15 giugno 2016

La contestazione legata agli insulti è caduta, non è più prevista come reato. Restano, però, le minacce, la diffamazione su Facebook e le lesioni: per queste accuse ha patteggiato dieci mesi e venti giorni, più il pagamento delle spese processuali per la persona offesa. Al centro della vicenda accaduta nel 2014 due compaesane di Zeddiani che hanno avuto uno scambio di vedute piuttosto acceso sul Fb. Una in particolare ha usato il mezzo di comunicazione per diffamare l'altra scrivendo frasi pesanti. Non solo, dalle parole si era passati ai fatti: l'imputata, di 41 anni, aveva preso per i capelli e l'aveva spinta contro il muro della sua casa facendole sbattere la testa ripetutamente. La persona offesa (parte civile con l'avvocato Giuseppe Corronca) aveva poi fatto ricorso alle cure mediche, giudicate guaribili in un paio di giorni. L'origine della lite, sfociata poi in una denuncia e successivamente nel procedimento giudiziario definito ieri mattina, è sconosciuta.
Al termine delle indagini, comunque, l'idagata ha deciso (attraverso il suo difensore Paolo Firinu) di chiedere l'applicazione della pena. Concordata fra difesa e accusa (il pm Marco Ulzega) in dieci mesi e venti giorni.
La vicenda è arrivata davanti al giudice per le udienze preliminari Elisa Marras, che ha poi ratificato l'accordo. Il giudice ha anche disposto il pagamento delle spese di costituzione di parte civile.


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