26 novembre 2016

aggiornamento del 13 febbraio 2018
Finalmente archiviata la sua posizione, passa al contrattacco Saint Petrisor, il manovale romeno finito in carcere nell’ottobre del 2016 con l’accusa di avere violentato a Castelcovati una sua vicina di casa di 87 anni.
Nelle scorse ore il 32enne (tornato in Romania dopo la vicenda), accompagnato dal suo legale, l’avvocato Cristian Mongodi, ha depositato in Procura a Brescia una querela per calunnia aggravata e simulazione di reato nei confronti dell’anziana e del vicino di casa e amante della donna: per gli inquirenti l’avrebbe aiutata nel tentativo di incastrare il romeno che, per le false accuse, ha trascorso in cella 45 giorni.
L’anziana aveva raccontato di essere stata sorpresa e violentata dal romeno all’interno della sua abitazione. Gli esami dimostrarono invece che le tracce biologiche trovate in casa erano quelle di un 69enne del paese con cui la donna aveva una relazione.
Nelle prossime ore, inoltre, il 32enne romeno depositerà in corte d’Appello l’istanza di riparazione per ingiusta detenzione.

26 novembre 2016 - Colpo di scena a Castelcovati: l’anziana voleva vendicarsi del vicino rumoroso, un giovane rumeno. Il dna lo scagiona: è di un 70enne (sposato) amante della donna

Il vicino rumeno è stato scagionato grazie all’esame del dna
Per ora solo ipotesi per cercare di capire cosa sia realmente accaduto nell’appartamento dell’87enne la notte del 1 ottobre scorso. I fatti, così come erano stati messi a verbale, secondo la testimonianza resa dalla donna, parlavano di un’aggressione da parte del 32enne — che ha sempre negato ogni addebito — che non solo l’ aveva violentata «divertendosi parecchio» (così aveva dichiarato l’anziana, ma che l’aveva anche minacciata con un coltello. Nessuno però quella notte pare aver sentito rumori o urla sospetti. La dirimpettaia (con la camera da letto confinante con la sua) agli inquirenti aveva dichiarato di aver sì sentito delle voci, ma con toni da normale conversazione. Quando aveva denunciato l’accaduto, quattro giorni dopo, le erano state riscontrate alcune lesioni che potevano essere compatibili con una violenza e il dito era stato puntato subito contro il 32enne. Ma successivamente la scienza ha fatto cadere il suo castello accusatorio contro quel vicino di casa rumoroso, che spesso rincasava dopo aver alzato il gomito, col quale gli screzi, ormai, non si contavano più. Forse l’anziana, che ha sempre continuato ad indicare il rumeno come il suo violentatore, voleva cercare un modo per fargli pagare quei comportamenti ritenuti non proprio da vicino modello. Subito dopo i fatti era stato il 70enne (al quale si è arrivati prelevando e analizzando il Dna dei residenti nel circondario) ad aiutare la donna a lavare le lenzuola sulle quali era stata consumata la (presunta) violenza. E sempre lui l’aveva accompagnata a sporgere denuncia qualche giorno dopo. Ma gli investigatori sarebbero propensi ad escludere che l’uomo possa aver agito in accordo con la sua amata. E’ lecito a questo punto aspettarsi ulteriori colpi di scena, a cominciare dalla denuncia per calunnia e simulazione di reato annunciata da Christian Mongodi, legale del rumeno, nell’attesa di conoscere anche l’esito delle analisi del Ris di Parma sulle impronte digitali rinvenute su alcuni oggetti presenti nell’abitazione dell’87enne.


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