5 marzo 2012

17 settembre 2010 - «Un omicidio eseguito con modalità da far rabbrividire», dice il questore di Treviso Carmine Damiano. Lei, invece, dicono lo abbia raccontato come se stesse parlando di un film. «Sono stata io, sì. L'ho fatto uccidere perché non ne potevo più di lui» avrebbe esordito nella sua lunga confessione. «L'ho chiesto ai miei vecchi amanti, in cambio gli avrei dato 200 mila euro. E sono stata a guardare la scena mentre lui moriva».
Laura De Nardo, 61 anni, ha rivisto il suo «film» seduta davanti al magistrato Barbara Sabattini, al questore, al capo della quadra mobile di Treviso, Riccardo Tumminia, e alla sua psichiatra Paola Miotto. «Li ho guardati mentre lo ammazzavano», ha ripetuto a se stessa più che a loro, seguendo un filo di ricordi ancora tutti da verificare. «L'hanno prima stordito con un bavaglio imbevuto di solvente e poi l'hanno finito con un cuscino schiacciato in faccia».
La vittima era suo marito (seconde nozze), si chiamava Eliseo David e aveva 71 anni, imprenditore in pensione. Mercoledì verso mezzanotte qualcuno lo ha sorpreso a letto, narcotizzato e soffocato nella sua villa di Campolongo, quartiere popoloso di Conegliano. All'una e mezza di notte la telefonata al 113: «C'è stata una rapina, hanno ucciso mio marito» ha detto lei con il tono concitato di chi è appena uscito da un incubo. Alla polizia ha raccontato di essere stata aggredita mentre si trovava in giardino, che degli sconosciuti hanno ucciso suo marito, che hanno legato e imbavagliato lei e che si era poi liberata grazie all'arrivo di Sally Tonon, la figlia quarantenne che lei ha avuto dal suo primo matrimonio.
La storia della rapina regge poco, pochissimo. Sono troppi i dettagli che non tornano: nessun segno di scasso, in disordine un solo cassetto, nessuna traccia di colluttazione, gli oggetti di valore lasciati tutti al loro posto. La pista dei rapinatori violenti si perde nel giro di poche ore. E allora si comincia a scavare in ogni dettaglio che non torna.
Lei inciampa in mille contraddizioni e alla fine confessa. Ma anche la confessione ha più di un punto oscuro. La donna è in cura al centro di salute mentale della Usl 7. Sembra lucida soltanto a tratti. Ma gran parte dei dettagli che racconta combaciano con la ricostruzione dell'omicidio fatta dagli inquirenti. Così nella notte ce n'è abbastanza per arrestare lei e fermare altre tre persone fra le tante sentite nel commissariato di Conegliano: sono tre dei quattro che lei definisce «miei amanti» e sembra abbiano avuto un ruolo nell'omicidio anche se le modalità e le complicità fra loro e la donna sono ancora da accertare. Così com'è da chiarire il movente. Nella cantina della villa di Campolongo è stato trovato un flacone dello stesso solvente usato dagli assassini per stordire Eliseo David prima di soffocarlo. Uno dei fermati sarebbe un artigiano che di recente avrebbe eseguito lavori nella casa dell'omicidio.
Fonte: http://www.corriere.it/cronache/10_settembre_17/fasano_ho_pagato_sicari_e644efdc-c219-11df-a515-00144f02aabe.shtml

