28 novembre 2014

Da cinque anni sulla “graticola” giudiziaria, cioè da quando la paziente (avuta in cura dal 1997 al 2004) lo denunciò accusandolo di un plagio poi sfociato in una vera e propria violenza sessuale; il rischio di una condanna a cinque anni di reclusione (come ieri ha chiesto il pm Maria Rita Pantani), una lunga serie di udienze tesissime (per non parlare dei due esposti giunti all’Ordine degli psicologi), a cui ha sempre partecipato, risparmiandosi solo lo stress di quella decisiva di ieri mattina, culminata nella sentenza.
E’ quello che si è portato sulle spalle con molta dignità lo psicologo Emanuele De Vietri che ieri la Corte (presieduta da Cristina Beretti, giudici a latere Andrea Rat e Silvia Semprini) ha assolto “perché il fatto non sussiste”.
«E’ una liberazione! Dopo tanti anni di un vero e proprio incubo – dice lo psicologo al legale con la soddisfazione di chi si è tolto dallo stomaco un autentico macigno – perché quell’accusa non è vera. So solo io quello che ho patito per tutto questo tempo».
La decisione della Corte è arrivata dopo una breve camera di consiglio (sulla ventina di minuti).


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