15 giugno 2015

TORINO
A 12 anni ha lasciato la Nigeria, attraversato il deserto e il mare su un barcone convinta di proseguire gli studi in Italia. Invece si è ritrovata prigioniera di una maman connazionale che l’ha costretta a prostituirsi. «Mi picchiava, se non portavo soldi a casa non mi dava da mangiare». La piccola ha trovato il coraggio di denunciare la sua aguzzina: la donna è stata arrestata dagli agenti della squadra Anti Tratta della procura.  
«Sono nata il primo ottobre 2002 sul delta del Niger, in un paesino di contadini. Mia mamma è morta e mio papà non so dove sia. Vivevo con mia nonna, frequentavo la scuola media, non stavamo sempre bene. Per questo una sua amica l’ha convinta a mandarmi a Torino a studiare. Qui, pensavo di continuare la scuola, invece mi hanno fatto prostituire. La prima volta che mi hanno portato in una piazzola, con una manciata di preservativi nella borsa, ci sono rimasta dalle sette di mattino alle otto di sera».  

LA SUA AGUZZINA  
Aveva ancora 12 anni, Emy quando è arrivata in Italia nei primi giorni del 2015, dopo aver attraversato il Sahara su un camion e il Mediterraneo su un gommone che perdeva benzina. Per un anno ha conosciuto gli abissi della strada: torture, violenze, 20 euro a prestazione, in balia di una maman connazionale di 35 anni, a cui era stata «affidata». Due mesi fa ha trovato il coraggio di denunciarla, convincendo altre due ragazze minorenni, prigioniere della maman, a fare la stessa cosa. La donna, S.S., nota col nome di «madame Precious», è stata arrestata dagli agenti della polizia locale della squadra Anti-Tratta della procura, grazie ad intercettazioni e appostamenti. Le accuse: tratta di persone, riduzione in schiavitù e prostituzione minorile. 

LA TESTIMONIANZA  
Il suo racconto, che ha portato in carcere la maman, è stato raccolto lo scorso dicembre dagli investigatori coordinati dal commissario Fabrizio Lotito, con l’aiuto di uno psicologo. «Sono partita un giorno di gennaio, di martedì, perché di solito il lunedì facciamo le pulizie della scuola». Il suo viaggio è stato organizzato da una donna che vive in Nigeria, già conosciuta in ambienti investigativi come «reclutatrice» di giovani da inviare in Europa ai gruppi che gestiscono il mercato del sesso. «Quella donna mi ha detto che sua figlia mi avrebbe aiutato a studiare e a cercare un lavoro. In cambio mi sarei dovuta sdebitare, pagando 35 mila euro». Per assicurarsi la sua fedeltà, la piccola Emy è stata sottoposta a un rito voodoo, pratica molto diffusa in Nigeria, per imprigionare le ragazze sotto un giogo psicologico di credenze e miti. «Mi ha portata da un santone, che mi ha fatto giurare che se dopo lo studio fossi scappata me ne sarei pentita. Ho messo le mani su una statuetta piena di sangue, poi ho dovuto mangiare un pezzo di cuore di gallina bevendo del gin. Poi la conoscente di mia nonna mi ha dato 50 mila naira e un numero di telefono da contattare una volta arrivata in Italia. Il giorno dopo sono partita con altre ragazze della mia stessa età».  

IL VIAGGIO  
Oltre 4 mila chilometri di strade polverose con partenza da Kaduna, città del centro-nord della Nigeria. «Ho cambiato più volte camion. Alcune donne che erano con me in viaggio sono state violentate dai poliziotti di confine perché non avevano i soldi per passare i controlli. Io sono stata solo picchiata. A Tripoli sono rimasta per una settimana in una casa abbandonata con altre persone. Poi degli uomini ci hanno portato lungo il mare: siamo rimasti lì ancora alcuni giorni. Poi siamo partiti di notte su un gommone: prima di salire ci hanno fatto togliere cinture, soldi telefono. Eravamo in 120, io sono stata messa con i bambini». Emy non ricorda quando il gommone è stato avvicinato in alto mare da una nave della marina militare, perché era svenuta per le esalazioni di benzina. Dalla Sicilia è stata portata a Bologna. Da lì, dopo aver contattato «madame Precious», ha raggiunto Moncalieri, un alloggio di corso Roma 46. La sua prigione per un anno. 

LA PRIGIONIA  
«Quando chiesi a quella donna perché non potevo andare a scuola, mi rispose che dovevo fare la prostituta». Non poteva uscire, mangiava in una ciotola come una bestia. «Prima di andare a prostituirmi non mi dava da mangiare. La sera quando tornavo a casa, dovevo prima consegnare a Precious tutti i soldi. Se non avevo guadagnato non mi dava da mangiare». Si è prostituita a Stupinigi e in corso Romania. «Se non portavo a casa niente, Precious mi picchiava con un cucchiaio di legno su tutto il corpo, mi tirava i capelli e mi sbatteva contro il muro. A volte, dopo avermi picchiata, mi faceva stare in ginocchio contro il muro». La sua vita è cambiata di colpo, una sera. «Ero in una piazzola con altre due ragazze, quando sono arrivate delle persone che ci hanno fatto pregare. Avevo paura del voodoo, ma loro mi hanno detto che Dio è più grande. Quella sera sono andata via ed ho convinto le altre due a venire con me».  


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