di plastica e nascosto sotto un cumulo di detriti, hanno riferito i poliziotti.
Gli inquirenti hanno escluso che si tratti di gemelli: sembra che la donna abbia dato alla luce i bambini negli ultimi tre anni. L'uomo ha dichiarato di non essersi mai accorto che la compagna era incinta.
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2005/06/03/5377972-LA-CASA-DEGLI-ORRORI.shtml
1° gennaio 2009 - Una donna siberiana si è sposata per tre volte e per altrettante volte ha accoltellato i suoi mariti finendo in prigione.
Irina Ribalko, 45 anni, di Novosibirsk, ha commesso i suoi delitti in occasioni di feste: "Pasqua, Halloween e la notte di Capodanno" . Infatti a Pasqua del 1992, dopo essersi ubriacata durante il pranzo, ha accoltellato la sua dolce metà. Per questo omicidio ha scontato 4 anni di carcere.
Uscita di prigione si è rifatta una nuova vita sentimentale. Ma durante la notte di Halloween si lancia armata sul suo secondo marito, uccidendolo. Viene condannata a 10 anni di carcere.
Il terzo ed ultimo delitto risale a Capodanno 2009. Stavolta si serve di un pugnale per uccidere il marito. Dovrà scontare 12 anni di carcere.
Francia - Solo 15 anni alla madre che uccise sei figli
aggiornamento al 19 marzo 2010
Céline Lesage, la madre di famiglia sotto processo in Francia per sei infanticidi commessi fra il 1999 e il 2007 a Valogne, nel nord del Paese, è stata condannata ieri sera a 15 anni di carcere.
Un verdetto che fa discutere in Francia: tra i lettori del "Figaro" on line, ad esempio, molti avrebbero voluto una condanna più pesante. «Dovrebbe restare in prigione fino a morire», scrive ad esempio "Kp66". E "Raleur16": «Meno di 3 anni a bambino... Complimenti, sono senza parole davanti alla nostra giustizia». Marie Claude Tromeur: «E' perché sono bambini: la loro vita ha meno importanza. Se fossero stati adulti, Celine Lesage sarebbe stata definita una serial killer».
Céline Lesage, la madre di famiglia sotto processo in Francia per sei infanticidi commessi fra il 1999 e il 2007 a Valogne, nel nord del Paese, è stata condannata ieri sera a 15 anni di carcere.
Un verdetto che fa discutere in Francia: tra i lettori del "Figaro" on line, ad esempio, molti avrebbero voluto una condanna più pesante. «Dovrebbe restare in prigione fino a morire», scrive ad esempio "Kp66". E "Raleur16": «Meno di 3 anni a bambino... Complimenti, sono senza parole davanti alla nostra giustizia». Marie Claude Tromeur: «E' perché sono bambini: la loro vita ha meno importanza. Se fossero stati adulti, Celine Lesage sarebbe stata definita una serial killer».
La donna, 38 anni, che per anni ha soppresso i suoi figli appena venuti al mondo, non ha tradito la minima emozione al momento della lettura della sentenza. L’accusa aveva chiesto 16 anni di carcere, metà dei quali da scontare in isolamento. La sentenza prevede anche che per 10 anni si sottoponga a controlli socio-giudiziari.
Céline Lesage ha confessato d'aver partorito i bambini sola, in bagno, e di aver ucciso i suoi bebé subito dopo averli messi al mondo. «Sono cosciente di aver ucciso i miei bambini - ha dichiarato ieri al termine del suo interrogatorio scoppiando in lacrime in aula - sì, sono io ad averlo fatto, ma il perchè non lo so».
La sua legale, Veronique Carrè, ha confermato che la donna non ha mai dato spiegazioni «perchè non ne ha». La donna, madre di un adolescente di 13 anni, è rimasta impassibile alla lettura della sentenza.
Céline Lesage ha confessato d'aver partorito i bambini sola, in bagno, e di aver ucciso i suoi bebé subito dopo averli messi al mondo. «Sono cosciente di aver ucciso i miei bambini - ha dichiarato ieri al termine del suo interrogatorio scoppiando in lacrime in aula - sì, sono io ad averlo fatto, ma il perchè non lo so».
