16 settembre 2015

Si è seduta nella sua cameretta. Ha guardato per venti volte il boia John decapitare gli ostaggi di Isis. Poi è scesa in cucina e ha chiamato la polizia: «Venite, mia madre è in un lago di sangue».
Fa discutere in Danimarca e nel resto d'Europa il caso di Lisa Borch, 15enne danese accusata di aver assassinato la madre lo scorso ottobre.

Come riporta l'Independent, il corpo di Tine Römer Holtegaard, una pittrice 40enne che viveva con il marito, patrigno di Lisa, e i figli a Kvissel, un piccolo paesino della Danimarca, è stato ritrovato ricoperto di sangue, martoriato da venti fendenti.
La polizia venne allertata dalla stessa Lisa che affermò di aver sentito la madre gridare e di aver visto fuggire dalla casa un uomo bianco. Successivamente i testimoni riferirono che la ragazzina sembrava completamente disinteressata dell'accaduto e che all'arrivo degli agenti era seduta sul divano a guardare dei video su YouTube. Inoltre la sua versione presentava delle incongruenze con l'accaduto.
Durante le indagini la polizia, analizzando il computer della 15enne, scoprì che nelle ore precedenti alla morte della madre la ragazza aveva visto per ben 20 volte il filmato della decapitazione degli ostaggi britannici David Haines e Alan Henning. Ma non solo. Sulla scena del crimine gli investigatori hanno trovato le impronte digitali di Bakhtiar Mohammed Abdullah, un 29enne di origini irachene che viveva nel centro rifugiati, vicino alla casa di Lisa.
Nel sangue della madre, invece, è stata riscontrata la presenza di sonniferi, somministrati probabilmente la sera prima dell'omicidio. Mohammed Abdullah e Lisa avevano una storia e gli investigatori sospettano che i due volessero partire per la Siria per unirsi a Isis. Inoltre dall'analisi dei tabulati telefonici risulta che Lisa prima di lanciare l'allarme abbia chiamato un taxi e si sospetta che l'auto sia servita al ragazzo per fuggire.

Lisa e la madre litigavano continuamente proprio a causa di questa relazione e dell'ossessione della ragazza per Isis, hanno spiegato i testimoni durante il processo. E secondo l'accusa, questi dissidi avrebbero scatenato la furia della ragazza. «Si tratta di un omicidio a sangue freddo.
C'era un piano tra i due per uccidere la madre della ragazza che continuava a scongiurare la figlia di allontanarsi da quell’ambiente. Il costante processo di radicalizzazione è stato la causa della morte della donna», ha detto il procuratore Karina Skou.
La corte non è stata in grado tuttavia di stabilire chi abbia effettivamente ucciso la donna, dato che i due hanno continuato ad accusarsi reciprocamente. Lisa è stata condannata a 9 anni di carcere, il primo dei quali sconterà in un istituto per minori, mentre Abdullah dovrà rimanere dietro le sbarre 13 anni e sarà espulso dalla Danimarca.


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