La 36enne e il figlio minorenne minacciavano e ricattavano da tempo un 50enne: in cambio del silenzio, gli avevano già sottratto 7mila euro
Da
un anno era vittima di ricatti, minacce da parte di una donna e del
figlio minorenne che, per non rendere pubblica la sua omosessualità, lo
costringevano a pagare somme di denaro. Sotto minacce continue, anche
di morte, aveva già versato 7mila euro, ma a fronte di una nuova
richiesta un 50enne di Valle Lomellina, che vive con la madre disabile,
ha deciso di rompere il silenzio e rivolgersi al commissariato di
Vigevano.
La segnalazione alla Procura di Pavia, guidata da Gustavo Cioppa, ha dato il via alle indagini coordinate dal magistrato Ilaria Perinu. Al termine dell’attività investigativa è scattata la trappola, che ha portato all’arresto nelle scorse ore di Lucrezia Renati, 36anni, residente a Casarile (Milano).
La segnalazione alla Procura di Pavia, guidata da Gustavo Cioppa, ha dato il via alle indagini coordinate dal magistrato Ilaria Perinu. Al termine dell’attività investigativa è scattata la trappola, che ha portato all’arresto nelle scorse ore di Lucrezia Renati, 36anni, residente a Casarile (Milano).
La donna si era presentata
all’appuntamento con la sua vittima per ricevere 2mila euro in
contanti, ma sul posto c’erano anche gli agenti di polizia che, concluso
lo scambio, sono intervenuti e l’hanno fermata. Oltre alla
ricattatrice all’incontro era presente anche il suo compagno 37enne, D.
V., che l’aveva accompagnata in auto ed è stato denunciato sempre per il
reato di estorsione.
Nella vicenda è risultato coinvolto anche il figlio 17enne di Lucrezia Renati che è stato segnalato al tribunale dei minori di Milano. Sarebbe stato, infatti, il giovane a telefonare diverse volte minacciando di morte, o di punizioni fisiche, il 50enne lomellino se non avesse provveduto a pagare per il loro silenzio.
Nella vicenda è risultato coinvolto anche il figlio 17enne di Lucrezia Renati che è stato segnalato al tribunale dei minori di Milano. Sarebbe stato, infatti, il giovane a telefonare diverse volte minacciando di morte, o di punizioni fisiche, il 50enne lomellino se non avesse provveduto a pagare per il loro silenzio.
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