La sua legale, Veronique Carrè, ha confermato che la donna non ha mai dato spiegazioni «perchè non ne ha». La donna, madre di un adolescente di 13 anni, è rimasta impassibile alla lettura della sentenza.
I suoi crimini vennero scoperti il 17 ottobre 2007 quando il suo compagno dell’epoca, Luc Margueritte, padre del sesto neonato ucciso, trovò i corpicini in avanzato stato di decomposizione nascosti in sacchi della spazzatura nello scantinato di casa.
aggiornamento al 15 marzo 2010
Coutance - Si è aperto oggi in Francia il processo a Celine Lesage, madre 38enne sospettata di sei infanticidi commessi tra l'agosto 2000 e il settembre 2007 a Valognes (in Francia). Dovrà rispondere di "omicidio volontario aggravato", crimine per il quale rischia l'ergastolo.
Il capo affossato nelle spalle, la donna, con un abito beige e i capelli raccolti, è entrata nel box degli accusati poco dopo le 9. Davanti alla Corte d'assise di Valognes ha riconosciuto, con un filo di voce, i fatti che le vengono imputati. Ha invece ripetuto "non posso rispondere" quando il presidente della corte, Hervé Locu, le ha chiesto per tre volte consecutive se i bambini erano vivi. "Siamo qui per cercare di capire prima di giudicarvi", le ha spiegato il presidente.
Presente all'udienza, come testimone, Luc Margueritte, l'ultimo compagno della donna e padre dell'ultimo figlio morto, che si è costituito parte civile. Pascal Catherine, primo compagno di Celine Lesage e padre di un figlio adolescente e dei cinque primi neonati uccisi, sarà ascoltato come testimone domani pomeriggio.
La donna, madre di un ragazzo 14enne, era stata incriminata nell'ottobre 2007: era stato il suo compagno a recarsi in cantina richiamato dal cattivo odore e a rinvenire i corpi di sei neonati chiusi in sacchi della spazzatura.
Agli inquirenti la donna aveva confessato di aver ucciso quattro dei suoi figli soffocandoli con la mano e altri due strangolandoli con una cordicella, tutti poco dopo averli partoriti.
http://www.apcom.net/newsesteri/20100315_150102_37a6c98_84638.html
Coutance - Si è aperto oggi in Francia il processo a Celine Lesage, madre 38enne sospettata di sei infanticidi commessi tra l'agosto 2000 e il settembre 2007 a Valognes (in Francia). Dovrà rispondere di "omicidio volontario aggravato", crimine per il quale rischia l'ergastolo.
Il capo affossato nelle spalle, la donna, con un abito beige e i capelli raccolti, è entrata nel box degli accusati poco dopo le 9. Davanti alla Corte d'assise di Valognes ha riconosciuto, con un filo di voce, i fatti che le vengono imputati. Ha invece ripetuto "non posso rispondere" quando il presidente della corte, Hervé Locu, le ha chiesto per tre volte consecutive se i bambini erano vivi. "Siamo qui per cercare di capire prima di giudicarvi", le ha spiegato il presidente.
Presente all'udienza, come testimone, Luc Margueritte, l'ultimo compagno della donna e padre dell'ultimo figlio morto, che si è costituito parte civile. Pascal Catherine, primo compagno di Celine Lesage e padre di un figlio adolescente e dei cinque primi neonati uccisi, sarà ascoltato come testimone domani pomeriggio.
La donna, madre di un ragazzo 14enne, era stata incriminata nell'ottobre 2007: era stato il suo compagno a recarsi in cantina richiamato dal cattivo odore e a rinvenire i corpi di sei neonati chiusi in sacchi della spazzatura.
Agli inquirenti la donna aveva confessato di aver ucciso quattro dei suoi figli soffocandoli con la mano e altri due strangolandoli con una cordicella, tutti poco dopo averli partoriti.
http://www.apcom.net/newsesteri/20100315_150102_37a6c98_84638.html
Cherbourg, 18 ottobre 2007 - La polizia francese ha posto in stato di fermo una donna sospettata di infanticidio, a seguito della scoperta nella cantina dello stabile in cui risiede dei resti di cinque bambini di cui sostiene essere la madre. Lo ha annunciato il procuratore di Cherbourg, Michel Garrandaux in una conferenza stampa.
