12 giugno 2012

Cinque anni e quattro mesi. A tanto è stata condannata la madre che costringeva la figlia di undici anni ad avere rapporti sessuali con coetanei che la stessa donna adescava e ricompensava addirittura con piccoli regali.
Lo ha deciso il giudice Carla Maria Giangamboni dopo un’ora di camera di consiglio e un rito abbreviato con cui le è stato concesso lo sconto di un terzo della pena. Il pubblico ministero Michele Adragna (che ha sostituito la collega Manuela Comodi, che ha fatto partire l’inchiesta) aveva chiesto 8 anni di reclusione.
Una condanna pesante che parte dai racconti dei ragazzi dopo gli incontri avuti con l’undicenne. «La madre spingeva la figlia a masturbarmi ma lei solitamente non voleva farlo e urlava, la convinceva dicendo che non era niente e che anche lei lo aveva fatto». Questa una delle frasi choc riportate dall’accusa contro la mamma (di Passignano sul Trasimeno) che «ringraziava» i giovani con ricariche di cellulari, lettori mp4, sim card e preservativi da usare con la figlia.
La ragazzina è stata affidata a uno zio paterno subito dopo l’inizio dell’indagine, svolta dagli agenti della squadra mobile arrivati nella casa della donna per un esposto anonimo sotto forma di dvd. Un dvd in cui si vedevano ragazzi affacciati dal balcone di quella casa mentre fumavano spinelli. Una casa, quindi, nota in tutto il paese, per il comportamento di questa madre che per la figlia sognava un futuro da velina: era per «gratificarla» e renderla popolare che le procurava i ragazzini compiacenti. Ragazzi pure di 17 anni con cui le ha fatto avere rapporti sessuali per oltre quattro mesi, anche tutti i giorni.
Un gioco perverso che sembra venisse anche videoregistrato dalla stessa donna, che riprendeva quelle scene di sesso con la figlia dando pure dei consigli su come muoversi meglio. Un inferno per una ragazzina neanche adolescente che (comunque vada avanti la vicenda processuale) è finalmente finito.
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Cinque anni e quattro mesi. Questa la condanna per una madre di Passignano sul Trasimeno processata perché costringeva la figlia undicenne ad avere rapporti sessuali con dei suoi coetanei. La donna, difesa dagli avvocati Francesco Falcinelli, Massimo Rossini e Anna Dean, è stata condannata al termine di un processo con rito abbreviato davanti al gup Carla Maria Giangamboni.
Le indagini della squadra mobile della questura di Perugia erano state coordinate dal pubblico ministero Manuela Comodi, in aula martedì pomeriggio invece l’accusa è stata sostenuta dal sostituto procuratore Michele Adragna, che aveva chiesto una condanna di otto anni. Richiesta a cui si era associata la parte civile. La decisione del gup è arrivata dopo un paio d’ore.
Dietro una condanna che non sembra né troppo alta né troppo bassa, si nasconde una storia tremenda, al limite dell’inverosimile. «La madre spingeva la figlia a masturbarmi ma lei solitamente non voleva farlo e urlava, la convinceva dicendo che non era niente e che anche lei lo aveva fatto». La frase choc si trova nelle carte con cui la procura di Perugia aveva chiesto il giudizio per la donna che trovava e «retribuiva »con ricariche di cellulari, lettori mp4, sim card, e anche pacchi di preservativi, da usare con la figlia, i ragazzini.
La madre condannata sognava un futuro da velina per la figlia, e per renderla popolare le procurava ragazzini compiacenti. A segnalare la stranezza, il dvd anonimo recapitato alla polizia in cui si vedevano tanti ragazzi affacciati al balcone di casa della minore intenti a fumare spinelli. Di quella casa parlava tutto il paese. In quella casa i ragazzini si misuravano il pene con un righello fornito dalla madre della bambina undicenne. Da quella casa partivano chiamate e messaggi dal contenuto irripetibile.
Tutto per un futuro da star per la figlia appena undicenne. Che dopo l’intervento della polizia era stata affidata a una struttura protetta.
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