Conegliano (TV) - Fa uccidere il marito da quattro sicari

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=119489&sez=HOME_INITALIA

19 settembre 2010 - La caccia all’eredità ad ogni costo mettendo in conto anche di sacrificare, dopo quella del marito, la vita della figlia disabile nata dal primo matrimonio.
C’è un disegno terribile sullo sfondo dell’assassinio di Eliseo David, il facoltoso ottico 71enne di Conegliano stordito e soffocato a letto da due killer ingaggiati dalla moglie. Una realtà allucinante emersa dai racconti incrociati dei protagonisti della torbida vicenda che ha sconvolto il Trevigiano.
Laura De Nardo, 61 anni, la mandante dell’omicidio di Conegliano finita in carcere con Ivan Marin e Gennaro Geremia, gli esecutori, progettava di far uccidere anche Sally, la figlia quarantenne disabile alla quale David aveva intestato gran parte dei beni di famiglia. L’ultimo sgarbo alla donna che aveva amato e che ora, aveva capito, puntava al suo patrimonio. Uccisa, ma forse non subito. Sally nella prima fase aveva, infatti, un ruolo fondamentale: doveva essere l’alibi per confermare la messinscena dell’omicidio durante una rapina finita male.
La figlia, inconsapevole in realtà di quanto era effettivamente accaduto, ha raccontato agli investigatori che la madre l’aveva svegliata nel cuore della notte, ancora con le mani legate con il nastro adesivo, chiedendole di dare l’allarme perché il patrigno era stato ucciso da un misterioso incappucciato dopo l’irruzione nella loro casa di via Delle Acacie a Campolongo.
Esaurito quel compito sarebbe probabilmente arrivato anche il suo momento, l’atto finale del piano diabolico: eliminare l’ultima persona che avrebbe potuto frapporsi tra Laura De Nardo e il patrimonio del marito. Sally doveva morire ammazzata come il patrigno. Il perché è certo, il come e il quando sono probabilmente ancora nella mente della madre.
Ma c’è anche un altro colpo di scena nella vicenda che ha sconvolto Conegliano. La polizia ha infatti deciso di riaprire le indagini sulla morte di Ottorino Tonon, originario di Oderzo, primo marito della De Nardo e padre naturale di Sally. Tonon era morto nel 1971. Giovanissimo, era affogato in un lago nella zona di Sydney, in Australia, dove la coppia era emigrata. Ma ora l’arresto della donna come mandante dell’omicidio premeditato del secondo marito, ha convinto gli investigatori trevigiani a far luce anche su quell’incidente avvenuto in Australia 39 anni fa e a chiarirne gli eventuali aspetti oscuri. Sul corpo di Ottorino Tonon fu eseguita anche un’autopsia, ma la vicenda venne chiusa come un caso di annegamento.
«Alla luce di quanto è successo vogliamo vederci chiaro» ha detto il questore di Treviso, Carmine Damiano, che ha chiesto formalmente all’Interpol la riapertura di quel fascicolo e di poter visionare gli atti della morte di Tonon. Quel dramma per Laura De Nardo diventò una svolta, sia di vita che economica. Dopo la morte di Ottorino Tonon la donna tornò nella sua Domegge dove incontrò un vecchio compaesano: Eliseo David. La scintilla scoccò subito. La relazione nel 1973 sfociò nel matrimonio, poi la decisione di trasferirsi nella casa di famiglia di lei, a Conegliano. Laura decise di investire parte dei soldi del ricco premio incassato dall’assicurazione sulla vita del primo marito nel restauro dell’abitazione a Campolongo. La stessa casa dove mercoledì notte ha fatto uccidere il compagno di seconde nozze.

5 marzo 2012 - Condannati con rito abbreviato a 18 anni e 16 anni di reclusione Laura De Nardo e Ivan Marin, accusati di essere la mandante e l’omicida reo confesso di Eliseo David, il 72enne strangolato nella sua abitazione di via delle Acacie a Conegliano la notte tra il 15 e il 16 settembre del 2010.
Il pubblico ministero Barbara Sabattini, aveva chiesto per la donna, moglie della vittima, una condanna a 30 anni e a 20 anni per Marin.
La sentenza del gup Silvio Maras, è arrivata dopo oltre 3 ore di camera di consiglio. Il giudice ha riconosciuto alla De Nardo, assistita dagli avvocati Rosa Parenti e Maurizio Paniz, oltre allo sconto di pena dato dal rito abbreviato, anche le attenuati per equivalente, ottenute soprattutto, grazie al risarcimento danni offerto ai parenti della vittima e definito ieri in 140 mila euro E’ invece di 16 anni di reclusione la pena inflitta a Ivan Marin, il 38enne di Vazzola, reo confesso esecutore materiale del delitto – insieme a Gennaro Geramia che sta affrontando il processo in Corte d’Assise -.
Il gup ha riconosciuto al 38enne, assistito dall’avvocato Enrico Marignani, la collaborazione con la giustizia e le attenuanti generiche equivalenti all'aggravante della premeditazione.


Nessun commento:

Posta un commento