I cinque corpicini sono stati rinvenuti mercoledì sera nella cantina di un palazzo di Valognes, città della Francia occidentale. La donna, 34 anni, e senza professione, ha dichiarato di aver messo al mondo i bambini "fra l'agosto 2000 e il febbraio 2006".
"Ha raccontato di aver partorito da sola nella sua camera tutti e cinque i bambini e poi di averli messi in dei sacchi che ha portato in cantina", ha riferito il procuratore. Si ignora al momento se la donna abbia ucciso volontariamete i piccoli, se erano nati vivi o se li ha lasciati morire", ha detto ancora.
Venerdì mattina saranno praticate le autopsie, ha indicato. Insieme alla giovane donna è stato fermato anche l'uomo con cui convive dall'ottobre 2006 e che ha scoperto i corpi e il suo precedente compagno con cui ha vissuto dieci anni.
I corpi sono stati scoperti dall'attuale compagno "sorpreso da un forte odore nauseabondo" nella cantina dell'appartamento in cui era sceso. L'uomo una volta risalito ha chiesto spiegazioni alla compagna, prima di avvertire la polizia.
"Le indagini proseguomo anche per individuare la personalità della donna e determinare le circostanze secondo cui avrebbe messo al mondo questi bambini senza che nessuno se ne accorgesse", ha aggiuto il procuratore.
Iran - Arrestata la serial killer che si ispirava ad Agatha Christie
18 maggio 2009 - (Adnkronos) - Si ispirava ad Agatha Christie per cercare di sfuggire alla cattura la prima serial killer iraniana arrestata nei giorni scorsi dalla polizia di Qazvin, un centinaio di chilometri a nordovest di Teheran.
Mahin Qadiri, 32 anni, è accusata dell'uccisione di almeno sei persone, tra cui cinque donne. "Nella sua confessione - ha riferito il procuratore della città, Mohammad Baqer Olfat - ha detto che prendeva a modello i libri di Agatha Christie, cercando di non lasciare dietro di sé alcuna traccia".
Tra le vittime della prima serial killer della storia giudiziaria iraniana ci sono il suo ex padrone di casa e sua zia e poi donne anziane o di mezza età, che avvicinava offrendo loro un passaggio in auto all'uscita delle moschee.
Alla polizia ha raccontato di aver ucciso così quattro donne dal gennaio scorso, spinta dal disperato bisogno di soldi dopo aver contratto debiti per oltre 16mila euro. Dopo averle fatte salire in auto, offriva alle sue vittime del succo di frutta nel quale aveva versato in precedenza dell'anestetico per farle addormentare. Quindi le soffocava e rubava loro i gioielli e il denaro che avevano con sé. Per una di loro che si era ripresa improvvisamente dallo stato di incoscienza, la morte è stata più atroce: è stata finita con un mazza di ferro.
Alla serial killer gli investigatori sono arrivati dopo la denuncia di una donna 60enne, che aveva accettato un passaggio da Mahin sulla sua Renault, dalla quale era scesa di corsa dopo essersi insospettita per il suo atteggiamento.
Brasile - Una 17enne confessa di aver ucciso 30 uomini
20 agosto 2009 - Ha accoltellato e ucciso 30 uomini, e ha confessato tutti i suoi crimini alla polizia, prima del compimento dei 18 anni. "Almeno verrò giudicata come una minorenne", ha spiegato la ragazza, che vive a San Paolo, in Brasile.
Il primo delitto è stato commesso all'età di 15 anni. Da allora è stato un continuo di omicidi. La serial killer ha detto di aver ucciso questi uomini per "soldi, vendetta e per fare giustizia".
Il primo delitto è stato commesso all'età di 15 anni. Da allora è stato un continuo di omicidi. La serial killer ha detto di aver ucciso questi uomini per "soldi, vendetta e per fare giustizia".
