18 dicembre 1999

BRESCIA - È morto a tre anni, il piccolo Giorgio. Gettato nelle acque gelide del fiumiciattolo Chiese in piena. Ucciso dalla madre. L'unica sua colpa - a quanto pare - era una difficoltà nell'imparare a parlare. Forse un ritardo mentale. Eppure la paura di avere un figlio "anormale" ha condotto Marisa Pasini, 36 anni, che ha altre due figlie di 11 e 13 anni, alla follia omicida.
La tragedia di una famiglia italiana non agiata (il marito della donna Roberto Panizzolo, 45 anni, è un semplice artigiano di Calcinate, in provincia di Brescia), di quelle famiglie che "sgobbano dalla mattina alla sera", come dicono in paese, si è consumata ieri pomeriggio. Ma solo nella tarda notte gli inquirenti sono riusciti a ottenere dalla madre la drammatica confessione: il corpicino senza vita di Giorgio è stato ritrovato solo stamattina alle 7.
Marisa Pasini è stata arrestata con le accuse di omicidio volontario e simulazione di reato. Il luogo del ritrovamento è circa a un chilometro e 800 metri dal punto in cui il bambino è stato abbandonato dalla donna. Che aveva raccontato ieri pomeriggio di aver lasciato il piccolo Giorgio solo in macchina, per pochi minuti, il tempo di entrare in un negozio di fiori, e di non averlo più trovato. Aveva lasciato pensare a un rapimento, magari a opera di zingari o di un ignoto pedofilo.
Una versione sulla quale gli investigatori hanno subito nutrito forti dubbi. Perché ancora prima della denuncia - alle 17.40 - una testimone aveva trovato lo zainetto con i pannolini e i giocattoli del piccolo Giorgio poco lontano dal fiume. Dieci minuti che sono stati fondamentali per ricostruire l'accaduto. La donna è stata subito portata dagli inquirenti e messa sotto torchio. Alla fine ha cominciato a cedere. E nella notte è stata portata sull'argine del fiume Chiese, nel punto in cui in serata era stata trovata una borsa con dei pannolini e alcuni giocattoli.
È proprio lì che Marisa Pasini è crollata. E ha raccontanto come erano andate veramente le cose, pur senza motivare le ragioni le suo raptus. "Adesso la donna pensa alle figlie che ha lasciato, si rende conto di quello che ha fatto ed è pentita", ha detto la pm Chiavegatti, sostituto procuratore a Brescia e titolare delle indagini. Non è ancora chiaro fino a che punto l'infanticidio sia stato premeditato. I magistrati si mantengono cauti. "Su questa ipotesi stiamo ancora lavorando - ha detto il pm - certo non è stato un impulso immediato: sicuramente c'era almeno una predisposizione".


Nessun commento:

Posta un commento