7 giugno 2015

Quelle perizie psicologiche su un bimbo di due anni, per le quali il padre ha rischiato una condanna per pedofilia, erano un falso. È la conclusione a cui è giunta la Procura, chiudendo le indagini sulla neuropsichiatra Mariarita Russo (dirigente del servizio Not dell'Asl), sugli psicologi romani Patrizia Pes e Salvatore Maurizio Salice (consulenti del pubblico ministero nel procedimento contro l'uomo) e sulla madre del bambino, accusata di calunnia.
L'avviso di conclusione delle indagini sarà notificato in settimana, ma tra le parti l'indiscrezione si è già diffusa e i difensori dovranno valutare entro venti giorni se fare ascoltare i loro assistiti, prima che i sostituti procuratori Elena Guarino e Carmine Olivieri firmino la richiesta di rinvio a giudizio. Il papà del piccolo è già pronto a costituirsi parte civile in udienza preliminare, ricordando come le accuse nei suoi confronti portarono alla sospensione degli incontri con il figlio (previsti nella separazione con la moglie) e riproponendo le memorie difensive in cui l'avvocato CataldoIntrieri parlava delle audizioni del piccolo come di una "fiera degli orrori", prefigurando il reato di maltrattamento per l'insistenza con cui la madre lo avrebbe sollecitato a una ricostruzione che il giudice ha poi ritenuto infondata.

È dalla sentenza di assoluzione con formula piena, emessa in abbreviato dal gup Sergio De Luca, che ha preso il via l'inchiesta sui consulenti. Il giudice dell'udienza preliminare ha inviato gli atti in Procura dopo aver esaminato le conclusioni dei periti nominati per l'incidente probatorio e aver visionato i filmati delle audizioni del piccolo, riscontrando discrasie con quanto la dirigente del Not (da cui partì la segnalazione del presunto caso di pedofilia) aveva scritto nei verbali.
Secondo il giudice la rappresentazione fornita dalla Russo «non corrisponde affatto al contenuto della registrazione, in quanto confezionata con l'arbitraria associazione di singole parole carpite al minore ed in parte con frasi che questi in realtà non ha mai pronunciato».
È stata la madre a videoregistrare due dei colloqui avvenuti al Not (centro di riferimento contro i fenomeni di maltrattamento e abuso), colloqui a cui ha presenziato assumendo, secondo gli inquirenti, un ruolo preponderante, in violazione dei protocolli per l'ascolto dei minori.

«Le domande - si legge ancora nella sentenza inviata in Procura - sono state poste con modalità guidate, incalzanti, confusive, suggestive» e le risposte fornite «sono state arbitrariamente ricondotte all'ultima domanda e poi inserite in frasi e situazioni autonomamente costruite dagli adulti». Una tesi condivisa dagli inquirenti, che nell'avviso di conclusione delle indagini confermano le accuse anche nei confronti dei due psicologi romani, entrati in scena in un secondo momento e a cui si contesta di essersi appiattiti sulle dichiarazioni della madre e della consulente Russo, senza esaminare con cura i filmati. Sempre loro, inoltre, avrebbero comunicato anzitempo al Tribunale dei minori il procedimento a carico del padre, provocando l'interruzione degli incontri tra genitore e figlio.


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