Quando gli agenti le hanno chiesto di confermare l'elenco delle persone uccise, lei ha persino sorriso. "Non sono abbastanza coraggiosa per usare una pistola - ha spiegato alla polizia - ma so tenere un coltello".
Per sgozzare le sue vittime ha usato sempre lo stesso coltello. "Vi sto confessando tutto - ha poi aggiunto - perché avevo promesso a me stessa di farlo entro i 18 anni e perché non voglio far rimanere male la mia famiglia".
Un uomo è stato ucciso perché durante una lite in un pub le ha versato del brandy in faccia. La ragazza, di cui non sono state rese note le generalità, è considerata una delle più giovani serial killer al mondo (nella foto la potete vedere di schiena).
www.asylumitalia.it/2009/08/19/studentessa-17enne-ha-accoltellato-e-ucciso-30-uomini/
Russia - Ha 39 anni ed è madre: dal 2002 ha ucciso 20 anziane
8 giugno 2010 - È bionda, ha 39 anni, è madre di due bambine: ed è anche una dei più feroci 'serial killer' della Russia, la donna arrestata lunedì sera dagli inquirenti della cittadina di Krasnoufinsk, nella regione di Sverdlovsk, sui monti Urali (Russia centrale).
Che un feroce 'assassino delle vecchiette' fosse in realtà una donna, gli inquirenti lo sapevano fin dal 2002, l'anno in cui ben nove anziane vennero uccise a colpi di martello nelle loro case. Alcuni vicini delle vittime, insospettiti dalle urla o dalla lunga assenza delle vecchiette, fornirono agli inquirenti l'identikit di una donna giovane, bionda, che si era spacciata per una assistente sociale. L'assassina, evidentemente, cercò di farsi meno visibile e ridusse le sue uccisioni. Ma doveva comunque averne molte all'attivo: dai primi rilievi, ha fatto almeno 20 vittime.
La serial killer Irina Gaidamachuk è stata arrestata in seguito a una operazione speciale ordinata dalla Procura. Le forze dell'ordine sono certe: secondo il portavoce della polizia di Sverdlovsk, Valeri Gorelikh, «è stata messa la parola fine alla vicenda. Non c'è alcun dubbio sul fatto che stavolta sia stata presa l'assassina seriale».
Dal 2002, l'anno più probabile in cui si verificò la svolta violenta per l'assassina, la polizia non riusciva a cavare alcun ragno dal buco. Venne fermata una donna, che però risultò assolutamente estranea. Furono azzardate molte ipotesi, venne aperta una «caccia alla killer» che prese di mira ogni bionda somigliante all'identikit fatto dai testimoni.
Nell'agosto del 2008 vennero ingaggiati persino dei sensitivi per tentare difficili interpretazioni della colpevole. Venne anche istituito un gruppo speciale di investigatori. Ma l'assassina riuscì a nascondersi ed è rimasta "inattiva" fino a quest'anno: poi non ce l'ha fatta più. È tornata a uccidere, ha assassinato una donna di 80 anni, proprio a Krasnoufimsk, la cittadina in cui lei stessa abitava e che, con qualche eccezione nella regione di Sverdlovsk, era il suo campo di carneficina. (fonte: Ansa)
USA - Infermiera ha ucciso 47 bambini: sconterà solo 32 anni di carcere (8 mesi a bambino)
24 febbraio 2011 - Genene Jones potrebbe aver ucciso da 11 a 47 bambini nella sua professione di infermiera in Texas.
Nel tentativo di "giocare a Dio", ha iniettato veleno nei neonati e poi ha cercato di "resuscitarli" per destare ammirazione ed essere riconosciuta come un'eroina.
Dietro alle sbarre dal 1985 per l'assassinio della neonata Chelsea McClellan di 15 mesi, la Jones sarà rilasciata nel 2017 in virtù di un vecchia legge del Texas volta a limitare il sovraffollamento delle carceri.
Secondo la legge, i criminali condannati fra il 1977 e il 1987 possono essere rilasciati anticipatamente per buona condotta.
