19 febbraio 2009

L’uomo picchiato, vittima dimenticata della violenza coniugale


Dott.ssa Bernabeo Maria – Psicoterapeuta

Il pregiudizio sociale porta spesso ad ignorare la figura maschile nel ruolo di vittima, gli spot televisivi sottolineano la violenza subita dalle donne, in cui il messaggio diretto o indiretto è sempre quello di identificare l’uomo in genere come cattivo e aggressivo. Ma la violenza che subiscono gli uomini all’interno o fuori delle mura domestiche non è mai menzionata.
Dagli studi canadesi si evince che sempre più uomini non sono carnefici ma vittime.
“I casi di uomini vittime della violenza delle loro compagne sono più diffusi di quanto non si creda”, spiega Yvon Dollaire, psicologo canadese autore “La violenza esercitata sugli uomini. Una complessa realtà tabù 2002”.
L’uomo maltrattato generalmente prova enormi sensi di colpa e il più delle volte perde il suo status di uomo, finendo per restare isolato.
Sophie Torrent mostra come la violenza psicologica sia l’arma favorita dalle donne; questo tipo di violenza si esprime attraverso varie forme: rifiuto, insulti o accuse infondate; mentre la violenza fisica viene espressa con colpi inferti sul viso, colpi inferti sull’addome con forbici o con altri tipi di lame, oppure con morsi.
Tra la violenza fisica e quella psicologica la più favorita è quella psicologica, poiché quest’ultima è meno perseguibile sotto il profilo legale; la donna producendo violenza psicologica tende, attraverso questa, ad apportare una denigrazione del proprio partner nel ruolo di amante e di padre, esprimendo queste diffamazioni sia nella sfera privata che pubblica: scopo di ciò è ledere la mascolinità.
Frequentemente la donna attacca l’uomo sul posto di lavoro: scopo di tutto ciò è produrre isolamento sociale; la donna che produce violenza fa credere a tutti di essere lei la vittima delle violenze che giornalmente fa subire al proprio coniuge.
La violenza femminile viene spesso giustificata, generalmente viene allegata a delle patologie (depressione post–partum, autodifesa, provocazione, menopausa).
La donna violenta non viene considerata una cattiva madre, ma un padre violento o accusato di pseudo-violenza viene allontanato dai figli e viene definito un cattivo genitore.
Bisogna rilevare che continuando a negare il fenomeno degli uomini maltrattati, le femministe stanno ostracizzando una categorie di donne che soffrono dei loro comportamenti violenti; continuando a non vedere viene esclusa ogni possibilità di costruttivo aiuto.
Da una ricerca condotta in Spagna - ” La violenza domestica: quello che non si racconta” - appare che i maschi morti all’interno delle mura domestiche sono fra il 27% ed il 44% del totale; eppure il ministro spagnolo del Lavoro e degli Affari sociali, Jesùs Coldera, afferma: “La violenza delle donne sugli uomini è minima”; mentre il ministro della Giustizia, Juan Fernando Lopez Aguilar, afferma: “Non esiste, negli ospedali e nei commissariati, una casistica degli uomini maltrattati”.
Anche se i media non parlano, la violenza delle donne su mariti, conviventi o amanti è un fenomeno che dilaga in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, nel 2004, la percentuale di grave violenza fisica tra partner è stata attribuita al 35% ai maschi e il 30% alle donne.
Come mai, se il flagello delle femmine che malmenano i maschi è diffuso su scala mondiale, gli uomini che vengono picchiati spesso sono poco creduti o vengono messi alla berlina? Una donna maltrattata guadagna uno status e può trovare sostegno presso tanti gruppi per uscire dall’inferno delle violenze coniugali, mentre un uomo malmenato prova vergogna e perde il proprio status di uomo.
“Gli uomini non denunciano i maltrattamenti subiti, perché non esistono luoghi, commissariati a parte, dove possono farlo; né esistono istituti pubblici come quelli della difesa della donna.
Puntualizza lo spagnolo Eloy Rodriguez, psicologo e sessuologo: “Il 92% dei machos non denuncia i maltrattamenti perché pensa che così metterebbe in dubbio la propria mascolinità: è una questione culturale difficile da sradicare”.
I vari studi dimostrano che tra le statistiche reali e quelli ufficiali esiste una profonda diversità poiché il femminismo ha percorso un cammino errato, alzando una muraglia tra i due sessi, sostenendo che la violenza è intrinseca al maschio; una barriera montata per nascondere la violenza delle donne.
La dottoressa Bernabeo Maria si è laureata in Psicologia con indirizzo Clinico il 21-03-1979 presso l’Università la Sapienza di Roma. Iscritta nell’albo degli psicologi del Lazio dal 1990, dal 1996 abilitata in psicoterapia.
Psicoterapeuta Junghiana . Iscritta nell’albo dei consulenti tecnici del tribunale di Roma dal 1985.
Dal 1987 al 1995 ha collaborato in qualità di ricercatore scientifico presso la sesta clinica psichiatrica dell’Università la Sapienza di Roma.A ttualmente ricopre la carica di presidente dell’associazione Sportello Famiglia; collabora con diverse associazioni in qualità di Mediatore Familiare.


http://www.helpfamily.it/articoli/l_uomo%20picchiato.doc


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