La contestazione legata
agli insulti è caduta, non è più prevista come reato. Restano, però, le
minacce, la diffamazione su Facebook e le lesioni: per queste accuse ha
patteggiato dieci mesi e venti giorni, più il pagamento delle spese
processuali per la persona offesa. Al centro della vicenda accaduta nel
2014 due compaesane di Zeddiani che hanno avuto uno scambio di vedute
piuttosto acceso sul Fb. Una in particolare ha usato il mezzo di
comunicazione per diffamare l'altra scrivendo frasi pesanti. Non solo,
dalle parole si era passati ai fatti: l'imputata, di 41 anni, aveva
preso per i capelli e l'aveva spinta contro il muro della sua casa
facendole sbattere la testa ripetutamente. La persona offesa (parte
civile con l'avvocato Giuseppe Corronca) aveva poi fatto ricorso alle
cure mediche, giudicate guaribili in un paio di giorni. L'origine della
lite, sfociata poi in una denuncia e successivamente nel procedimento
giudiziario definito ieri mattina, è sconosciuta.
Al
termine delle indagini, comunque, l'idagata ha deciso (attraverso il
suo difensore Paolo Firinu) di chiedere l'applicazione della pena.
Concordata fra difesa e accusa (il pm Marco Ulzega) in dieci mesi e
venti giorni.
La vicenda è arrivata davanti
al giudice per le udienze preliminari Elisa Marras, che ha poi
ratificato l'accordo. Il giudice ha anche disposto il pagamento delle
spese di costituzione di parte civile.
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