Il numero esatto di bambini uccisi dalla Jones è sconosciuto, poiché un ospedale ha distrutto i dati nel timore di un'orrenda pubblicità.
Houston KHOU.com ha intervistato la madre della piccola McClellan , Petti, che si è detta "spaventata" nel caso che la Jones fosse rilasciata. "Fino ad ora, non ho mai temuto che lei potesse uscire," ha detto.
In origine la Jones era stata condannata a 99 anni di carcere.
fonte
GB - In manette l'infermiera accusata di aver ucciso tre pazienti con iniezioni di insulina
21 luglio 2011 - L’angelo della morte che, secondo le autorità inglesi, avrebbe ucciso tre persone ricoverate allo Stepping Hill Hospital di Stockport, a pochi chilometri da Manchester, ha un nome: si tratta dell’infermiera Rebecca Leighton, arrestata ieri mattina nella sua abitazione.
La 27enne è sospettata di aver ucciso tre pazienti, George Keep, 84 anni, Arnold Lancaster, 71, e Arden Tracey, 44 anni, ai quali sono state somministrate fiale di soluzione fisiologica alle quali era stata aggiunta insulina.
L’arresto è stato confermato dal Nursing and Midwifery Council:
La donna è stata arrestata con l’accusa di omicidio e rimane in custodia per essere interrogata. Le indagini sono in corso, non possiamo dare altri dettagli.
A lei gli inquirenti sono arrivati grazie ai racconti di 11 pazienti sopravvissuti alle iniezioni (una dodicesima persona è ricoverata in gravissime condizioni) e di oltre 50 membri del personale.
Non è chiaro come e quando la 27enne sia riuscita a sabotare le oltre 36 fiale recuperate dagli inquirenti. A questo proposito saranno analizzati i filmati delle telecamere di sicurezza installate nel magazzino in cui erano contenuti i flaconi.
La donna, al momento, non ha ancora ammesso la propria responsabilità. Le indagini proseguono.
www.crimeblog.it/post/7158/uk-in-manette-linfermiera-rebecca-leighton-accusata-di-aver-ucciso-tre-pazienti-con-iniezioni-di-insulina
Germania - Madre uccide 5 figli: rischia solo 15 anni
12 marzo 2013 - Uno l'ha soffocato riempendogli la bocca di carta, due li ha ammazzati a colpi di forbice.
GB - In manette l'infermiera accusata di aver ucciso tre pazienti con iniezioni di insulina
21 luglio 2011 - L’angelo della morte che, secondo le autorità inglesi, avrebbe ucciso tre persone ricoverate allo Stepping Hill Hospital di Stockport, a pochi chilometri da Manchester, ha un nome: si tratta dell’infermiera Rebecca Leighton, arrestata ieri mattina nella sua abitazione.
La 27enne è sospettata di aver ucciso tre pazienti, George Keep, 84 anni, Arnold Lancaster, 71, e Arden Tracey, 44 anni, ai quali sono state somministrate fiale di soluzione fisiologica alle quali era stata aggiunta insulina.
L’arresto è stato confermato dal Nursing and Midwifery Council:
La donna è stata arrestata con l’accusa di omicidio e rimane in custodia per essere interrogata. Le indagini sono in corso, non possiamo dare altri dettagli.
A lei gli inquirenti sono arrivati grazie ai racconti di 11 pazienti sopravvissuti alle iniezioni (una dodicesima persona è ricoverata in gravissime condizioni) e di oltre 50 membri del personale.
Non è chiaro come e quando la 27enne sia riuscita a sabotare le oltre 36 fiale recuperate dagli inquirenti. A questo proposito saranno analizzati i filmati delle telecamere di sicurezza installate nel magazzino in cui erano contenuti i flaconi.
La donna, al momento, non ha ancora ammesso la propria responsabilità. Le indagini proseguono.
www.crimeblog.it/post/7158/uk-in-manette-linfermiera-rebecca-leighton-accusata-di-aver-ucciso-tre-pazienti-con-iniezioni-di-insulina
Germania - Madre uccide 5 figli: rischia solo 15 anni
12 marzo 2013 - Uno l'ha soffocato riempendogli la bocca di carta, due li ha ammazzati a colpi di forbice.
