Da cinque anni sulla “graticola” giudiziaria, cioè da quando la paziente (avuta in cura dal 1997 al 2004) lo denunciò accusandolo di un plagio poi sfociato in una vera e propria violenza sessuale; il rischio di una condanna a cinque anni di reclusione (come ieri ha chiesto il pm Maria Rita Pantani), una lunga serie di udienze tesissime (per non parlare dei due esposti giunti all’Ordine degli psicologi), a cui ha sempre partecipato, risparmiandosi solo lo stress di quella decisiva di ieri mattina, culminata nella sentenza.
E’ quello che si è portato sulle spalle con molta dignità lo psicologo Emanuele De Vietri che ieri la Corte (presieduta da Cristina Beretti, giudici a latere Andrea Rat e Silvia Semprini) ha assolto “perché il fatto non sussiste”.
«E’ una liberazione! Dopo tanti anni di un vero e proprio incubo – dice lo psicologo al legale con la soddisfazione di chi si è tolto dallo stomaco un autentico macigno – perché quell’accusa non è vera. So solo io quello che ho patito per tutto questo tempo».
La decisione della Corte è arrivata dopo una breve camera di consiglio (sulla ventina di minuti).
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