2 maggio 2017

Una volante col lampeggiante si ferma in uno stridore di freni davanti a un condominio della Bolognina, a Bologna. È notte fonda, sono le due. Gli agenti schizzano fuori dalla macchina e si precipitano a circondare una donna. La cronaca locale riporta l’età: 39 anni. E l’imputazione: atti persecutori nei confronti di un uomo di anni 38. 

La donna è adesso agli arresti domiciliari. La cronaca riferisce che «perseguitava l’uomo con appostamenti, telefonate continue, arrivando perfino a comprare casa nel suo stesso quartiere». Aveva citofonato già alcune ore prima al trentottenne, il quale, al secondo tentativo di contatto, ha chiamato la polizia . 

Per carità: telefonate continue e appostamenti in strada non sono una cosa piacevole da sopportare. Quando ci si lascia, ci si lascia per non vedersi più (almeno in generale, poi ogni caso è un caso a modo suo). E la signora aveva già avuto un ammonimento del questore. 

E poi, si sa, le donne sono testarde. Quando si mettono in mente una cosa, chi gliela toglie di testa? Immagino che simili pensieri si agitassero da tempo nel cervello dell’uomo (di cui la cronaca nulla dice) e immagino (da scrittrice, quindi esercitando la fantasia) che, magari, accanto a questo uomo perseguitato, ci fosse una nuova donna che giustamente non gradiva. 

Confesso: mi colpisce e trovo lodevole la tempestività e l’efficacia di tutta la vicenda. Tempestivo il Questore, tempestiva la Polizia, tempestivo il Giudice. Non si potrebbe, timidamente chiedo, applicare la stessa efficace e lodevole tempestività anche quando lo stalker è un uomo? e magari minaccia anche di morte? 


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