L'intera Germania è sotto choc per il caso che vede una madre, rea confessa, imputata per l'omicidio di 5 figli appena nati. La donna ha ammesso di aver partorito e immediatamente soppresso cinque piccoli nell'arco di sei anni. Ventinove anni e madre di altri due bimbi, la donna, alla sbarra a Flensburg, rischia una condanna tra 5 e 15 anni.
Secondo la ricostruzione, tra il 2006 e il 2012 la donna - originaria della cittadina di Husum, in Schleswig-Holstein - ha ucciso tre dei piccoli appena partoriti soffocandoli, uno dei quali riempendogli la bocca di carta, e gli altri due a colpi di forbice.
Durante il primo giorno di processo la donna non ha saputo fornire spiegazioni per il suo gesto.
Il primo dei neonati uccisi era stato trovato nel 2006 in un container per la carta in Schleswig-Holstein; un secondo nel 2007 in un parcheggio dello stesso Land.; gli altri tre cadaveri sono stati rinvenuti grazie alle indicazioni dell'omicida.
La donna, che lavora nel settore alberghiero, ha spiegato di aver dato alla luce due bambini a casa, mentre il marito era al lavoro, e tre all'aperto, nei boschi.
Per il processo sono previsti quattro giorni di udienza e la sentenza potrebbe arrivare già la prossima settimana.
Brasile - Dottoressa uccide 300 pazienti. "E' la peggiore serial killer della storia"
28 marzo 2013 - E' accusata di aver ucciso in ospedale 300 pazienti. Una dottoressa brasiliana, sostenendo di "parlare con Dio", li ammazzava per liberare i letti per altri pazienti. Virginia Soares de Souza, già accusata per sette casi di omicidio, è ora sotto indagine per altre 300 morti sospette. Se confermato si tratterebbe del peggior serial killer della storia.
Per compiere i suoi omicidi toglieva l’ossigeno ai degenti tenuti in vita con sistemi di supporto, oppure somministrava dosi letali di farmaci miorilassanti all’ospedale “Evangelica” di Curitiba, in Brasile.
La presunta serial killer, direttrice dell’ospedale, è stata già arrestata nel mese di febbraio, insieme ad altri tre medici e a un infermiere. Tutti gli imputati sono stati poi rilasciati su cauzione. La donna continua a negare di essere responsabile.
Il ministero della Sanità locale, dopo aver analizzato 1.700 cartelle cliniche degli ultimi sette anni, ha stimato che la donna potrebbe essere responsabile di almeno altri 20 omicidi. Mario Lobato, il capo della squadra investigativa del ministero, ha spiegato a un’emittente locale che si continua a investigare su altre trecento morti sospette. I pazienti sarebbero morti per la caduta dei livelli di ossigeno nelle loro maschere e per la somministrazione del Pavulon, una droga che indebolisce i muscoli del diaframma "Tutti i casi presentano lo stesso “modus operandi”, la stessa relazione tra la morte e il farmaco" dice Lobato. In molti casi i pazienti avrebbero chiesto un bicchiere d'acqua prima di smettere di respirare.
Le autorità brasiliane sono state accusate di aver agito con troppa lentezza, nonostante il gran numero di casi. Resta misterioso il movente.
Gran Bretagna - Donna serial killer confessa: "ho ucciso 3 uomini"
18 novembre 2013 - Una serial killer britannica ha ammesso di aver ucciso tre uomini e di aver gettato i loro corpi in un fossato. Sorprendendo e scioccando il suo avvocato, la 30enne Joanna Dennehy ha ammesso i delitti. I corpi erano stati ritrovati tra marzo e aprile con ferite da arma da taglio.
Originaria di Peterborough nell'est dell'Inghilterra, la Dennehy, che ha una stella tatuata sotto l'occhio, ha riconosciuto inoltre di aver provato a uccidere altri due uomini. La sua confessione ha sconvolto l'aula.
I corpi di Kevin Lee, 48 anni, Lukasz Slaboszewski, 31, e John Chapman, 56, furono rinvenuti in un fossato alla periferia di Peterborough.
USA - 19enne americana confessa quasi 100 delitti
16 febbraio 2014 - «Ho ucciso decine di persone. Meno di 100, ma ci ero vicina. Arrivata a 22 non li ho più contati»: è la confessione shock di Miranda Barbour, ragazza di 19 anni arrestata in Pennsylvania per l'uccisione di un uomo conosciuto su Craiglist, un sito per la compravendita online e per gli annunci di lavoro e di ogni genere.
Un delitto efferato compiuto nel novembre scorso col marito ventiduenne, «per celebrare - dicono gli investigatori - il loro terzo anniversario di matrimonio».
Il malcapitato fu strangolato dopo essere stato colpito da 20 pugnalate e il corpo gettato in un garage. Ora i due rischiano la pena di morte.
Ma dagli interrogatori è venuta fuori una verità sconvolgente. Davanti agli inquirenti esterrefatti Miranda ha raccontato di aver cominciato ad uccidere dall'età di 12 anni, quando fuggita di casa ha abbracciato il satanismo.
Allora era in Alaska, lo Stato di origine della sua famiglia. «Non ho mai ucciso a caso - spiega - ma ho sempre ucciso persone cattive. Quando scoprivo che erano cattive per me non c'era più ragione che stessero ancora qui tra noi».
La polizia della Pennsylvania sta già indagando con i colleghi di altri Stati e con l'Fbi per scoprire possibili collegamenti tra l'omicidio del novembre scorso e altri omicidi compiuti in altri Stati.
«Non so indicare una mappa grazie alla quale poter trovare tutte le persone che ho ucciso», ha detto Miranda, spiegando però che la maggior parte dei delitti è avvenuta in Alaska. «Ho preso il coltello che più mi piace», ha quindi raccontato parlando dell'ultimo delitto, aggiungendo: «È lo stesso coltello che ho usato altre volte». «Ricordo tutto di quel che è successo - è andata avanti - è come guardare un film».
L'uomo - che su Craiglist aveva messo un annuncio per cercare compagnia, è stato ucciso dopo che la ragazza si era offerta di fare sesso con lui per 100 dollari. «Gli ho raccontato una bugia, dicendogli che avevo 16 anni, e lui ha detto che era ok: la risposta sbagliata».
Lugo (RA) - Morti 11 pazienti all'Umberto I: arrestata l'infermiera
12 ottobre 2014 - Il primo decesso sospetto lo scorso 8 aprile: una paziente di 78 anni, entrata all'ospedale "Umberto I" di Lugo, in provincia di Ravenna, per un problema poco grave, invece di fare ritorno a casa era finita in obitorio.
Nello stesso reparto di cardiologia da inizio anno c'erano già stati 38 decessi, per i quali si trovava sotto inchiesta l'infermiera Daniela Poggiali, 42 anni. Ieri la donna è stata arrestata dalla Procura di Ravenna per omicidio pluriaggravvato della 78enne. Una morte che diede il via all'inchiesta.
Gli inquirenti hanno fatto accertamenti proprio sui 38 decessi, una decina ritenuti particolarmente dubbi. Per gli investigatori l'infermiera se la sarebbe presa con i pazienti particolarmente impegnativi da assistere o con parenti pressanti, esclusa l'eutanasia per motivi umanitari.
Ad aprile era stato lo stesso ospedale denunciare l'accaduto con un esposto alla magistratura: troppo sospetta la morte dell'anziana paziente deceduta a seguito di un arresto cardiocircolatorio dopo essere stata ricoverata per un malore. Nel sangue della vittima fu trovata un'elevata concentrazione di potassio (sostanza che se somministrata in eccesso può provocare problemi cardiaci), ben al di sopra della norma.
Per il momento sono undici i casi presi in esame dai periti della locale Procura, che però hanno segnalato altri dieci morti sospette sulle quali saranno effettuati degli approfondimenti da parte del pm Angela Scorza che si occupa della vicenda.
A fine luglio quando l'infermiera veniva anche licenziata dall'azienda sanitaria di Romagna, un ingegnere informatico incaricato dai magistrati aveva ritrovato sul cellulare della donna una foto risalente ai mesi precedenti che la ritraeva in posa assieme al cadavere di un paziente appena deceduto. A raccontare la vicenda ai magistrati, era stata un'altra dipendente dell'ospedale che, su esplicita richiesta dell'infermiera, le aveva fatto ed inviato uno scatto per poi cancellare tutto dal display subito dopo.
L'infermiera, ora è rinchiusa nella Casa circondariale di Ravenna; era stata accusata anche di piccoli furti ai danni dei pazienti risalenti al 2013.
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/morti_11_pazienti_lugo_romagna_arrestata_infermiera/notizie/950227.shtml
Giappone - La vedova nera di Kyoto cercava una nuova vittima
Giappone - La vedova nera di Kyoto cercava una nuova vittima
22 novembre 2014 - Chisako Kakehi ha 67 anni e dal marzo scorso in Giappone è una celebrità, anche se si tratta di notorietà acquisita insieme al sospetto di essere una serial killer che ha ucciso diversi uomini per impossessarsi dei loro beni.
Arrestata questa settimana con l’accusa di aver ucciso l’ultimo dei suoi 4 mariti, 75 anni, per incassarne l’eredità e riscuotere la sua assicurazione sulla vita, si sospetta responsabile della morte di sei uomini, tutti compagni o ex mariti che non sono sopravvissuti alla relazione con lei, e che con la loro morte l’hanno in qualche modo beneficiata.
IL MARITO IDEALE - L’ultimo marito però non aveva avuto molta fortuna con i suoi ultimi investimenti e così la signora poco dopo la sua morte si è messa in cerca di un nuovo marito, o di una nuova vittima, come sospettano gli investigatori giapponesi. Secondo il quotidiano Asahi, Chisako Kakehi cercava le sue vittime attraverso le agenzie matrimoniali, scegliendo tra quelli abbienti e senza figli. Così a dicembre scorso, subito dopo la morte del signor Isao Kakehi, la donna si è messa in cerca di un nuovo partner dai requisiti precisi. Oltre ai soliti requisiti doveva essere anziano, vivere da solo e preferibilmente malato.
LE PROVE - La polizia di Kyoto è abbastanza sicura del fatto suo, il signor Kakehi è infatti stato avvelenato con il cianuro e tracce della stessa sostanza sono state trovate tra la spazzatura di casa sua, dove ovviamente non può avere buttato lui il veleno avanzato, che ha un effetto rapido e letale.
Fonte: www.giornalettismo.com
Russia - Nonna serial killer: «Ho ucciso e smembrato 10 persone in 20 anni»
30 luglio 2015 - SAN PIETROBURGO - Tatiana Samsonova, un'anziana russa di 68 anni, è già nota al mondo come la 'Granny Ripper' (Nonna squartatrice) perché ha confessato nel suo diario di aver ucciso almeno 10 persone negli ultimi 20 anni.
Russia - Nonna serial killer: «Ho ucciso e smembrato 10 persone in 20 anni»
30 luglio 2015 - SAN PIETROBURGO - Tatiana Samsonova, un'anziana russa di 68 anni, è già nota al mondo come la 'Granny Ripper' (Nonna squartatrice) perché ha confessato nel suo diario di aver ucciso almeno 10 persone negli ultimi 20 anni.
La donna è stata arrestata con l'accusa di aver ucciso e smembrato le sue vittime. L'ultima, una donna di 79 anni, sarebbe stata avvelenata dopo un litigio.
La Samsonova è anche sospettata di aver ucciso un ex inquilino nel suo appartamento nel 2003.
Se quanto scritto nel diario dovesse rivelarsi veritiero, si tratterebbe di una serial killer a tutti gli effetti.
Alcuni filmati ripresi da telecamere di sicurezza a San Pietroburgo mostrano la Samsonova, avvolta in un impermeabile con cappuccio, mentre trascina un sacco nero di plastica che potrebbe contenere le parti del corpo di una sua vittima. La polizia ha anche trovato un sacco contenente un corpo senza testa e degli arti.
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